Io vi annuncio colui che adorate senza conoscerlo
Paolo annuncia Cristo Risorto ai filosofi di Atene partendo dal loro contesto culturale e religioso: questo è saper entrare in dialogo con l’uomo contemporaneo.
Omelia per mercoledì 8 maggio 2024
Letture: At 17,15.22 – 18,1; Sal 148; Gv 16,12-15
Anche oggi il Lezionario salta alcuni brani nella lettura degli Atti degli Apostoli: anzitutto l’epilogo della vicenda della carcerazione e liberazione miracolosa a Filippi, dove Paolo e Sila non solo vengono rilasciati ufficialmente, ma ricevono dai magistrati le scuse per l’arresto, in quanto cittadini romani (cfr At 16,35-40).
Ancora gelosie e invidie
L’inizio del capitolo 17, invece, narra le difficoltà incontrate a Tessalonica, dove gli apostoli, ancora una volta, vengono rifiutati e cacciati per la gelosia dei Giudei (cfr At 17,1-13).
Per sfuggire a questa invidia tremenda (che li rincorre fino a Berea), Paolo viene condotto ad Atene, dove freme dentro di sé al vedere la città piena di idoli, ma si mette comunque a discutere coi cittadini, non solo nella sinagoga, ma anche sulla piazza principale.
Il passatempo della curiosità
Attira così la curiosità persino di alcuni filosofi epicurei e stoici, che lo conducono all’Areòpago, desiderosi di ascoltare la sua dottrina:
tutti gli Ateniesi, infatti, e gli stranieri là residenti non avevano passatempo più gradito che parlare o ascoltare le ultime novità (cfr At 17,16-21).
E giungiamo, finalmente, alla pagina proposta oggi dal Lezionario: il famoso discorso di Paolo nell’Areòpago.
Annuncio dal basso
Giudeo coi Giudei, Paolo sa farsi greco coi Greci:1 passa dalla sinagoga alla piazza, sempre e solo per predicare il Vangelo di Cristo risorto.
Come a Listra,2 il punto di partenza del suo discorso non sono le Scritture ma la religiosità dei suoi ascoltatori: l’annuncio del Vangelo, però, non è una filosofia astratta, ma la buona notizia di un Dio che si è fatto uomo.
Bisogna riconoscere a Paolo uno sforzo notevole di adattamento alla mentalità del suo uditorio: l’approccio è ben diverso rispetto a quello usato coi suoi correligionari.
La ricerca del dialogo
Qui c’è simpatia: Paolo si dimostra interessato e al corrente del pensiero religioso degli Ateniesi, cita i loro autori, scende sul loro terreno… è il processo antropologico dell’inculturazione.
È la raccomandazione continua fatta dal Concilio:3 saper andare incontro all’uomo e al mondo di oggi, cercando di capire le sue ragioni, per entrare in un dialogo che sia fattivo e fruttuoso.
Su questo – purtroppo – mi pare di vedere una sempre maggior regressione della Chiesa attuale, che sembra ritirarsi nuovamente nel suo “fortino” e arroccarsi sulle proprie posizioni per guardare e giudicare tutto e tutti dall’alto verso il basso.
Saper andare oltre
Nonostante lo sforzo di Paolo, il risultato non è dei migliori, anzi:
alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta».
L’apostolo, però, anche stavolta non si scoraggia, e si dirige a Corinto, dove cambierà metodo:
quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza… La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito… perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio (cfr 1Cor 2).
L’unica vera sapienza
È quello che dobbiamo fare anche noi per trovare un “minimo comune multiplo” che ci permetta di portare il Vangelo a tutti: lasciar da parte discorsi altisonanti e fare spazio all’unica sapienza, cioè
Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio (cfr 1Cor 1,22-25).
- Cfr 1Cor 9,20-23. ↩︎
- Cfr At 14,8-18. ↩︎
- …il Concilio, testimoniando e proponendo la fede di tutto intero il popolo di Dio riunito dal Cristo, non potrebbe dare una dimostrazione più eloquente di solidarietà, di rispetto e d’amore verso l’intera famiglia umana, dentro la quale è inserito, che instaurando con questa un dialogo sui vari problemi sopra accennati, arrecando la luce che viene dal Vangelo, e mettendo a disposizione degli uomini le energie di salvezza che la Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, riceve dal suo Fondatore. Si tratta di salvare l’uomo, si tratta di edificare l’umana società.
È l’uomo dunque, l’uomo considerato nella sua unità e nella sua totalità, corpo e anima, l’uomo cuore e coscienza, pensiero e volontà, che sarà il cardine di tutta la nostra esposizione (Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et spes 3). ↩︎