La Chiesa del Risorto. 2ª Domenica di Pasqua (B)

La Chiesa delle origini

La Chiesa primitiva descritta dagli Atti non è una cartolina dei bei ricordi, ma l’archetipo di ogni comunità che si voglia dire cristiana.

Omelia per domenica 7 aprile 2024

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Letture: At 4,32-35; Sal 117 (118); 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31

Ogni anno, in questa ricorrenza, incontriamo il caro gemello Tommaso, ma di lui ho già parlato tante volte, perciò, se vi serve qualche riflessione vi rimando a quelle già scritte in passato.1

Oggi vorrei fermarmi sulle caratteristiche della prima comunità cristiana, su cui il Lezionario ci fa meditare ogni anno in questa domenica, pur attingendo a un brano ogni volta diverso.2

La Chiesa dei sogni?

Dipinta come fa Luca negli Atti degli apostoli, la Chiesa delle origini potrebbe sembrare così idilliaca e irreale da non sembrare nemmeno vera.

Invece, sappiamo bene (leggendo, ad esempio, le Lettere di san Paolo) che anche le prime comunità cristiane avevano i loro bei problemi (litigi, egoismi, gelosie etc.).3

Quelli dei primi capitoli degli Atti non sono spot pubblicitari della “Chiesa dei sogni”, ma la descrizione di ciò che accadeva realmente subito dopo la Pentecoste e che attirava a sé tanti nuovi credenti.4

Non è nostalgia

Quello stile è ciò che la Chiesa dovrebbe attuare anche oggi per rimanere fedele allo spirito delle origini e al suo mandato.

Non siamo chiamati a una sorta di “operazione nostalgia” o compianto dei “bei tempi che furono”, ma a una lettura sapiente di cosa stava alla base di quell’esperienza, per poterlo recuperare e attuare così una nuova “primavera della Chiesa”.

Non si tratta di recuperare tradizioni o usanze del passato, ma di scavare a fondo per ritrovare le radici dell’essere comunità cristiana e far sì che il nostro essere Chiesa affondi ancora le sue radici nello stesso buon terreno.

Le radici della Chiesa

Anzitutto, mi pare pleonastico sottolineare gli elementi fondamentali enumerati nel brano che si ascolta nel ciclo liturgico “A” (la perseveranza nello spezzare il pane, nelle preghiere e nell’insegnamento degli apostoli), perché – se mancano quelli – siamo alla frutta.

Mi chiedo, invece, come sia possibile recuperare lo stile “comunionale” dei primi cristiani, quello che fa affermare a Luca:

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola… fra loro tutto era comune.

Da dove viene questa capacità?

Non certo da una volontà politica o sociale: il cristianesimo delle origini non è un “comunismo ante litteram”.

Lo Spirito del Risorto

A dettare questo stile di vita basato sulla generosità, la condivisione, la fraternità e la carità è lo Spirito del Risorto che, proprio nel brano che ascoltiamo oggi, l’evangelista Giovanni testimonia come effuso lo stesso giorno di Pasqua.

Lo Spirito che Gesù «soffia» sui discepoli ripetendo il gesto del Creatore su Adamo,5 non solo dona loro forza e coraggio, ma crea le condizioni necessarie e la ragione fondamentale del loro vivere da fratelli.

È lo Spirito dell’Amore, che vince ogni paura.

L’Amore vince ogni paura

I discepoli erano rinchiusi nel Cenacolo «per timore dei Giudei», ognuno in cerca della propria salvezza personale, ma il Risorto entra lo stesso, abbattendo le barriere della paura, e – assieme allo Spirito – dona loro la pace, la gioia e la capacità di perdonarsi e perdonare.

Non si sa perché Tommaso non fosse con loro il giorno di Pasqua: la sua assenza è comunque segno che i legami di comunione si erano disciolti e aveva prevalso l’individualismo; ma la nuova forza attrattiva generata dallo Spirito Santo negli altri dieci si è fatta testimonianza («Abbiamo visto il Signore!») e ha generato in lui il desiderio di ritornare nel Cenacolo assieme agli altri la domenica successiva.

Morire di paura

La Chiesa muore quando ciascuno dei suoi membri si attacca alle proprie paure e pensa solo a sé, ma rinasce quando – animata dallo Spirito – testimonia la gioia dell’incontro col Risorto e ripristina i legami di comunione con Lui.

La Chiesa di oggi sta morendo proprio perché rinchiusa dentro le proprie “sicurezze”, paurosa di perdere proprietà, beni, ricchezze, posizioni, rilevanza e considerazione…

Quante volte ho constatato amaramente l’incapacità di soccorrersi perfino tra una parrocchia e l’altra, dove lo stesso Parroco di tutte e due non riusciva a convincere i fedeli di una comunità a fare un prestito non oneroso alla comunità vicina, pur avendo un sacco di soldi sul conto corrente!

La Chiesa che rinasce

Se vuole tornare ad essere la comunità del Risorto, la Chiesa non deve avere paura di “perdersi”:

«Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (cfr Mt 10,39 e Mt 16,25).

Infatti, tra i primi discepoli

nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù.

  1. Cfr Omelia per la 2ª Domenica di Pasqua (A) – 19 aprile 2020; Omelia per la 2ª Domenica di Pasqua (B) – 11 aprile 2021; Omelia per la festa di san Tommaso apostolo – 3 luglio 2023. ↩︎
  2. Sono i tre piccoli “quadretti” con cui Luca tratteggia la prima comunità nei primi capitoli degli Atti degli Apostoli: At 2,42-47 nel ciclo liturgico “A”; At 4,32-35 nel ciclo liturgico “B” e At 5,12-16 nel ciclo liturgico “C”. ↩︎
  3. Si legga ad esempio 1Cor 11,18-22. ↩︎
  4. Cfr At 2,47. ↩︎
  5. Cfr Gen 2,7. ↩︎