La cura di un pastore. Sacratissimo Cuore di Gesù (C)

Omelia per venerdì 27 giugno 2025
Con la figura del pastore la Scrittura ci tratteggia tutto l’Amore che Dio ha per noi in Gesù, che si prende cura di noi fino a dare la vita.
Letture: Ez 34,11-16; Sal 22 (23); Rm 5,5-11; Lc 15,3-7
Nella riflessione di tre anni fa, ho proposto quasi una mini-enciclopedia di tutti i sentimenti che si possono individuare nel cuore di Gesù.
Focus sul pastore
Quest’anno faccio solo un piccolo appunto a partire dai testi che il Lezionario ci propone per questo Ciclo Liturgico “C”, che ruotano soprattutto attorno alla figura del Buon Pastore.
Come abbiamo detto spesso, nell’immaginario biblico, il pastore non era solo un mestiere tra quelli possibili in terra di Palestina, ma l’immagine del “condottiero” del popolo e, pertanto, una delle principali figure per rappresentare Dio stesso.
L’amore di Dio è…
Da questa immagine, presentata sia nella Prima Lettura che nel Salmo Responsoriale che nel vangelo, si desumono alcuni aspetti peculiari che ci permettono di tratteggiare l’amore di Dio.
Pascere con cura
Anzitutto, il testo del profeta Ezechiele descrive la cura di Dio nel fare questo “mestiere”:
«Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare… Le condurrò in ottime pasture… si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza».
È una cura che si esprime nello scegliere i posti migliori per il pascolo, ma anche nel vagliare una ad una le pecore, non trattandole come una massa di animali tutti uguali, ma avendo cura di ciascuna in modo specifico:
«io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna… Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte».
Ansia, sollievo, gioia
Dalla parabola evangelica, invece, si intravvedono diverse sfumature dell’amore di Dio:
- anzitutto la preoccupazione e l’angoscia per il timore di non trovare più la pecora che si è smarrita;
- l’ansia nel cercarla spasmodicamente,
- poi il sollievo una volta rintracciata,
- la gioia piena e traboccante al ricongiungimento,
- il desiderio di condividere la festa con amici e vicini.
Fino a dare la vita
Come dico sempre, quando leggiamo la Scrittura la prima cosa da fare è commentarla con la Scrittura stessa; perciò, non possiamo fare a meno di “completare” questo quadretto con la descrizione che Gesù fa di sé nel capitolo 10 di Giovanni, quando dice che Lui non è un mercenario, e quindi, quando vede venire il lupo non abbandona le pecore fuggendo, ma è pronto a dare la propria vita per le pecore (che, tra l’altro, è il tema trattato da Paolo nella Seconda Lettura).
Lasciamoci amare
Anche oggi la Scrittura ci ha aperto uno “squarcio” nel cuore di Dio, come il soldato con la lancia,1 e abbiamo potuto contemplare i sentimenti purissimi del Suo Amore per noi.
A noi tutti il compito di lasciarci amare da Colui che ha così cura di noi.
Imitiamo questo Amore
A noi sacerdoti, prendendo forza da questa che è tradizionalmente la Giornata della Santificazione Sacerdotale, il compito di imitare i tratti stupendi e dolcissimi di questo Amore di Dio per gli uomini e farli trasparire quotidianamente attraverso il nostro ministero.