La fede messa alla prova. 2ª Domenica di Pasqua (A)

La fede messa alla prova
Omelia per domenica 16 aprile 2023

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Letture: At 2,42-47; Sal 117 (118); 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31

Anche stavolta non mi soffermo a commentare la vicenda dell’apostolo Tommaso che ascoltiamo puntualmente ogni anno in questa domenica (se vi serve, potete trovare varie riflessioni spulciando nelle omelie degli anni passati).

La prova della fede

Invece, voglio dedicare alcune considerazioni su un’espressione di san Pietro che ascoltiamo nella seconda lettura:

…siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà.

Con questa affermazione, il mio caro santo protettore sta rileggendo il momento drammatico di persecuzione che la sua comunità stava vivendo a Roma, e lo fa ricordando diversi testi della Scrittura.

Il crogiuolo del dolore

L’esempio dell’oro che viene purificato dalle scorie solo passando attraverso il fuoco torna spesso nei Libri Sapienziali e profetici, ed è sempre usato come paragone per le prove della vita (il dolore e la sofferenza):

l’oro si prova con il fuoco
e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore
(Sir 2,5).


Ecco, ti ho purificato, non come argento;
ti ho provato nel crogiuolo dell’afflizione
(Is 48,10).

Difficile, poi, non ricordare il celebre brano del libro della Sapienza che spesso viene proclamato nei funerali:

Le anime dei giusti… sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà...
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiuolo… (cfr Sap 3,1-7).

È Dio che ci mette alla prova?

Dai testi citati appare non solo che il dolore e la sofferenza sono una purificazione necessaria della fede del credente, ma sembra trasparire in maniera non troppo velata anche il fatto che Dio se ne serve per mettere alla prova i Suoi eletti.

Cioè… fatemi capire: sarebbe Dio a mandare sofferenze e afflizioni per mettere alla prova i credenti?

Quello del rapporto tra Dio e il dolore è un tema piuttosto delicato e serio, e rimarrà sempre e comunque un mistero per noi… da parte mia, ho già trattato questo tema nell’omelia della 1ª Domenica di Quaresima, alla quale rimando i miei pazienti lettori e ascoltatori.

Fare buon uso delle prove

Credo sia più utile accogliere l’esortazione di san Pietro, che non perde tempo a chiedersi quali siano le cause, le origini e le motivazioni delle persecuzioni e delle sofferenze, ma invita a servircene come mezzo per rafforzarci e conseguire l’obiettivo:

…la mèta della nostra fede: la salvezza delle anime.

Non è un invito a cercare prove e persecuzioni (anche perché ne arrivano a bizzeffe in modo automatico), ma a non farle diventare motivo di lamento e scoraggiamento, bensì di crescita spirituale.

Non si può credere da soli

È chiaro che non è facile mettere in pratica questo consiglio, soprattutto se si pensa di farlo ognuno per conto proprio.

Questa è la difficoltà odierna, il grande “tarlo” della cristianità contemporanea: credere che la fede sia un cammino individuale, solitario, un fatto privato.

Se questo atteggiamento impedisce di vivere le gioie della fede, tanto più rende impossibile affrontare le difficoltà e le prove. Se pretendiamo di camminare da soli, cadremo alla prima difficoltà!

L’apostolo Pietro non ha scritto una sorta di “manuale teorico di sopravvivenza del buon credente”, ma una lettera accorata alla sua comunità!

E allora dobbiamo capire anche noi che non potremo mai affrontare il cammino della fede, soprattutto nel momento della prova, se non cammineremo assieme (che fatica vivere la Chiesa in modo sinodale!).

I pilastri della fede comunitaria

La prima lettura ci indica la strada per ri-orientare il nostro essere cristiani in modo comunitario e sinodale:

erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere

Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune

Sono i cinque pilastri irrinunciabili, sui quali si fondò la prima comunità cristiana:

  1. la perseveranza
  2. la fedeltà al Magistero
  3. la comunione fraterna
  4. la celebrazione eucaristica
  5. la preghiera

Se normalmente mi indispettisco quando sento rimpiangere “i tempi passati”, beh… stavolta vi do ragione: torniamo a questi tempi passati, e recuperiamo questa dimensione di Chiesa, e sapremo affrontare ogni sorta di prova.