L’amico delle 3 di notte. 17ª Domenica del Tempo Ordinario (C)

L'amico delle 3 di notte

Se non credi che Dio sia tuo amico, beh… non iniziare nemmeno a pregare. Solo da un amico si va in piena notte sicuri di non disturbare e trovare accoglienza.

Commento alle letture di domenica 24 luglio 2022

Letture: Gen 18,20-32; Sal 137 (138); Col 2,12-14; Lc 11,1-13

Io non so pregare. Punto. E potrei finire qui la mia riflessione, per oggi.

Sembra una boutade, ma non lo è: o si ammette di non saper pregare o altrimenti possiamo chiudere baracca e burattini.

«Signore, insegnaci a pregare…»

non era un’esigenza solo dei discepoli: è il bisogno primario di ogni cristiano, perché se non sappiamo pregare siamo “scollegati” da Dio!

Pregare non è una materia

Nemmeno i grandi mistici osavano dire di saper pregare o si atteggiavano a maestri di preghiera: sapevano bene che Gesù è l’unico Maestro.

E poi, la preghiera non è una materia scolastica, fatta di formulette da imparare a memoria e applicare a seconda delle situazioni e delle necessità.

I discepoli non hanno chiesto «insegnaci le preghiere», perché di “preghierine” ne conoscevano già tante.

Guardando Gesù, si sono resi conto che pregare era un’altra cosa rispetto a quanto facevano loro.

Perciò il Maestro non ha insegnato loro una “preghiera”, ma “come si prega”, che è ben diverso.

Non ci sono formulette magiche

Quante volte mi son sentito dire «don, reciti questa formula: è miracolosa! Faccia questa Novena: ottiene tutte le grazie! Tenga in tasca questa medaglietta che ho preso nel tal Santuario: la proteggerà»…

Chiedo scusa a tutti coloro che ho guardato con freddezza e scetticismo per questi consigli non richiesti, ma – nonostante la mia incapacità a pregare – non riesco proprio ad immaginarmi Dio come una sorta di cassaforte da scassinare o di cui carpire la combinazione.

L’ho detto tante volte: Dio non è una macchinetta del caffè, un Jukebox che funziona a monete! Dio è una persona!

Andreste mai da un amico a recitargli una poesia come all’asilo per convincerlo a fare qualcosa per voi?!

Quando pregate dite “Padre”

Come dicevo poco fa, Gesù non ha insegnato una formula, ma un modo, una regola.

La regola è anzitutto chiamare Dio col Suo nome: “Padre”.

Ora, pensate tutti a come parlate (o parlavate) al vostro papà e alla vostra mamma, e chiedetevi: il mio modo di parlare con Dio ci assomiglia anche solo un po’? C’è la stessa famigliarità, la stessa fiducia, lo stesso sentirsi amati e compresi?

Se la risposta è “no”, allora non state pregando!

Quando pregate dite “amico”

La novità bellissima di Luca è che – invece di chiosare il suo Padre Nostro con l’insegnamento sul perdono (come fa Matteo: cfr Mt 6,14-15) – lo traduce in un esempio di vita concreta con la parabola dell’amico importuno:

«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”… vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono».

Avete contato quante volte ricorre la parola “amico”? Vi ho reso più semplice il lavoro evidenziandola in grassetto: quattro (anche se le persone in campo sono tre).

Secondo voi perché?

Perché Gesù – per far capire cosa succede nella preghiera – voleva insistere proprio sulla figura dell’amico e del rapporto di amicizia.

Dio non è solo un padre, ma anche un amico. Anzi: il tuo migliore amico!

Dio è “l’amico delle tre di notte”

Perché da chi mai andresti a svegliarlo in piena notte se ti trovassi nel bisogno, sapendo di trovare accoglienza e comprensione?

Solo un vero amico ti può dire «se hai bisogno ci sono. Chiamami a qualsiasi ora, anche alle tre di notte!»

Quanti ne avete, voi, di questi amici? A me bastano le dita di una mano per contarli.

Ovviamente stiamo parlando di amici nel senso etimologico della parola: “amico” è colui che si ama di un amore vero e disinteressato, gratuito, totale.

Per questo Gesù ha detto che l’amore più grande è dare la vita per gli amici (cfr Gv 15,13).

Se non crediamo che Dio sia nostro amico, beh… non iniziamo nemmeno a pregare!

Per essere veri amici…

Cosa occorre per stabilire un’amicizia così?

Anzitutto il dialogo: il sapersi ascoltare a vicenda, l’imparare l’uno la lingua dell’altro (e chi di voi sa la lingua di Dio? …Visto che anche voi non sapete pregare?)

Poi la condivisione di valori veri: gli amici non sono quelli con cui usciamo a prendere uno spritz ogni sabato sera o andiamo allo stadio ogni 15 giorni, ma quelli che condividono gli stessi grandi ideali (non semplici passioni e hobby), che allargano il cuore e lo sguardo con generosità sul mondo.

Poi la reciprocità: l’amicizia non può funzionare a senso unico, dove uno chiede sempre e non dà mai nulla.

Senz’altro la sincerità: ad un amico vero non posso raccontare una cosa per l’altra, prenderlo in giro o prendermi gioco di lui.

Vale lo stesso con Dio

Queste regole valgono anche nell’amicizia con Dio, perché – seppur Egli è sempre nostro amico (nel senso che non può far altro che amarci) – noi non possiamo dirci suoi amici se non cerchiamo di corrispondergli:

«Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando» (Gv 15,14).

Con che faccia andremmo a chiedere qualcosa a un amico di vecchia data che abbiamo smesso di colpo di frequentare, sentire, cercare e ormai non consideriamo da anni?

Eppure quanti con Dio fanno così? Finché le cose vanno bene si vive come se Dio non esistesse o se ne potesse tranquillamente fare a meno, ma quando non si sa più che santi chiamare, allora…

E quanti osano fare richieste “enormi” a Dio e pretendono di essere esauditi pur essendo formalmente Suoi “nemici” (essendo in stato di peccato grave, e di totale disprezzo della Sua Legge)?

Cosa dobbiamo chiedere?

Se prima ho detto che Gesù non ci insegna “cosa” dire nella preghiera, ma “come” pregare, è pur vero che alcune indicazioni sugli “argomenti” di questo dialogo con il Padre e Amico Celeste ce li dà.

Non sto a commentare una per una le domande del Padre Nostro, ma vado dritto all’oggetto sottointeso a tutte queste richieste, e che Gesù esplicita nel finale del brano:

«…quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!»

Esatto: lo Spirito Santo è ciò che Dio vuol sentirsi chiedere ed è disposto a dare a piene mani, perché Dio – da vero Padre e da vero Amico – non dà cose, ma dona tutto Se stesso.

Se ami veramente una persona vuoi lei, non le cose che lei può darti (lo ripeto ancora una volta: Dio non è un distributore automatico).

E così dovremmo fare noi: se vogliamo pregare/dialogare “alla pari” con Dio, non possiamo limitarci promettergli cose (fioretti, rinunce, voti, propositi etc.): dobbiamo “mettere sul piatto” noi stessi!

E le preghiere “tradizionali”?

A questo punto mi chiederete che fine fanno tutte le nostre preghiere tradizionali, fatte di richieste dettagliate e specifiche, e anche quelle “ufficiali” che facciamo durante la Messa con le Preghiere dei Fedeli (che si orientano nel chiedere delle cose specifiche, come la pace, la pioggia, la giustizia, l’equità sociale etc.)…

Beh: andrebbero riformulate, non solo sintatticamente e lessicalmente, ma soprattutto nel contenuto di fede.

Dovremmo smetterla di chiedere a Dio che ci dia ciò di cui abbiamo bisogno e imparare a chiedergli che ci dia Se stesso, che ci sia vicino nel bisogno (come l’ultima espressione del Padre Nostro, che non chiede a Dio di essere preservati dalla tentazione, ma che Lui non ci lasci soli nella tentazione).

E anche quando promettiamo preghiere ai nostri fratelli (la preghiera di intercessione è in assoluto la più bella), non dobbiamo promettere di chiedere per loro dei miracoli, ma limitarci a dire loro «ti affido al Signore e al Suo Amore».

Se hai Dio hai tutto

L’unica cosa che conta nel rapporto con Dio è entrare in comunione con Lui, diventare una cosa sola con Lui. I grandi Santi della preghiera ci erano arrivati, come Santa Teresa d’Avila, le cui parole possiamo fare nostre:

Nada te turbe, nada te espante;
quien a Dios tiene, nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante:
solo Dios basta.


(Traduz.: Niente ti turbi, niente ti spaventi; a colui che ha Dio, non manca nulla. Niente ti turbi, niente ti spaventi: solo Dio basta).

Se hai Dio con te, non hai più bisogno di nulla e nulla hai da temere. È la stessa consapevolezza che sosteneva l’apostolo Paolo:

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? (cfr Rm 8,31-39).