L’avidità del denaro è la radice di tutti i mali

L'avidità del denaro

Esame di coscienza: l’avidità del denaro ha rovinato e continua a rovinare la Chiesa, assieme alla ricerca di fama e visibilità di “moderni profeti e teologi”.

Omelia per venerdì 22 settembre 2023

Letture: 1Tm 6,2-12; Sal 48 (49); Lc 8,1-3

La prima lettura di oggi non sarebbe nemmeno da commentare: bisognerebbe leggerla più e più volte davanti al Crocifisso, battendosi il petto, a partire da chi ha responsabilità nella Chiesa.

Esame di coscienza

Questa pagina è un tremendo esame di coscienza, personale e comunitario.

Guardiamo alle nostre comunità parrocchiali: quante «invidie, litigi, maldicenze, sospetti cattivi, conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità»!

Ognuno cerca se stesso anziché «le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina conforme alla vera religiosità».

Questo a livello locale; ma più si allarga l’orizzonte, e più il cielo si fa cupo…

Cattivi maestri

Apriamo internet o andiamo in una libreria che si dichiara “cattolica”, e vedremo quanti “eminenti rappresentanti della Chiesa”, in realtà, non sono altro che profeti di se stessi, in cerca di visibilità, così accecati dall’orgoglio da non comprendere nulla ed essere maniaci di questioni oziose e discussioni inutili.

Quanta gente viene a confessarsi e mi confida di essere rimasta confusa e scioccata perché il tal sacerdote – divenuto famoso scrittore e opinionista – afferma nel suo ultimo libro che Lazzaro non sarebbe veramente risorto, o che la moltiplicazione dei pani, in realtà, non sarebbe un miracolo, ma nient’altro che l’invito da parte di Gesù a condividere tutti quanti quel poco che avevano.

Questi “nuovi teologi” non sono forse solo tristi approfittatori, «che considerano la religione come fonte di guadagno» e «che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione»?

L’avidità del denaro alla radice

Al centro di tutto questo decadimento della fedeltà a Cristo c’è una sola ragione: l’avidità del denaro.

Paolo dice che «presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti», ma – dopo duemila anni – mi pare di poter dire che tutta la struttura generale della Chiesa si è fatta accecare da questo idolo.

Nostro Signore approverebbe lo IOR, la Santa Sede organizzata né più né meno che una moderna monarchia con le rappresentanze diplomatiche in tutti gli altri Stati del mondo, le miriadi di strutture e organizzazioni che sono state messe in piedi nei secoli per infiltrarsi nei gangli del potere?

Una Chiesa non credibile

Torno a dire quanto affermavo alla fine della riflessione in occasione della ricorrenza del martirio del Battista: la Chiesa di oggi, purtroppo, non è credibile perché è corsa dietro a tutto quello che Paolo stigmatizza nel brano odierno.

Ha perso la sua capacità profetica di denuncia perché, come dicevo in quella riflessione

per avere la forza di denunciare bisogna essere non ricattabili, persone tutte d’un pezzo, integerrime, che rifuggono ogni sotterfugio, compromesso e ingiustizia in prima persona… ma se, per mantenere i nostri privilegi, ottenere sconti e “scorciatoie” predichiamo bene e razzoliamo male, cosa siamo se non una lampada messa sotto il moggio e sale che ha perso il suo sapore? (cfr Mt 5,13-16)

La Chiesa potrà tornare ad avere questa forza solo quando tornerà ad essere una Chiesa povera per i poveri, a poter dire, come Pietro e Giovanni mentre salivano al tempio: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (At 3,6)

Non sono solo idee mie (anche se sembro una mosca bianca): andate a leggere l’omelia di Papa Francesco a Casa Santa Marta il 20 settembre del 2013, proprio sulla prima lettura di oggi.