Le vostre mani grondano sangue

Mani che grondano sangue
Omelia per lunedì 15 luglio 2024

La mani che grondano sangue non sono solo quelle dei terroristi e degli assassini, ma anche le nostre quando non agiscono con giustizia e carità.

Letture: Is 1,10-17; Sal 49 (50); Mt 10,34-11,1

La Prima Lettura che ci propone oggi il Lezionario è un oracolo risalente probabilmente al primo periodo del ministero di Isaia, anteriore al 735 a.C.

Denuncia di un culto ipocrita

Come Amos (cfr Am 5,21-27), il profeta se la prende con l’ipocrisia di un ritualismo al quale non corrisponde un sentimento interiore.

Su questo tema ritornerà più avanti (cfr Is 29,13-14) con parole che Gesù applicherà ai farisei (cfr Mt 15,7-9).

Tutto bene, in apparenza…

La situazione è quella di un popolo dedito alle pratiche cultuali fatte di sacrifici numerosi e abbondanti, offerte generose agli addetti del tempio, pellegrinaggi e feste celebrate con grande affluenza di gente in preghiera.

Tutto sembrerebbe indicare una cosa buona, una religiosità espressa nelle forme trasmesse da Mosè in poi per esprimere la sudditanza dell’uomo a Dio…

ma Dio è nauseato

Perciò le parole che Isaia dice a nome di Dio sono quanto mai ardite, manifestando addirittura un senso di ripulsa e nausea da parte del Signore:

«Sono sazio degli olocausti di montoni
e del grasso di pingui vitelli.

Il sangue di tori e di agnelli e di capri
io non lo gradisco…

Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste;
per me sono un peso,
sono stanco di sopportarli».

Perché non c’è verità né giustizia

Isaia non è un anti-liturgista, ma – come il suo Dio – ama la verità, e non può essere vero e sincero un atto di culto offerto con mani che grondano sangue, il sangue degli innocenti mescolato a quello delle vittime sacrificate:

«Quando stendete le mani,
io distolgo gli occhi da voi.

Anche se moltiplicaste le preghiere,
io non ascolterei:
le vostre mani grondano sangue»
.

Mani che grondano sangue

Davanti a queste parole non dobbiamo fare l’errore di pensare ad altri, a quelli “super-cattivi”, come l’esercito israeliano che, per l’ennesima volta, con la scusa di colpire un capo di Hamas, ha bombardato una tendopoli di sfollati palestinesi nella Striscia di Gaza (area precedentemente dichiarata “zona sicura”).

Quanti di noi credono di essere a posto a suon di candele accese, di offerte per celebrare Messe ai defunti, di pellegrinaggi a vari santuari (che sanno tanto di “turismo religioso”), ma ogni singola azione della propria quotidianità grida vendetta al cospetto di Dio?

Con una mano accendiamo la candelina e con l’altra non paghiamo le tasse; teniamo le mani giunte in chiesa, ma poi puntiamo il dito per giudicare gli altri in famiglia e sul lavoro; invece di usarle per fare atti di carità le teniamo tutto il tempo sul cellulare; per ricevere l’Eucaristia tendiamo le stesse mani che hanno compiuto atti osceni verso la dignità personale e/o altrui…

Cessare il male e fare il bene

A tutti è rivolta l’esortazione finale a convertirsi, a purificarsi, e per questo non basta un rito, un atto di culto, e nemmeno una confessione fatta in fretta e furia come una sorta di “lavatrice” dopo le ferie.

È un cammino di conversione interiore ed esteriore che richiede fatica, rinnegamento di sé, costanza e allenamento.

E non è una conversione fine a se stessa, per vantarsi di essere “puliti” e “puri”, ma per ritrovare il tempo e lo spazio per fare il bene, per operare la carità, per re-imparare a vedere nel povero il volto di Cristo:

«Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.

Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene,
cercate la giustizia,
soccorrete l’oppresso,
rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova».