L’eterno incompreso
Omelia per venerdì 5 luglio 2024
Dio è sempre stato (e sempre sarà) il grande “incompreso” degli uomini… Ma la più grande incomprensione riguarda la Sua misericordia.
Letture: Am 8,4-6.9-12; Sal 118 (119); Mt 9,9-13
Il testo di potente denuncia di Amos che ci è proposto come Prima Lettura ha dato il via alla mia riflessione di due anni fa.
Il brano evangelico della chiamata di Matteo, invece, l’ho commentato il 21 settembre scorso, in occasione della festa di questo apostolo, facendo l’esercizio di entrare nel suo cuore.
Partiamo dalla fine
Oggi voglio solo aggiungere una riflessione sulla chiusura del brano:
«Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Questa è senz’altro la scelta più incompresa di Dio.
Il grande incompreso
Dio è sempre stato (e sempre sarà) il grande “incompreso” degli uomini: incompreso nel Suo agire, nei Suoi interventi, nel Suo silenzio, nella Sua Legge… Ma la più grande incomprensione riguarda la Sua misericordia.
C’è chi non la comprende perché – a causa di un’educazione religiosa sbagliata – ha paura di Dio e trema al pensiero di comparirgli dinnanzi, perciò, si tiene lontano dal male solo per evitare i Suoi castighi.
C’è chi non l’accetta perché, ritenendosi «a posto con Dio», non vuole che Dio sia misericordioso con «gli altri», quelli che non sono giusti come lui: è quest’ultima categoria che Gesù condanna nella pagina di vangelo odierna.
Sedicenti cristiani
È una pagina di condanna per quei “cristiani” che si arroccano nella loro autoproclamata “giustizia”, non fanno nulla per aiutare un errante a ritrovare la strada del Vangelo (anzi, se lo tengono così per poterlo additare come giudici), non sanno gioire per il ritorno all’ovile di una pecorella smarrita o il rientro in casa di un fratello sperduto (cfr Lc 15,1-7.11-32).
Per loro, il cuore di Dio è incompreso e rimane incomprensibile:
«Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?»
Non ne vogliono sapere di un Dio che si lascia commuovere, che si china amorevolmente sui Suoi figli ammalati come un medico premuroso.
La prova del nove
La prova assoluta per verificare se siamo veramente cristiani è proprio questa: che il nostro Dio non rimanga per noi un incompreso, ma che ne capiamo l’infinita misericordia, su di noi e sui nostri fratelli.