Ma tu non fare il lutto
Omelia per lunedì 19 agosto 2024
Dio chiede a Ezechiele di non fare il lutto per la morte della moglie per far riflettere il popolo sull’indifferenza che regna sovrana tra gli uomini.
Letture: Ez 24,15-24; Dt 32,18-21; Mt 19,16-22
Dopo la pausa domenicale, riprendiamo la lettura del profeta Ezechiele, con una pagina che mi ha sempre ferito come un pugno nello stomaco.
Vi devo confessare, infatti, che la prima volta che me la son presa seriamente col Signore leggendo la Scrittura è stato di fronte a questo brano.
Gesti che segnano la vita
L’ho detto tante volte, commentando gli scritti dei profeti, di come Dio chieda ai Suoi portavoce di compiere gesti simbolici molto strani per provocare la reazione e le domande del popolo;1 spesso, però, questi gesti non sono solo azioni esteriori eclatanti, ma vanno a segnare in modo forte la stessa esistenza del profeta.
L’abbiamo visto, ad esempio, con Osea, costretto da Dio a sposare una prostituta per mostrare in modo inequivocabile l’immensa disparità nel rapporto coniugale tra Dio e il Suo popolo (fedeltà assoluta di Jawhé / infedeltà totale del popolo).
Signore, perché?
Ma qui siamo al massimo della sopportazione: come può Dio chiedere a Ezechiele non solo di accettare la morte improvvisa della moglie, ma addirittura di rinunciare ad esprimere visibilmente il suo dolore?
Il testo è pesantissimo perché, anche nella scelta delle parole, rimarca in modo forte gli affetti spezzati improvvisamente e i sentimenti costretti dentro un rigido codice di regole incomprensibili da osservare:
«Figlio dell’uomo, ecco, io ti tolgo all’improvviso colei che è la delizia dei tuoi occhi: ma tu non fare il lamento, non piangere, non versare una lacrima. Sospira in silenzio e non fare il lutto dei morti: avvolgiti il capo con il turbante, mettiti i sandali ai piedi, non ti velare fino alla bocca, non mangiare il pane del lutto».
Questo è troppo, davvero!
Io tutt’oggi (che ho studiato teologia e sono prete da più di 26 anni) mi chiedo:
- Un Dio che ti toglie all’improvviso la delizia dei tuoi occhi è un Dio buono e misericordioso?
- Un Dio che ti proibisce di esprimere il tuo dolore, la tua disperazione, è un Dio comprensivo e sensibile?
Di fronte a tutte queste assurdità, la preghiera si riassume in due sole parole di protesta, urlate:
Signore, perché?!
Leggere più attentamente
In realtà, per quanto rimanga sempre inspiegabile il dramma di un Dio che chiama a sé in modo improvviso i nostri cari, la richiesta fatta a Ezechiele non è quella di non soffrire e non piangere, ma di non fare il lutto dei morti, ovvero: non esprimere pubblicamente questi sentimenti attraverso i tipici rituali funebri religiosi e sociali.
Con questo fatto drammatico della vita di Ezechiele, Dio vuole descrivere il momento doloroso che il popolo dovrà affrontare (quello della deportazione) come una tragedia nella quale non ci sarà nemmeno il tempo per piangere i propri morti ed elaborare il lutto: è qualcosa che molti di noi, purtroppo, hanno sperimentato tra marzo e maggio del 2020, in occasione della pandemia.
Dio soffre con noi
Non è, perciò, un Dio cinico, sadico e insensibile quello descritto in questa pagina, ma un Dio che vive il nostro dolore con noi e per noi: le nostre sofferenze sono le Sue, le nostre tragedie sono le Sue, perché Lui è nostro Padre.
Noi discepoli del Risorto, poi, abbiamo potuto sperimentare tutto questo nella solidarietà di Cristo, che si è caricato delle nostre sofferenze e si è addossato i nostri dolori (cfr Is 53,4).
Ma noi soffriamo con Lui?
Quello che forse non percepiamo di queste pagine profetiche (sia di Osea ammogliato a una prostituta che di Ezechiele rimasto vedovo) è l’invito di Dio a comprendere il Suo dolore di “Sposo sofferente” e a farlo nostro.
Nelle tragedie che l’umanità vive da quando esiste, dal fratricidio di Caino in poi, Dio soffre terribilmente per ciascuno dei Suoi figli.
Ma a questa sofferenza se ne aggiunge un’altra, forse più acuta: quella del vedere una terribile indifferenza nella maggioranza degli uomini che “stanno bene” nei confronti dei loro fratelli che soffrono, che non fanno una piega davanti alle tremende sofferenze e ingiustizie del mondo, continuando imperterriti a gozzovigliare nel piacere dei loro vizi.
L’indifferenza regna sovrana
Alcuni esempi?
Cosa stiamo facendo noi, oggi, Occidente opulento, di fronte alle quotidiane tragedie del mare? Ai quotidiani stermini e genocidi a Gaza e in tanti altri posti sconosciuti al mondo? Alle povertà di tanti miseri che stanno sdraiati sui marciapiedi delle nostre città?
Anche durante la tragica pandemia del 2020, dopo un piccolo sussulto iniziale di solidarietà, abbiamo mostrato tutto il nostro egoismo, la nostra stizza e impazienza di tornare a fare ognuno i cavoli propri, come e più di prima!
Se almeno le tragedie che accadono nella nostra vita ci aiutassero a riflettere! Potremmo dire che esse non sono passate invano, invece….