Manifesti viventi. Epifania del Signore 2022

Manifesto vivente

Dio ha squarciato i cieli: ci ha rivelato il Suo mistero, e noi abbiamo il compito di diventare Sua Epifania, per manifestarlo a tutti

Letture: Is 60,1-6; Sal 71 (72); Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12

Epifania significa manifestazione, svelamento, rivelazione: Dio “esce allo scoperto” e si mostra in modo visibile, udibile, toccabile, come testimonia l’apostolo Giovanni all’inizio della sua prima lettera:

Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza… (cfr 1Gv 1,1-4)

È il “prolungamento” del mistero dell’Incarnazione, come abbiamo più volte meditato in questi giorni, sempre attraverso il quarto evangelista:

il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità (Gv 1,14).

Dio non si nasconde

Per quanto Gesù sia nato nel nascondimento e sotto i “veli” di una povertà estrema, fin da subito si è rivelato e fatto conoscere per quello che è: il Messia, il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, come annunziato fin da subito ai pastori:

«oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,11).

Il cristianesimo non è una religione misterica, ma Rivelata: la nostra conoscenza di Dio non parte da un volo pindarico della fantasia, da una riflessione filosofica, ma da un volto concreto: quello di Gesù Cristo, che è Dio incarnato, vissuto da uomo in mezzo a noi.

Lui ci ha rivelato chi è Dio, senza ambiguità e fino in fondo.

…ma l’uomo è accecato

Anche di fronte alla manifestazione di Dio – però – entra in gioco la libertà del cuore umano…

Possiamo essere anche noi come Erode, presi solo ed esclusivamente dal tornaconto personale, dalla gelosia, dalla paura di “perdere il posto”… e allora tra la volontà di Dio e la nostra è la seconda che prevale.

Quando si è così accecati non c’è “epifania” che tenga: è impossibile vedere, non solo Dio, ma ad un centimetro dal proprio naso!

…oppure finge di non vedere

Si può essere come i sommi sacerdoti e gli scribi, che sanno leggere senza esitazioni – dalla Scrittura – dove, come e quando è possibile incontrare Dio… ma non fanno un passo!

Sono come i cartelli stradali: indicano la direzione, ma loro non ci vanno, e rimangono lì fermi “impalati” – appunto.

Quanti di noi sono “buoni cristiani” di questo tipo, solo a parole… «Armiamoci e partite

Come quegli scribi, anche noi: sappiamo di poter trovare Cristo tra i poveri, gli ultimi e i sofferenti… ma diciamo: «ci penserà la Caritas, il Centro d’Ascolto».

Chi invece si fida…

Ma per fortuna (o meglio: per Grazia) si può essere anche come i Magi, mossi da desideri più alti e capaci di scrutare il cielo: essi – appena vedono la stella – si smuovono e si mettono in cammino.

Non sono stati a pensare cosa avrebbe comportato la loro scelta di partire: si sono lasciati guidare e basta.

Questi misteriosi personaggi ricordano molto Abramo, che lascia la sua terra senza sapere bene dove andrà (cfr Eb 11,8).

E difatti, possono essere considerati i primi «figli di Abramo secondo la fede» (cfr Gal 3,7).

Il premio di questa fiducia incondizionata è la «grandissima gioia» che provano nel vedere riapparire la stella e posarsi dove si trova Gesù (Mt 2,10); ma di questa gioia ho già parlato l’anno scorso.

Cambiare strada

L’invito concreto che raccolgo stavolta dalla pagina di vangelo odierna è questo:

Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Da un incontro come quello dei Magi con Gesù, non si può ritornare alla stessa maniera in cui si è venuti.

Non possiamo uscire di chiesa nella stessa condizione in cui ci siamo entrati: occorre tornare per un’altra strada, trovare un’altra via nella nostra vita, se non altro nelle nostre convinzioni e nei nostri propositi.

Dall’incontro col nostro Dio che si rende presente e si manifesta, dobbiamo uscire illuminati, luminosi e illuminanti.

Da destinatario a inviato

È ciò che ha fatto l’apostolo Paolo dopo l’incontro col Risorto sulla via di Damasco (cfr At 9,1-22; At 22,1-21); e sembra di intravedere proprio l’eco della sua conversione nel brano che ascoltiamo oggi nella seconda lettura:

penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero.
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità.

Tanto l’ha segnato quell’esperienza, che diventa frequente sentirlo esprimersi così:

il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa… Ma quando Dio… si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti… (cfr Gal 1,11-17)

In entrambi i brani la conoscenza del mistero di Dio acquisita per rivelazione diretta e attraverso l’incontro personale con Cristo, non è fine a se stessa, ma è finalizzata all’annuncio del vangelo a tutte le genti.

Manifesti viventi

Così deve avvenire per noi: non siamo qui – ancora una volta – a contemplare questo bambino e a riconoscere in Lui il nostro Dio (che è già un gran passo di fede), ma siamo invitati ad alzarci, e per un’altra strada fare ritorno al nostro paese per annunciare la Buona Notizia di un Dio che ora si può realmente conoscere e incontrare.

Siamo chiamati a diventare “epifanie”, cioè “manifesti viventi” della Gloria di Dio, ad essere – noi stessi – Vangelo vivente incarnato.

È il motivo per cui la Chiesa – da molti anni – celebra in questa solennità una delle sue giornate a sfondo missionario: la Giornata Missionaria dei Ragazzi.

Alziamoci, allora, e rivestiamoci di luce (come ci invita il profeta Isaia nella prima lettura): dopo aver adorato il bambino Gesù con i Magi, andiamo a manifestare al mondo la gioia di un Dio di cui si può fare esperienza concreta.