Mi vanterò delle mie debolezze

Mi vanterò delle mie debolezze
Omelia per sabato 21 giugno 2025

Le nostre debolezze, se accolte con umiltà, possono diventare il “luogo” dove – con più chiarezza – si rivela la potenza di Dio.

Letture: 2Cor 12,1-10; Sal 33 (34); Mt 6,24-34

Oggi mi soffermo sulla Prima Lettura, con cui il Lezionario ci fa prendere congedo dalla Seconda Lettera di san Paolo ai Corinzi, dato che non avevo avuto modo di commentarla due anni fa.1

Esperienze mistiche a parte…

È una pagina alla quale sono molto affezionato, perché mi ci rispecchio totalmente; non tanto nella prima parte (dove l’apostolo riferisce delle sue esperienze mistiche), ma nella seconda, dove Paolo si mette letteralmente a nudo nella sua fragilità e debolezza.

Dopo essersi vantato alla maniera umana nel capitolo precedente,2 ora cambia registro, e mostra come un vero apostolo si debba vantare solo ed esclusivamente della propria debolezza.3

Vantarsi di ciò che fa Dio in noi

Già nella prima parte del brano, dove descrive un’esperienza mistica di rapimento al terzo cielo e in paradiso, usa il genere letterario dello sdoppiamento, parlando in terza persona, come se stesse parlando di qualcun altro:

So che un uomo… fu rapito fino al terzo cielo… Di lui io mi vanterò!
Di me stesso invece non mi vanterò

È un altro modo per dire che anche quelle esperienze che potrebbero essere considerate gloriose a livello spirituale non sono motivo di vanto personale, ma di ringraziamento verso Dio per ciò che opera in noi nonostante la nostra indegnità.

È lo stesso modo di esprimersi di Maria nella preghiera del Magnificat:

«L’anima mia magnifica il Signore
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente…» (cfr Lc 1,46-49).

La spina nella carne

Paolo si conosce molto bene, e sa che – col carattere che si ritrova – è un attimo cadere in superbia; perciò, riesce a riconoscere come una grazia (!) quella che tutti considererebbero solamente un impiccio e un ostacolo terribile:

affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi…

Non sappiamo a cosa si riferisca questa spina nella carne: per molti anni si è pensato ad un vizio (magari anche in ambito sessuale!), ma non è così; è più probabile che Paolo faccia riferimento a una malattia cronica invalidante che ostacolava pesantemente il suo compito apostolico (una febbre malarica) o addirittura una terribile balbuzie.4

Accettare le proprie debolezze

Che bello se tutti fossimo così capaci di accettare le nostre debolezze (che siano di tipo fisico o caratteriale), come occasione di esercitare una vera umiltà e “limare” gli spigoli della nostra superbia.

A nessuno piace sentirsi debole, e soprattutto mostrarsi debole, perché è ciò che più viene condannato dal nostro mondo efficientista, che subito getta via quelli che sono o diventano improduttivi.5

Luogo della gloria di Dio

Ma le nostre debolezze, se accolte con umiltà, possono diventare il “luogo” dove – con più chiarezza – si rivela la potenza di Dio, perché

quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti… (cfr 1Cor 1,27-31).

#appuntalaparola

Anche io, che di carattere sono un testone, orgoglioso, permaloso, perfettino e perfezionista, ho sperimentato (e sperimento continuamente) momenti di grande debolezza, sia fisica che spirituale, e devo dire che, anche grazie alla meditazione di questa pagina di san Paolo, il Signore mi ha finalmente concesso la grazia di rassegnarmi,6 ovvero: di lasciar fare a Lui, rinunciando a tutte le mie pretese di efficienza e perfezionismo.

Perciò ho fatto mie, e vorrei che faceste anche vostre come ennesimo hashtag da appendere come Post-it sullo sportello del vostro frigorifero, queste parole potenti e stupende:

Quando sono debole, è allora che sono forte.

  1. Ne avevo fatto solo un accenno il giorno precedente: cfr l’ultimo paragrafo dell’Omelia per venerdì 23 giugno 2023.
  2. Cfr 2Cor 11,16-29.
  3. Cfr 2Cor 11,30.
  4. Tale supposizione nasce proprio da un passaggio di questa Seconda Lettera, dove l’apostolo risponde a chi lo critica di essere “forte” quando scrive ma di avere un parola dimessa di persona (cfr 2Cor 10,10s).
  5. Quante volte Papa Francesco ci ha chiesto di combattere la cultura dello “scarto”! Cfr Papa Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, n. 53.
  6. Riguardo al significato profondo della parola “rassegnazione” in ambito spirituale, rimando sempre a quanto ho chiarito anni fa in una delle mie riflessioni.