Molla la presa! 18ª Domenica del Tempo Ordinario (C)

Molla la presa!

La nostra vita non dipende da ciò che possediamo, ma se non impariamo a mollare la presa e tratteniamo avidamente le cose, saranno loro a toglierci la vita!

Omelia per domenica 31 luglio 2022

Letture: Qo 1,2;2,21-23; Sal 89 (90); Col 3,1-5.9-11; Lc 12,13-21

Ormai nell’immaginario e nelle intenzioni di molti “avventori” il Confessionale è diventato un ufficio di consulenza di ogni tipo: matrimoniale, psicologica, finanziaria, giudiziaria… tutto fuorché il luogo dell’incontro con la misericordia di Dio!

Perciò non avete idea di quanto spesso mi venga la tentazione di rispondere come Gesù:

«O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?»

Alza lo sguardo!

Ben inteso: non è che il Signore si disinteressi della giustizia e di tutti gli altri nostri problemi, ma desidera che impariamo ad aprire gli occhi sull’essenziale della vita, e a sollevare lo sguardo verso l’alto, distogliendolo dalle nostre “piccinerie”, come ci raccomanda anche san Paolo nella seconda lettura:

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.

Questioni di eredità

Oggi come ai tempi di Gesù la questione più frequente a causare malumori, litigi, angosce, dispute giudiziarie (quando non addirittura vere e proprie stragi) nelle famiglie è la spartizione dell’eredità.

Ci sono fratelli che non si guardano e non si parlano più da una vita (se non tramite avvocati) per non essere riusciti ad accordarsi sulla spartizione dei beni dei loro poveri genitori!

E che – ovviamente – si sono dimenticati pure dei loro genitori, avendo focalizzato l’attenzione e la brama solamente su quello che loro hanno lasciato indietro.

Che tristezza! Davvero è attualissima la constatazione di Qoèlet nella prima lettura:

Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.

Quanti genitori guardano dal cielo sconsolati a queste miserie… e quanti – prima ancora di morire – vedono i figli non apprezzare per nulla le loro fatiche di una vita, ma sputarci sopra!

Il consiglio di Gesù

Il monito di Gesù a riguardo di questo problema lo conosciamo, ed è una messa in guardia:

«Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia».

Come spiegavo tre anni fa, Gesù non condanna le ricchezze in sé, ma il desiderio sfrenato e la brama dei beni (cupidigia) che è la radice del male che sta dentro di noi e quando esce fuori fa un sacco di danni (cfr Mc 7,18b-23).

Ci chiede di educare il nostro cuore a una sana indifferenza nei confronti dei beni, un po’ come quella descritta dall’apostolo Paolo:

So vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza (Fil 4,12).

Sembrerebbe una sorta di apatia stoica rivisitata in modo religioso, ma il senso è molto più profondo, ed è specificato dal commento finale alla parabola:

«Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio»

«Arricchirsi presso Dio» è accumulare tesori in cielo (cfr Mt 6,19-20), ma soprattutto capire che il tesoro del Cielo non sono delle cose materiali, ma Dio stesso!

Il mio umile consiglio

Gesù non chiede di rinunciare ai beni, ma solo di educare il cuore… immagino lo faccia perché – in quanto Dio – spera e confida irrimediabilmente nella bontà di fondo dell’uomo (tenero Lui…).

Ma io – che sono molto più pessimista e tranchant – ho un consiglio molto più netto (quello che ho scelto come titolo della riflessione): «molla la presa!»

Ovvero: «lascia perdere! Rinuncia a tutto, anche a quanto ti spetterebbe di diritto! È meglio conservare la serenità e la pace che rimediare due soldi, una casa o un terreno in più. È meglio tenersi strette le persone piuttosto che le cose!»

Lo faccio prendendo ancora una volta in prestito una massima attribuita al mio caro san Filippo Neri:

«Davanti alla tentazione, vince chi scappa!»1

Piuttosto che credere di saper gestire saggiamente una montagna di cose, è meglio disfarsene, finché si è in tempo.

Si sta meglio ad avere poco o niente, credetemi!

Lo dico perché ho visto davvero troppe persone perdere tutto per avidità: il tempo, la serenità, l’onestà, l’amicizia, le persone care… la propria vita!

«quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?» (cfr Mc 8,36-37)

Molla la presa!

Per far capire il pericolo della cupidigia, l’immagine che uso spesso coi “penitenti” che mi “mettono sul banco” l’annosa questione dei litigi per l’eredità, è quella del cowboy che viene disarcionato da cavallo ma riesce a tenere in mano la fune e vi resta attaccato nel vano tentativo di fermare il cavallo in corsa.

Ebbene, come in molti avrete visto nei vecchi film western: se il poveretto non molla la presa quanto prima, il cavallo continuerà a trascinarlo dietro a sé a folle velocità, causandogli ferite incredibili a causa dello strusciamento sul terreno e dello sbattere contro eventuali ostacoli, fino alla morte.

Chi guarda il film – istintivamente – intima: «molla il cavallo e salvati la vita!»

Ma la maggior parte delle volte la presa non viene mollata in tempo…

Così è nella vita quando ci si attacca ai beni: si finisce per essere trascinati in un baratro, fino alla disfatta.

Chi mi ha ascoltato è felice

Le poche persone che sono riuscito a convincere di “mollare la presa” rinunciando a tutta la propria parte sono tornate a ringraziarmi, vivono nella serenità, e sono le uniche che riescono a parlare coi loro parenti, magari facendo anche da tramite tra il resto dei componenti della famiglia che – invece – non sono stati capaci di “mollare l’osso”.

Educarsi costantemente a “mollare”

Al di là delle questioni di eredità, l’educazione a un sano distacco dalle cose è da coltivare giorno per giorno, per guadagnare una vera libertà interiore.

Gesù ci dice:

«anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

Allora chiediamoci: da cosa dipende la nostra vita?

Se dovessero dirci che domani moriremo, che cosa ci spiacerebbe di più lasciare indietro?

Io spero che non siano cose, ma persone. E che anche le persone non siano diventate delle “cose” (ovvero una mia proprietà privata), ma abbiamo imparato a godere della loro presenza senza legarle a noi in un malato rapporto di dipendenza affettiva.

Pensa alla salute!

Molti – quando gli “stringo i panni addosso” e gli chiedo cosa conta veramente nella loro vita – mi rispondono: «l’importante è avere la salute».

E mi viene in mente un caro amico che mi salutava sempre dicendo «pensa alla salute!»

Ci ho riflettuto su un po’ (soprattutto in questi ultimi due anni e mezzo, in cui la mia salute fisica è davvero malmessa)…

Sì: è importante pensare alla salute, ma intesa nel senso credente del temine latino salus, ovvero la salute spirituale, il vivere nella grazia e nell’Amore di Dio; quella è una ricchezza che nessuno ci può portare via, perché è saldamente ancorata in Cristo.

  1. La citazione è tolta dal film State Buoni se potete, dalla scena in cui il Santo cerca di portar via Cirifischio dalla bottega della Bella Mora Cadigia, una delle tante personificazioni del Diavolo. La massima – più precisamente, anche se povera di fonti – sarebbe: «Nella battaglia contro i sensi vince chi scappa». ↩︎