Nella debolezza e con timore

la debolezza della Croce
Omelia per lunedì 2 settembre 2024

Le debolezza di Paolo non si riferisce solo alla sua difficoltà di parlare, ma alla scelta di non annunciare nient’altro che Cristo crocifisso.

Letture: 1Cor 2,1-5; Sal 118 (119); Lc 4,16-30

Continuando ad ascoltare la Prima Lettera di Paolo ai Corinzi nella Prima Lettura, siamo condotti per mano dall’apostolo a constatare come sapienza umana e sapienza divina siano davvero in antitesi.

A cerchi concentrici

Il modo di ragionare dell’apostolo procede come a cerchi concentrici: dal generale al particolare.

Nei versetti ascoltati venerdì, il discorso si era aperto in modo generale, mettendo a confronto la sapienza di questo mondo con la stoltezza della croce.

Nel brano ascoltato sabato, Paolo aveva invitato i cristiani di Corinto a “guardarsi attorno”, per constatare come Dio avesse agito anche nella loro comunità come da Suo “paradigma”, chiamando non dotti e sapienti ma persone umili e semplici.

La debolezza dell’apostolo

Nel brano di oggi, l’apostolo scende nel particolare del suo caso personale: senza alcuna vergogna, mette davanti a tutti la sua persona come esempio di questa scelta della benevolenza divina di mostrare la Sua potenza proprio attraverso gli strumenti che sembrano umanamente meno adatti.

La sua debolezza, come persona e come predicatore, hanno permesso allo Spirito Santo di manifestarsi in modo chiaro e potente.

Noi conosciamo Paolo dalle sue lettere, ma – con tutta probabilità – nel parlare doveva essere piuttosto impacciato, come si evince da un passaggio della Seconda Lettera ai Corinzi:

«le lettere – si dice – sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa» (cfr 2Cor 10,9-11).

La debolezza della Croce

Ma non è solo una debolezza intesa come poca dimestichezza nell’arte oratoria, quanto la scelta consapevole di mettere al centro del proprio annuncio nient’altro se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso, ovvero quella parola della croce che è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano è potenza di Dio,1 quella debolezza di Dio che è più forte degli uomini.2

Abbracciare la Croce: questo, e solo questo ha dato modo allo Spirito Santo di manifestarsi nella Sua potenza.3

In ciò, Paolo ha obbedito fedelmente al comando di Gesù:

«non preoccupatevi… di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».4

Scendere dal pulpito

È un bell’esame di coscienza per noi sacerdoti, ministri della Parola, non solo quando saliamo sul pulpito, ma – anche e soprattutto – quando incontriamo la gente nei momenti più quotidiani: scendiamo da quel finto piedistallo di “sapientoni” che credono di poter pontificare su tutto e su tutti!

A chi ci chiede di fargli incontrare Cristo e il Suo Vangelo, non abbiamo altro da mostrare se non la misericordia che Egli ha adoperato anzitutto con noi per la Sua infinita bontà!5

  1. Cfr 1Cor 1,18. ↩︎
  2. Cfr 1Cor 1,25. ↩︎
  3. Vi è qui un’allusione ai miracoli e alle effusioni dello Spirito che hanno accompagnato la predicazione di Paolo (cfr 1Cor 1,5 e 2Cor 12,12). ↩︎
  4. Cfr Lc 12,11-12 e Lc 21,14-15. ↩︎
  5. Si veda quanto scrivevo l’anno scorso commentando l’inizio della Prima Lettera a Timoteo, riguardo alla frase da appuntare come #hashtag: «mi è stata usata misericordia». ↩︎