Noi siamo in pace con Dio. Santissima Trinità (C)

Omelia per domenica 15 giugno 2025
Essere in pace con Dio è ciò che conta nel nostro cammino cristiano, molto più che sapere tante cose su di Lui: lasciarci amare da Lui e riamarlo.
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Letture: Pr 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15
Come ogni anno, appena usciti dal Tempo di Pasqua, ci ritroviamo a festeggiare due solennità di cui faccio sempre fatica a capire il motivo: quella della Santissima Trinità e quella del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.
Ma perché?
Fossi chiamato a revisionare l’Anno Liturgico, personalmente, le toglierei, non perché non siano due misteri importanti – tutt’altro! – ma perché sono proprio i misteri che viviamo tutto l’anno, in ogni singola Liturgia Eucaristica.
Per questo, dover dedicare due singole celebrazioni e sottolinearne l’importanza, quasi a doverle “teorizzare”, mi mette a disagio.
Una via d’uscita
Per uscire da questa impasse, mi “rifugio” in ciò che sempre ci è richiesto di fare ogni volta che celebriamo l’Eucaristia:
- ascoltare e meditare la Parola del Signore,
- contemplare e vivere il mistero attraverso il Sacramento, per entrare in comunione con Dio e con i fratelli.
Perciò, anche oggi non mi sento chiamato ad erigere una cattedra di teologia e cercare di spiegare filosoficamente delle verità che da sempre la Chiesa definisce “mistero”, ma ad entrare profondamente in comunione con Dio lasciando che sia Lui a farsi conoscere.
Lo Spirito ci guida
D’altronde, è Gesù stesso a dirci che ha ancora molte cose da dirci, ma che non siamo capaci di portarne il peso, e proprio per questo ha mandato su di noi lo Spirito della verità, che ci guiderà a tutta la verità.
Ogni volta che ci mettiamo in ascolto dello Spirito Santo che abita in noi, Egli ci dice tutto ciò che ha udito dal Padre e che riguarda Gesù, e ci aiuta a guardare il futuro con fede.
Mi basta stare in pace
Perciò, come ho detto più volte, in questa e in tante altre occasioni, non mi preoccupo di capire o spiegare quello che è un mistero immenso, ma di gustarlo e di farlo gustare a tutti attraverso il mio ministero sacerdotale.
In questo, sento particolarmente mie le parole dell’apostolo Paolo che aprono il brano della Seconda Lettura di oggi:
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio.
Essere in pace con Dio: è questo quello che conta nel nostro cammino cristiano, molto più che sapere tante cose su di Lui. L’unica cosa che ci deve stare a cuore è sapere che Lui ci ama e che noi cerchiamo di amarlo a nostra volta.
La vera conoscenza è l’amore
È così anche nei rapporti umani: dei nostri cari ci basta sapere che ci vogliono bene, sperimentarlo nel quotidiano; è questo che ci fa sentire in pace, non sapere tutto di loro, per filo e per segno.
Ho appena terminato di leggere le lettere di Papa Giovanni ai suoi famigliari, e la pace e la tranquillità d’animo che trasudano dalle sue parole e da quelle dei suoi cari nascono sempre e solo dal sentirsi chiaramente e indubitabilmente amati da Dio.1
Per mezzo di Gesù
Tornando al nostro rapporto col mistero di Dio, è vero, della Trinità noi conosciamo soprattutto Cristo Gesù, il “volto umano” di Dio, ma non per questo non conosciamo Dio “per intero”; Paolo, infatti, ci dice che è proprio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo che noi siamo in pace con Dio, ovvero: che il nostro rapporto di amicizia con Dio Padre è salvo proprio grazie a Gesù.
Cristo, infatti, col Suo sacrificio sulla croce, si è reso tramite, paciere e garante del nostro rapporto di figliolanza e amore con Dio:2
Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La speranza non delude
Il brano di Paolo si conclude con parole che ci sono famigliari, soprattutto in questo Anno Santo, perché hanno dato il titolo alla Bolla di indizione del Giubileo:
La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Ecco ricomposta la Trinità per intero, non tanto per spiegarla in Sé, ma per rassicurarci che questa comunione di persone – Padre, Figlio e Spirito Santo – non fa altro che riversare il Suo Amore nei nostri cuori e far di tutto perché questo amore non venga meno, persino nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
Restiamo in pace con Dio, lasciandoci attrarre da questo amore infinito3 e riamandolo a nostra volta: è questo l’unico modo di rendere onore al mistero della Santissima Trinità.
- Così scriveva appena tre giorni dopo il suo arrivo in Turchia come Amministratore Apostolico per i Latini del Vicariato di Costantinopoli: «A Istanbul, come sapete, l’ora è difficile… per i cattolici, come per ciascuno che vuol professare una religione… Ma lo star bene conta poco, quando si sa di fare la volontà del Signore e di rendere un bel servizio alla Santa Chiesa… Continuate a vivere alla giornata e in pace. Il Signore benedice particolarmente quelli che amano la pace» (Angelo Giuseppe Roncalli, Lettera ai genitori, Istanbul, 8 gennaio 1935, in Emanuele Roncalli (a cura di) – Giovanni XXIII, Tutto il mondo è la mia famiglia. Lettere ai cari e risposte da cuore a cuore, San Paolo 2022). ⤴
- Cfr Lc 23,34. ⤴
- Si veda quanto argomentavo nell’omelia di sei anni fa: Non comprendi il mistero? Entraci! ⤴