Non avete ancora fede? 12ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Omelia per domenica 23 giugno 2024
Siamo sinceri: anche noi, come gli apostoli, non abbiamo ancora fede. Invece di affidare a Dio la nostra paura, Lo accusiamo di lasciarci soli.
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Letture: Gb 38,1.8-11; Sal 106 (107); 2Cor 5,14-17; Mc 4,35-41
Ogni volta che prego il Salmo 107, e in particolare i versetti che ci sono proposti oggi come Salmo Responsoriale,1 mi vengono in mente i bellissimi ex voto che sono custoditi in quasi tutti i Santuari che stanno sopra le mie amate Cinque Terre: dipinti o addirittura modellini di navi scampate alla tempesta:
Per Grazia Ricevuta
Mi sono chiesto spesso il valore dei quadri, quadretti e oggetti vari di “Grazia Ricevuta” custoditi in tutti i santuari del mondo.
Senz’altro, per chi ha un briciolo di fede, scampare da un pericolo mortale è occasione per riflettere sul fatto che – dopotutto – qualcuno che ci protegge dall’alto ci dev’essere…
Se non si è del tutto agnostici o scaramantici, quando si vivono esperienze così estreme e se ne esce indenni, si sente il dovere di ringraziare Dio, o la Madonna, o i Santi.
Non è ancora fede
Ma è possibile prendere questi segni di riconoscenza e devozione come misura dell’autenticità della fede di chi li offre?
Credo di no. Anzi, l’esperienza mi dice che – molto spesso – funziona l’antico proverbio «Avuta la grazia, gabbato lo santo»: una volta scampato il pericolo, assolto il dovere di devozione, si torna alla vita di prima, al «chi fa da sé fa per tre», e Dio lo si “tira in ballo” solo quando è strettamente necessario.
Invece di prendere fatti miracolosi come segni dell’Amore e dell’affidabilità del Signore, si dimenticano in fretta, oppure li si giudica come “occasionali”, come a dire «stavolta mi è andata bene… la prossima chissà».
Fidarsi è bene, ma…
Siamo anche noi come gli Israeliti nel cammino dell’Esodo che – pur essendo stati assicurati da Dio che avrebbero avuto manna tutti i giorni (eccetto il sabato) – ne raccoglievano di più per averne una scorta, perché «si sa ma che Dio domani si scordi o cambi idea» (cfr Es 16).
Insomma, fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio… Anche con Dio!
Questa non è ancora fede, anzi: non lo è per niente! È paganesimo e superstizione! E ci siamo dentro un po’ tutti, chi più chi meno.
Siamo in “buona” compagnia
A quanto pare, c’erano dentro fino al collo pure gli apostoli, tanto da prendersi il loro bel rimprovero:
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?»
Come mai Gesù richiama i Suoi di non avere ancora fede?
Oltre alla memoria corta riguardo a tutti i miracoli che gli avevano già visto operare, è il modo in cui si rapportano a Lui che denota poca fede: l’hanno preso in barca come una sorta di “talismano tascabile” e non l’hanno “tirato fuori” finché non si è reso del tutto necessario, come l’“ultima spiaggia”.
Prima hanno cercato di dimostrare a se stessi di sapersi arrangiare da soli, e poi – solo quando è stato evidente che ormai era finita – l’hanno chiamato in causa, per di più rimproverandolo:
«Maestro, non t’importa che siamo perduti?»
È esattamente quello che facciamo noi: finché va tutto secondo i nostri piani viviamo come se Dio non ci fosse, come se potessimo benissimo farne a meno, ma quando capita qualcosa di irreparabile lo chiamiamo in causa come il responsabile delle nostre sciagure:
«perché Dio non interviene? Perché il Signore ha permesso questa tragedia?»… etc.
Paura e fede
Devo fare un chiarimento riguardo alla paura (di cui Gesù chiede conto ai Suoi discepoli): non è che avere paura è sinonimo di mancanza di fede.
La paura è un sentimento umano del tutto legittimo: anche Gesù ha provato paura e angoscia nell’imminenza della Sua morte (cfr Mc 14,33).
La differenza è che Gesù, nella paura, era in unione continua e totale con il Padre, e – pur chiedendo di essere liberato dalla prova – si affidò docilmente alla Sua volontà,2 mentre noi lasciamo che le nostre paure abbiano la meglio e accusiamo Dio di lasciarci soli nella prova, se non addirittura di avercela mandata ingiustamente.
Perciò la nostra paura è il segnale evidente che non abbiamo ancora fede.
Crescere nella fede
Inizieremo a crescere nella fede quando impareremo a non farci dominare dalla paura ma a mettere la nostra vita nelle Sue mani ogni giorno (non solo nel momento del bisogno), fidandoci di Colui che da sempre ripete all’uomo «non temere».3
Avere fede non significa non avere paura, ma fidarsi che il Signore può vincere ogni nostra paura, che, se Lui è con noi, non abbiamo nulla da temere, come canta il Salmista:
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? (cfr Sal 27).
- Il Salmo 106 (107) è un grande inno di ringraziamento, ed è costruito da un inanellarsi di situazioni di pericolo scampato grazie all’intervento miracoloso del Signore: dalla liberazione dall’Egitto (vv. 4-9), al ritorno dall’esilio (vv. 10-16) in poi… I versetti 23-31 che sono proposti dalla Liturgia di oggi sono il racconto di un naufragio scampato. Ogni avvenimento raccontato sviluppa il tema sapienziale del capovolgimento delle condizioni, e termina con un doppio ritornello: «Nell’angustia gridarono al Signore / ed egli li liberò dalle loro angosce… / Ringrazino il Signore per il suo amore, / per le sue meraviglie a favore degli uomini» (vv. 6.8; 13.15; 19.21; 28.31). ↩︎
- «andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”» (Mc 14,35-26). ↩︎
- Basta fare una ricerca veloce sulla Bibbia online per rendersi conto di quante volte Dio si rivolga all’uomo invitandolo a non temere, a non avere paura. ↩︎