Non imporre, non importunare
La Chiesa ha sempre la tentazione di imporre agli uomini pesi, tradizioni, usanze del passato: per sentirsi al sicuro e per paura di doversi rinnovare.
Omelia per giovedì 2 maggio 2024
Letture: At 15,7-21; Sal 95 (96); Gv 15,9-11
Il continuo frapporsi di memorie e feste liturgiche in questi giorni, purtroppo, ci impedisce di leggere con continuità il Libro degli Atti degli Apostoli.
Ci dobbiamo accontentare
In particolare – se non ci fossero state “imposte” letture proprie per la memoria di san Giuseppe lavoratore (ieri) e dei santi apostoli Filippo e Giacomo (domani) – avremmo ascoltato quasi per intero il capitolo 15 degli Atti, che racconta del primo Concilio della storia della Chiesa, quello di Gerusalemme.
Purtroppo, ci dobbiamo accontentare di ascoltarne solo la parte centrale oggi, anche se – come sempre – vi invito alla lettura completa del testo.
Il motivo del Concilio
Il motivo della convocazione di questa assemblea fu il dissenso sorto tra Paolo e Barnaba – divenuti apostoli dei pagani – e i cristiani di origine giudaica, che volevano imporre ai pagani convertiti al Vangelo, l’osservanza delle leggi mosaiche, in particolare la circoncisione (cfr At 15,1.5).
Come leggiamo nella lettera ai Galati, Paolo si oppose fieramente
contro questi falsi fratelli intrusi, i quali si erano infiltrati a spiare la nostra libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi; ma a loro non cedemmo, non sottomettendoci neppure per un istante, perché la verità del Vangelo continuasse a rimanere salda tra voi (cfr Gal 2,1-10).
Pur essendo un “ebreo DOC”, Paolo aveva capito che era sufficiente il battesimo e l’effusione dello Spirito, e non occorreva imporre alcun peso inutile ai pagani, perché Dio stesso aveva aperto loro la porta della fede (cfr At 14,27).
Le “colonne” si esprimono
Nella pagina di oggi, il Lezionario ci fa ascoltare gli interventi di Pietro e di Giacomo, che Paolo, sempre nel testo citato di Galati, chiama «le colonne»: sono i responsabili che parlano, ma di fronte e a nome della Comunità.
Pietro dice che sarebbe ingiusto e inutile imporre ai pagani neoconvertiti il giogo della legge mosaica, anzi: sarebbe un tentare Dio! Necessarie e sufficienti sono la purificazione dei cuori attraverso la fede e la grazia del Signore Gesù che salva. In questo si sente confortato e istruito dalla sua esperienza personale con Cornelio (cfr At 10,1 – 11,18).
Giacomo “mette il sigillo” a quanto detto da Pietro rileggendo le Scritture, e – poiché non si devono importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio – indica linee guida concrete, semplici e improntate alla carità (cfr Gal 2,6.10).
La perenne tentazione di imporre
Con queste decisioni conciliari, la Chiesa si lasciava alle spalle una pericolosa crisi e si liberava dal peso di un passato glorioso ma ormai superato dagli avvenimenti, soprattutto dall’evento unico e irripetibile di Cristo.
Eppure, questa pagina rimane di perenne attualità: lungo la sua storia, la Chiesa è stata (ed è) continuamente tentata di legarsi e identificarsi in pratiche, osservanze, modelli culturali che la fanno sentire “sicura”, ma le impediscono di aprire la porta al mondo.
Una Chiesa veramente libera e fedele al Vangelo di Cristo deve essere conscia che non si deve imporre nulla a quelli che si convertono, se non l’Amore di Dio e del prossimo.