O mio buon padre, Filippo
Nella memoria di san Filippo Neri, condivido una pagina e una preghiera di san Giovanni XXIII, anche lui devoto al santo dell’Oratorio.
Oggi è la solennità della Santissima Trinità, ma è anche la memoria di san Filippo Neri, e non posso non condividere con voi la mia devozione al mio santo preferito.
Santo chiama Santo
Lo faccio riportando una pagina del Giornale dell’Anima che il nostro Papa Giovanni – anche lui molto devoto al fondatore dell’Oratorio – scriveva il 26 maggio 1903:1
Oggi il pensiero di san Filippo mi ha soavemente trattenuto per tutta la giornata. Da un coretto della chiesa ho assistito comodamente alle solennissime funzioni alla Vallicella, ho gustato la musica di Capocci,2 ho visitato con religiosa attenzione le camere del santo, anche quelle così storiche e preziose di san Girolamo della Carità: più che tutto ho rivolto il mio occhio, il mio pensiero, il mio cuore sulla tomba gloriosa, ed ho pregato assai.
Perché non ho io il tempo e una penna così facile da scrivere di questo santo come vorrei, e come il cuore mi detterebbe? San Filippo è uno dei santi che mi è più familiare, al cui nome si riannodano tanti dolci ricordi della mia stoia intima. San Filippo sento di amarlo in particolar modo, ed a lui mi raccomando con gran confidenza.
Santi a modo nostro
Era l’anno del suddiaconato e del diaconato, l’anno in cui aveva capito che ognuno di noi deve diventare santo a suo modo, e non cercare di essere la riproduzione «magra e stecchita di un tipo magari perfettissimo».
Il 16 gennaio dello stesso anno, infatti, annotava:
Delle virtù dei santi io devo prendere la sostanza e non gli accidenti.3
In realtà, andando avanti a leggere, un po’ il “vizio” ce l’aveva ancora, dato che – rivolgendosi a Filippo Neri – dice «dov’è in me la vostra copia? Dove lo specchio delle vostre virtù?».
Ma glielo “perdoniamo”, primo perché Giovani XXIII è diventato davvero santo a modo suo, secondo perché con un modello così vien voglia davvero di fare “copia e incolla”.
O mio buon padre Filippo…
Quella che segue è l’invocazione finale di quella pagina, che anche io ripeto tutte le mattine durante le mie orazioni:
O mio buon padre Filippo, senza parlarvi voi mi intendete.
Il tempo si avvicina; dov’è in me la vostra copia? Dove lo specchio delle vostre virtù?
Deh, che io intenda i veri principi della vostra scuola mistica per la cultura dello spirito, e ne approfitti: umiltà ed amore.
Serietà, serietà, beato Filippo, ed allegria santa, purissima, e slancio fecondo di grandi opere.In questa novena del divino Spirito, la vostra novena di un tempo, tornerò ancora a voi frequentemente.
Beato Filippo, aiutatemi a preparare la casa; accosto il mio petto gelido al vostro, bruciante d’amore, di Spirito Santo.
«Fac ut ardeat cor meum»4.