Obbedire vale più di qualsiasi altra cosa
Obbedire non significa fare i “soldatini” davanti ai comandi del Signore, ma ascoltare la Sua Parola e fidarci che quello che Lui ci chiede è la strada buona.
Omelia per lunedì 15 gennaio 2024
Letture: 1Sam 15,16-23; Sal 49 (50); Mc 2,18-22
Il Lezionario ci fa saltare ancora diverse pagine nella lettura del Primo Libro di Samuele, e – dopo il racconto dell’elezione ufficiale di Saul come re e delle sue battaglie vittoriose – ci porta già al suo rifiuto da parte di Dio per un peccato di disobbedienza.
Perché Dio stermina?
Il testo intero del capitolo 15 è molto controverso e difficile da digerire, perché inizia con un comando di sterminio da parte di Dio:
Samuele disse a Saul: «…Così dice il Signore degli eserciti: “Ho considerato ciò che ha fatto Amalèk a Israele… Va’, dunque, e colpisci Amalèk, e vota allo sterminio quanto gli appartiene; non risparmiarlo, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini”» (cfr 1Sam 15,1-3).
Sarebbe veramente difficile spiegare in poche righe il motivo di questo comando orribile, ma – in sintesi – possiamo ricondurre questo tipo di ordine alle storie precedenti del diluvio universale (cfr Gen 6,5-7) o dell’annegamento nel Mar Rosso dell’esercito del faraone che inseguiva il popolo d’Israele (cfr Es 14,26-31).
Non deve passare l’idea di un Dio vendicativo che massacra l’umanità, facendo di tutta l’erba un fascio, ma – anzi – di Colui che non può sopportare il male e lo vuole estirpare ma, nel punire la cattiveria dell’uomo, fa distinzione tra giusti ed empi, tra innocenti e colpevoli (Noè – il resto dell’umanità; Israele – gli Egiziani).
Scegliere di disobbedire
La pagina di oggi, come quelle dei giorni scorsi, per essere ben capita, va letta per intero; infatti, così come è nella forma ridotta del Lezionario, sembra quasi che Saul si debba addossare colpe non sue («Il popolo ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso…»).
Il testo, invece, chiarisce che è proprio lui a disobbedire e trascinare con sé i suoi soldati:
Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio del bestiame minuto e grosso, cioè gli animali grassi e gli agnelli, tutto il meglio, e non vollero sterminarli; invece votarono allo sterminio tutto il bestiame scadente e patito.
Quella di disobbedire al comando del Signore fu una scelta cosciente, furba, maliziosa, voluta e ben calcolata, da Saul in primis. Per questo Dio arriva a confidare a Samuele:
«Mi pento di aver fatto regnare Saul, perché si è allontanato da me e non ha rispettato la mia parola» (1Sam 15,10).
La superbia accieca
È la superbia ad aver accecato Saul, rendendo il suo cuore saccente e arrogante, così da non obbedire ai comandi di Dio e pensando di saperla più lunga di Lui. Su questo, infatti, Samuele cerca di farlo riflettere:
«Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Il Signore non ti ha forse unto re d’Israele?»
Tradotto: «ricorda da dove vieni; ricorda che – se sei re – è solo per la benevolenza del Signore».
Invece Saul si comporta da superbo, come se fosse lui a poter decidere le “regole del gioco”, e vive la “religione”, il rapporto con Dio, “a modo suo”, facendo di testa propria.
Religione su misura
Il comportamento di Saul è arrogante perché decide lui come occorra comportarsi per essere un “buon credente”: invece di ascoltare le indicazioni del Signore e obbedire alle Sue parole, decide lui che cosa fare, pensando che «tanto, basta offrire un sacrificio ed è tutto sistemato».
Un po’ come dare una sorta di “contentino” al Signore, cercando di “comprare” la Sua benevolenza con una “bustarella”…
Esempi nel nostro quotidiano potrebbero essere quelli di chi, pur sapendo che imbrogliare è peccato, si giustifica dicendo «ma faccio sempre laute offerte in beneficenza».
Lavorare in nero, sottopagare i propri dipendenti e poi mandare un’offerta ai Paesi poveri non è certo qualcosa che possa piacere al Signore, eppure quante sono le persone che pensano di essere dei “buoni cristiani” perché – pur comportandosi in modo del tutto immorale – fanno beneficenza a varie associazioni?
Obbedire vale più di tutto
Ma la risposta di Samuele è categorica e vale in eterno:
«Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici
quanto l’obbedienza alla voce del Signore?
Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
essere docili è meglio del grasso degli arieti».
Obbedire non significa fare i “soldatini” davanti ai comandi del Signore, ma ascoltare la Sua voce, la Sua Parola, e fidarci che quello che Lui ci chiede è la strada buona. Obbedire è fidarsi ciecamente di Dio.
Non c’è eccezione a questa cosa: tantomeno il cercare di “dirottare” il frutto della propria disobbedienza su qualcosa di “sacro”: qui – più che in ogni altro ambito – il fine non giustifica i mezzi; male e bene non andranno mai “a braccetto”!
Niente compromessi col male
Molti hanno criticato il Vaticano (e il Papa) per aver rifiutato un milione e mezzo di euro che Leonardo S.p.A. aveva destinato all’ospedale “Bambino Gesù”, ma – come ha commentato Tonio Dell’Olio –
«Non è sempre vero che pecunia non olet. Talvolta la puzza si sente eccome! E c’è chi ha il coraggio di dire no».
La logica di tanti “potenti” e moderni “Saul” è questa: fare soldi con le armi, con strumenti di morte e poi “lavarsi la coscienza” con una lauta offerta in denaro, che ottenga anche prestigio e ritorno d’immagine.
Nessuna offerta in denaro potrà mai equiparare o sostituire l’obbedienza alla Legge di Dio!
Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici
Il Salmo Responsoriale di oggi è un’ottima preghiera penitenziale per riflettere su questo argomento, ma – anche qui – vi consiglio di pregarlo per intero: cliccate qui, per accedere al testo del Salmo 49 (nella traduzione CEI 1974, che è quella che usiamo noi sacerdoti nel Breviario).