Ohimè! Eppure… Eccomi!

Eccomi!

Nonostante le nostre infedeltà, il Signore ci invita a non aver paura di metterci a Sua disposizione, dicendo ogni giorno il nostro «Eccomi!»

Commento alle letture di sabato 9 luglio 2022

Letture: Is 6,1-8; Sal 92 (93); Mt 10,24-33

Ho speso parecchio tempo (fino ad un attimo fa) a ultimare la riflessione per domani (15ª Domenica del Tempo Ordinario), perciò ora dedico solo pochissime parole per commentare i testi che la Liturgia ci ha donato oggi, in particolare la prima lettura, come faccio sempre nei giorni feriali.

Con oggi, “abbandoniamo” la lettura dei Profeti minori e cominciamo ad ascoltare Isaia, uno dei maggiori dell’Antico Testamento.

Al cospetto dell’Altissimo

Il primo testo che ci viene donato di questo libro è il racconto della vocazione del profeta.

Essa è caratterizzata da molti elementi comuni a tutte le vocazioni dei Profeti e dei Patriarchi dell’Antico Testamento, in particolare i tratti della Teofania, ovvero l’apparizione gloriosa di Dio onnipotente, con tutti i tratti della Sua immensa gloria:

vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini… Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:

«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».

Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo.

La paura e il timore di Dio

Di fonte ad una simile visione, il tratto comune del chiamato è sempre la paura, lo smarrimento, espresso qui chiaramente dall’esclamazione del profeta:

«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito».

Ancora una volta ribadisco che questa paura nei confronti di Dio non è terrore di un Essere pericoloso, ma senso di timore e profondo rispetto, come ricordavo commentando i testi di giovedì scorso.

Ci pensa Lui

Al senso di inadeguatezza espresso dal profeta, rimedia Dio stesso, mandando il Suo angelo:

uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:

«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».

È sempre per la misericordia, la bontà e l’Amore di Dio che possono essere sconfitte le nostre miserie e i nostri peccati.

L’Amore di Dio vince ogni paura. Per questo Gesù – nel vangelo di oggi – ripete più volte ai suoi apostoli:

«non abbiate paura».

Trasformazione miracolosa!

Dopo l’intervento di Dio – che, come un fuoco, purifica il cuore e la bocca del profeta – Isaia si sente totalmente rigenerato, al punto da sentirsi pronto ad accogliere la missione:

Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!»

È sorprendente la velocità (in queste poche righe) del ribaltamento della situazione: da uno smarrimento totale all’inizio si passa alla risposta sicura e “baldanzosa” di Isaia che si mette a disposizione…

Non sempre le cose vanno così: per esempio, nella vocazione di Mosè ci sono tanti di quei tentennamenti (nonostante le rassicurazioni e le spiegazioni di Dio) che alla fine il Signore si arrabbia pure (cfr Es 3-4).

Eccomi! Se ti fidi… manda me

Anche a me è capitato spesso di dire al Signore: «ma sei proprio sicuro di voler mandare me? Ti fidi? Con tutte le persone più in gamba che ci sono e potresti chiamare al mio posto…»

Ma mi ha fatto sempre capire (leggendo la storia dei vari chiamati della Bibbia, compreso quella dell’apostolo di cui porto il nome) che a Lui sta bene così, perché più è inadatto lo strumento, più appare la grandezza e la “bravura” di Chi lo sa usare comunque per il Bene.

È proprio vero: tanto quanto uno Stradivari nelle mie mani suonerebbe peggio di un’oca sguaiata e invece un violino-giocattolo farebbe sinfonie meravigliose nelle mani di Uto Ughi, così anche lo “strumento” più indegno, può far meraviglie nelle mani di Dio, a patto che si lasci “suonare” docilmente.

E allora, anche io – pur sperimentando ogni giorno le miserie dei miei peccati – sperimento ancor di più la misericordia infinita di Dio, e sono testimone che Lui è capace di fare grandi cose anche attraverso di me!