Opere della Legge o ascolto della Parola?
Omelia per giovedì 10 ottobre 2024
La Legge, da sola, è come un albero secco e morto: possiamo anche addobbarlo di tutto punto ma non sarà mai capace di portare frutti.
Letture: Gal 3,1-5; Lc 1 ,68-75; Lc 11,5-13
Nella Prima Lettura continuiamo ad ascoltare le parole di Paolo ai Galati.
Nei capitoli 3 e 4, che formano la seconda parte della lettera, l’apostolo cerca di mostrare l’accordo del suo insegnamento (circa l’esclusivo valore salvifico della fede), con la rivelazione anticotestamentaria.
Il senso autentico della fede
Nei cinque versetti che ascoltiamo oggi troviamo cinque domande che si inseguono e si accavallano quasi a non voler lasciare tregua.
Paolo provoca i Galati, costringendoli a ripercorrere la propria esperienza di fede, per portarli a riscoprirne il senso autentico, che è il dono dello Spirito che essi hanno ricevuto in Gesù Cristo.
Cristo crocifisso
Anzitutto, li rimprovera duramente:
O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso!
Il Cristo crocifisso è il centro della predicazione di Paolo,1 e questa espressione così forte ne è la testimonianza.
Paolo allude certamente alla sua catechesi orale: un racconto circostanziato, caldo e coinvolgente della Passione così come l’aveva potuto sapere da fonti appropriate. Una storia concreta, un ritratto vivo; e con ciò stesso, un magistero insostituibile.
Legge o fede? Carne o Spirito?
Tutto il capitolo è costruito sul contrasto tra le opere della Legge e la parola della fede, tra la carne e lo Spirito:
Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver cominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne?
La “sbandata” dei Galati era stata quella di essersi lasciati “incantare” dai Giudei e convincere a fare “retromarcia”: a credere che la salvezza si sarebbe realizzata non per Grazia ma seguendo la Legge, i suoi riti (in primis quello della circoncisione) e tutte le pratiche di purità rituale proprie della legge giudaica.
Beninteso: Paolo non invita a non seguire più le regole o a non rispettare i Comandamenti, ma a metterli in subordinazione alla Redenzione operata da Cristo, secondo l’insegnamento di Gesù stesso:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17).
Solo l’Amore porta frutto
La Legge, da sola, è come un albero secco e morto, che non dà frutto: possiamo anche addobbarlo di tutto punto (come faremo tra qualche tempo per le feste di Natale), ma non sarà mai capace di portare frutti, come una pianta viva.
È solo l’Amore di Dio ricevuto per grazia in Cristo Gesù crocifisso (che ci nutre come la linfa che scorre dalle radici e dona vita) a permetterci di portare frutto, non le nostre opere e l’osservanza pedissequa e sterile della Legge!
Un rimprovero per noi
Il rimprovero che Paolo rivolge ai Galati è sempre attuale anche per noi, che spesso pensiamo di “essere a posto” con Dio semplicemente perché abbiamo assolto ad alcune pratiche religiose.
Invece essere discepoli del Risorto è rispondere ogni giorno «grazie!» all’iniziativa gratuita di Dio che ci ha salvati:
mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (cfr Rm 5,1-11).
- Cfr Gal 1,1-4; Gal 6,14; 1Cor 1,17.25; 1Cor 2,2; 1Cor 15,1-4; 1Ts 1,9-10; At 13,26-39. Si può approfondire questo tema su www.paulus.net leggendo l’interessante studio Paolo apostolo alla scuola del Cristo crocifisso, in Giovanni Helewa O.C.D., Il Mastero in san Paolo, Atti del Seminario internazionale su “Gesù, il Maestro” (Ariccia, 14-24 ottobre 1996). ↩︎