Parola d’ordine: custodire. Santi Angeli Custodi

Custodire: prendersi cura, proteggere
Omelia per mercoledì 2 ottobre 2024

Gli angeli custodi che festeggiamo nella Liturgia di oggi ci insegnano l’arte del custodire, segno evidente dell’Amore e della cura di Dio per tutti noi.

Letture: Es 23,20-23; Sal 90 (91); Mt 18,1-5.10

Come dicevo nella riflessione dell’anno scorso, questa ricorrenza liturgica mi è molto cara per tanti motivi, ma soprattutto perché mi ricorda tutte le persone che hanno incarnato (e incarnano) i miei angeli custodi, a partire dai miei nonni.

Rinnovo l’invito

Nella riflessione di quest’anno, vorrei ribadire l’invito fatto cinque anni fa ad essere tutti angeli gli uni per gli altri, ma – in particolare – ad essere “angeli custodi”, ovvero: ad avere come “parola d’ordine” il verbo “custodire”, perché è un’arte che abbiamo disimparato.

Incapaci di custodire

Viviamo in un mondo che va sempre più veloce, dove ogni cosa, ogni oggetto è subito “superato” da una nuova scoperta, dove il “progresso” rende obsoleta oggi quella che era una novità ieri; e così, siamo stati educati all’usa e getta, tanto che cose che una volta duravano una vita e ce ne si separava con tristezza (l’automobile, il mobilio tramandato da due o tre generazioni…), oggi diventano un grosso problema di… smaltimento.

Ormai il termine “custodia” ci richiama solo quel sottile strato di silicone colorato e decorato in varie fogge che applichiamo allo smartphone nuovo fiammante per evitare che si righi subito (pur sapendo che sia le custodie che i cellulari li cambieremo di lì a poco, perché sono già vecchi dopo pochi mesi).

E non siamo più capaci di custodire nemmeno i nostri affetti, la nostra interiorità e intimità, tanto che – appena c’è un problema affettivo o di relazione – lo si va a raccontare sui social!

Un segnale di allarme

Essere diventati incapaci di custodire è un grosso segnale di allarme, perché saper avere cura di qualcosa è segno di rispetto e cartina di tornasole della coscienza del valore che sta dietro a quella cosa: prova ne è il fatto che, invece, sempre più atti vandalici deturpano gli arredi urbani e il patrimonio pubblico, e l’immondizia ricopre le nostre città (e gli scandali riempiono i nostri mezzi di comunicazione).

Capaci solo di scartare

Questo atteggiamento verso le cose, purtroppo, si è trasferito anche sulle persone, tant’è che dobbiamo riconoscere che l’accusa di Papa Francesco di essere la cultura dello scarto non è affatto infondata: si scartano le persone come fossero vecchi rottami quando non rispondono più ai requisiti di utilità (che siano fidanzati, genitori, nonni, colleghi…).

La forma più grande di amore

Custodire, invece, è la forma più grande di amore, perché sa vedere in ogni cosa, ma soprattutto in ogni persona, un valore che va al di là del semplice significato economico o utilitaristico.

È avere cura, di tutto e di tutti, vedendo dietro ad ogni persona un bene prezioso, un dono ricevuto.

Generalmente, poi, ci si prende ancor più cura di qualcosa o di qualcuno che ci è stato consegnato da chi si fidava ciecamente di noi, e ci ha affidato ciò che aveva di più prezioso.

Dio fa affidamento su di noi

Ecco, questa festa, nella cui Liturgia risuonano parole dolcissime di Dio che ha cura di noi,1 ci spinge ad avere la stessa cura gli uni per gli altri, mettendoci a disposizione del Signore come Suoi angeli custodi.

Sì, perché oggi Dio fa affidamento su di noi, e ci chiama a prenderci cura di ciò che ha di più prezioso: i Suoi figli, i nostri fratelli, il mondo (la casa comune che abitiamo).

Sempre più materiali

Una volta Dio si serviva (anche) dei Suoi angeli per questo compito così delicato, ma ormai il nostro mondo è diventato così materialista che non è più capace di percepire la Sua presenza misteriosa, e di tutto ciò che è soprannaturale ha fatto un “fenomeno da baraccone”.

Siamo incuriositi dai fenomeni “soprannaturali” e “paranormali” semplicemente per soddisfare curiosità e pruriti psicologici che rasentano la morbosità (basta vedere quanti fenomeni di presunte apparizioni si moltiplicano e fanno un polverone mediatico).

Collaboratori di Dio

Perciò, oggi Dio fa molto più affidamento su di noi, chiedendoci di metterci a disposizione come Suoi angeli custodi, di essere per Lui strumento prezioso del Suo Amore.

Se apriamo gli occhi del cuore, non possiamo non renderci conto di quante volte Dio si è messo al nostro fianco attraverso la presenza amorevole e discreta di una persona cara, o anche semplicemente di una persona buona, che ci ha fatto del bene pur non conoscendoci personalmente.

È un compito che dobbiamo sentire come proprio, tutti quanti: i mariti verso le mogli e viceversa, i genitori verso i loro figli, gli insegnanti verso i loro alunni, i sacerdoti verso le loro comunità, i governanti verso i cittadini loro affidati… e tutti quanti siamo chiamati, oggi più che mai, ad avere cura del pianeta, sia dal punto di vista ecologico che sociale, cercando di costruire la pace e la convivenza serena di tutti i popoli.

In questa collaborazione non siamo semplici “fattorini”, ma addirittura “luogotenenti” di Dio, come lo sono gli angeli secondo la presentazione che ce ne fa la Sacra Scrittura.

“Controfigure” di Dio

In tutto l’Antico Testamento, infatti, gli angeli non sono semplicemente esseri spirituali inviati da Dio, ma sono, in qualche modo, la “controfigura” di Dio stesso: poiché Egli non si può mostrare all’uomo in tutta la Sua gloria,2 deve ricorrere ai Suoi messaggeri per rivolgere loro la Sua Parola.

Tant’è che, ogniqualvolta un uomo si rende conto di parlare non con un suo simile ma con un angelo del Signore, viene investito dal timor di Dio; gli esempi sarebbero tantissimi, ma basta citare quello di Gedeone:

Gedeone vide che era l’angelo del Signore e disse: «Signore Dio, ho dunque visto l’angelo del Signore faccia a faccia!». Il Signore gli disse: «La pace sia con te, non temere, non morirai!». Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò «Il Signore è pace» (cfr Gdc 6,11-24).

Ecco, cosa dobbiamo suscitare, in quanto credenti, nel ricoprire questo ruolo così cruciale che il Signore ci affida: la meraviglia, lo stupore, il timor di Dio, e di conseguenza il rispetto di tutto quello che a Dio sta a cuore.

Istruzioni per l’uso

Un buon “libretto delle istruzioni” su come essere buoni angeli custodi gli uni degli altri e di tutto il Creato, lo troviamo nella Prima Lettera di Pietro:

Conservate tra voi una carità fervente, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen! (cfr 1Pt 4,7-11).

  1. «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino», «Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie». ↩︎
  2. Cfr Es 33,21-23; Gdc 13,22. ↩︎