Percepire la gloria del Signore

Saper percepire la gloria di Dio nel quotidiano (un fulmine e un arcobaleno)
Omelia per lunedì 12 agosto 2024

Invece di cercare sempre segni impossibili della presenza di Dio, impariamo, come i Profeti, a percepire la Sua gloria ovunque, nel quotidiano.

Letture: Ez 1,2-5.24-28; Sal 148 (149); Mt 17,22-2

Con oggi, il Lezionario, alla Prima Lettura, inizia a farci leggere il Libro del Profeta Ezechiele.

Deportato a Babilonia (nella prima deportazione del 597 a.C. assieme al re Ioiachin) ricevette la chiamata alla missione di profeta per rincuorare i Giudei in esilio e quelli rimasti a Gerusalemme.

Visioni apocalittiche

La pagina che leggiamo oggi ci fa ascoltare solo alcuni versetti del primo capitolo, dove è presentata la visione del «carro del Signore».

Jawhé rivela al profeta la propria gloria, cioè la Sua presenza nella storia, che si manifesta a volte nelle azioni di Dio (come la Creazione e la liberazione di Israele dall’Egitto), altre, invece, come luce o splendore sfolgorante, che rivela e – allo stesso tempo – nasconde Dio agli occhi dell’uomo.

È una delle tante teofanie che troviamo nella Scrittura.

Gli esseri animati che Ezechiele distingue al centro della nube percorsa da fulmini (che richiamano delle raffigurazioni mesopotamiche), stanno a significare le prerogative divine: l’intelligenza, la forza, la potenza, la rapidità. Ripresi nell’Apocalisse, questi simboli saranno identificati dalla tradizione cristiana medievale nei quattro evangelisti (cfr Ap 4,7-8).

Saper percepire

La frase di questa pagina su cui vorrei richiamare l’attenzione, è quella finale:

Così percepii in visione la gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra.

Non dobbiamo farci distrarre o impressionare dalle visioni apocalittiche di Ezechiele e finire nell’errore di tanti “cristiani” che cercano Dio nelle cose straordinarie e sensazionali.

Quello che il profeta descrive è – sì – una visione del tutto unica, ma viene “tradotta” in segni e simboli molto quotidiani: c’è una nube, il tuono, il fuoco, la tempesta, il rumore di grandi acque… infine

uno splendore simile a quello dell’arcobaleno fra le nubi in un giorno di pioggia.

La gloria di Dio si rivela nella natura

Sono tutte cose che possiamo vedere spesso in questa torrida estate quando si scatena un temporale di calore e poi il tempo si rasserena…

Quante volte passiamo sopra a queste cose in fretta e in maniera distratta (magari senza nemmeno rallegrarci per la temporanea frescura apportata dal temporale estivo), senza pensare che in esse si rivela la gloria del loro Creatore?

Non lasciamoci schiacciare

Quante volte ci lasciamo schiacciare e opprimere il cuore dagli eventi della storia (guerre, ingiustizie…) tanto da pensare che il Signore non si faccia più vivo?

Anche Ezechiele era immerso nel dolore e nella tristezza: scriveva da esiliato, deportato in terra di Babilonia, eppure il suo cuore e i suoi occhi sono rimasti capaci di percepire la presenza di Dio nelle cose più quotidiane.

Un Dio che non è solo gloria e potenza, ma anche vicinanza semplice, come quella che mostra Gesù nel vangelo di oggi, decidendo di fare un gesto di sottomissione a cui non era tenuto (pagare la tassa del tempio) pur di non scandalizzare nessuno, anzi: mettendosi nei panni dei “poveri cristi” costretti ad ogni angheria e ingiustizia.

È questa la “gloria di Dio” che dobbiamo allenarci a percepire e riconoscere: la vicinanza del Signore nelle cose ordinarie e straordinarie del nostro quotidiano.