Perdono da accogliere e condividere. Pentecoste (A)

Il perdono ri-crea

L’effusione dello Spirito Santo è in vista del perdono dei peccati. Solo ricevendo e donando questo Amore infinito di misericordia si opera una nuova creazione.

Omelia per domenica 28 maggio 2023

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Letture: At 2,1-11; Sal 103 (104);  1Cor 12,3-7.12-13; Gv 20,19-23 (Messa del giorno)

Mentre Luca ci racconta l’effusione dello Spirito Santo con una gloriosa teofania nel giorno di Pentecoste, l’evangelista Giovanni riferisce che questo Dono è fatto dal Risorto in persona la sera di Pasqua.

Chi ha ragione?

Non dobbiamo stare qui a chiederci chi dei due abbia ragione o dica il vero, perché entrambi affermano che lo Spirito Santo è dono del Risorto, e sanno perfettamente (per esperienza personale) che questo dono continua ad essere effuso e a rinnovarsi su coloro che Lo attendono e si dispongono ad accoglierlo.

Due facce della stessa medaglia

Collocando la discesa dello Spirito Santo cinquanta giorni dopo Pasqua, Luca vuole descrivere l’avvenimento come una nuova Pentecoste, la festa ebraica nella quale si celebrava – tra le altre cose – il dono della Legge.

La pienezza del dono

Ci vuole dire che l’effusione dello Spirito sulla Chiesa è la pienezza della vita e realizza il progetto di Dio, portando a compimento la promessa del Padre richiamata da Gesù nella prima lettura di domenica scorsa (cfr At 1,4-5).

Una nuova creazione

Giovanni, narrando di Gesù che «soffia» lo Spirito sui discepoli, vuole richiamare il gesto creativo di Dio che

plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita (cfr Gen 2,7: il verbo utilizzato è lo stesso identico).

Ci sta dicendo, cioè, che lo Spirito opera una nuova creazione, e quindi non solo ripristina lo stato di grazia iniziale perduto a causa del peccato originale, ma porta a compimento il disegno originario di Dio attraverso Cristo Risorto, nuovo Adamo e capo della nuova umanità redenta.

La consegna

Nel racconto di Giovanni, per la verità, Gesù aveva già donato lo Spirito Santo, dalla croce, nel momento finale della sua oblazione al Padre:

Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Gv 19,30).

Un dono da accogliere

In questo caso il verbo rimanda al gesto del donare, che è sottolineato pure nella frase del vangelo odierno, perché Gesù non si limita a soffiare, ma dice ai Suoi:

«Ricevete lo Spirito Santo».

Non basta che Dio e Gesù soffino lo Spirito sull’umanità e sul mondo: occorre che l’uomo accolga questo dono.

Se soffia il vento ma noi teniamo le finestre chiuse, in casa nostra rimane sempre aria viziata, proprio come nel Cenacolo, dove i discepoli erano rintanati con le porte sbarrate.

Se una nave non spiega le vele, nemmeno il vento migliore la porterà a destinazione…

Ecco il primo compito che ci viene affidato: accogliere il dono dello Spirito, e non rifiutarlo.

La fatica di ricevere

Sembrerà strano sottolineare questo invito all’accoglienza, ma, per esperienza umana, dobbiamo riconoscere che non tutti i regali che ci vengono fatti ci sono graditi (e non sto parlando dei calzini o del maglione che riceviamo a Natale).

Facciamo fatica ad accettare soprattutto i doni che evidenziano la nostra povertà e indigenza.

In tal senso, il dono dello Spirito Santo non è così facile da accogliere, perché la Sua effusione è strettamente connessa al perdono dei nostri peccati, e non è semplice riconoscerci peccatori e chiedere perdono, né davanti agli uomini, né davanti a Dio.

Se tutti ammettiamo che è difficile perdonare, pochi ammettono di non saper chiedere e accettare il perdono.

La missione dello Spirito

Come dicevo poco fa, infatti, il dono dello Spirito fatto da Gesù morente in croce ha ottenuto il perdono e la redenzione dell’umanità; ora la Sua effusione da parte del Risorto concede il perdono ai discepoli e li riabilita.

Per che cosa dovevano essere perdonati?

Per la loro codardia, che li aveva fatti fuggire e abbandonare il Maestro, che aveva portato Giuda a tradire e Pietro a rinnegare. Per l’incredulità che aveva portato Tommaso a dubitare.

Lo Spirito è effuso per la remissione dei peccati. Lo ribadisce continuamente la Chiesa, che ha cristallizzato questa precisa formula per l’assoluzione sacramentale:

Dio, Padre di misericordia,
che ha riconciliato a sé il mondo
nella morte e risurrezione del suo Figlio,
e ha effuso lo Spirito Santo
per la remissione dei peccati
,
ti conceda, mediante il ministero della Chiesa,
il perdono e la pace…

Il perdono va condiviso

Lo Spirito, poi, non è solo un dono da accogliere, ma anche da condividere, altrimenti, come l’acqua che viene trattenuta, rischia di “stagnare” in noi.

Ecco perché Gesù, subito dopo aver donato lo Spirito Santo ai Suoi discepoli li invita a rimettere i peccati.

I discepoli, ri-creati e rinnovati dal perdono operato dallo Spirito Santo, ora sono chiamati a non tenerlo per sé, ma a consegnarlo a loro volta, diventando ministri della riconciliazione.

Perché raggiunga tutti

Qui val la pena di fare una doverosa precisazione: l’espressione «A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati», non riguarda solo il potere sacramentale dato da Gesù ai discepoli e ai loro successori, ma invita tutti quanti gli uomini a rendersi conto che il perdono di Dio è legato a doppio filo al perdono umano.

Certamente solo Dio può perdonare i peccati (cfr Mc 2,1-12), ma il Signore ci ha insegnato a perdonarci fraternamente e di vero cuore tra noi perché il Suo perdono sia efficace e raggiunga tutti (cfr Mt 6,12.14-15; Mc 11,25; Lc 6,37; 2Cor 5,18-21).

Dobbiamo renderci conto, infatti, che la libertà umana non solo può rifiutare per sé il perdono divino, ma lo può ostacolare anche per i fratelli: se per esempio io litigo con una persona e le chiedo perdono ma quella non me lo concede, io non mi sentirò mai perdonato, nemmeno se mi sarò accusato di tale fatto con contrizione perfetta davanti al sacerdote nella Confessione e avessi ricevuto l’assoluzione di tutti i miei peccati.

Non ostacoliamo lo Spirito

Ecco il secondo compito: se vogliamo che il mondo si rinnovi continuamente e la Creazione di Dio giunga a compimento, dobbiamo togliere tutti gli ostacoli al vento dello Spirito e al perdono di Dio che Egli ci ottiene.

Perciò vi lascio come esortazione finale le stupende parole rivolte dall’apostolo Paolo agli Efesini:

non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo (cfr Ef 4,30-32).