Piove, governo ladro! Siamo un popolo di egoisti

Piove, governo ladro

Lo so: non è la battuta più felice quella che ho scelto come titolo per queste due righe buttate giù così, di getto, come reazione all’ennesima tragedia che addolora le Marche e l’Italia intera in queste ore

Ma questo modo di dire (soprattutto nel bel mezzo della campagna elettorale) è il perfetto riassunto del solito tam-tam mediatico e dei “discorsi da bar” della gente comune, che dura giusto per qualche giorno (o solo qualche ora), per poi essere relegato nel dimenticatoio o negli archivi che verranno rispolverati alla prossima volta.

Piove (o non piove): per colpa di chi?

In sostanza, quando succedono queste cose è sempre colpa di qualcun altro, e – come ogni volta – parte la ricerca dei responsabili:

«la Procura ha aperto un fascicolo di indagine a carico di ignoti».

I Sindaci se la prendono con la Protezione Civile non ha diramato l’allerta…

La Protezione Civile punta il dito contro il Centro Previsioni Meteo dell’Aeronautica… e aggiunge che comunque – anche quando diramano le allerte – la gente non si muove e fa come se nulla fosse…

I meteorologi si schermiscono, affermando che la causa è stata l’ennesima bomba d’acqua, causata da un temporale autorigenerante: una serie di concause ed eventi imprevedibili…

E poi i vari programmi televisivi di “approfondimento”, di cronaca, e – purtroppo – i talk show col gusto del macabro (tipo Quarto grado) si dilettano a prolungare all’infinito le chiacchiere inutili.

È colpa di tutti e di nessuno: argomento chiuso.

Infine, qualche sedicente “uomo di fede” arriva col solito catastrofismo apocalittico ad attribuire a Dio e alla Sua arrabbiatura ogni responsabilità… perché è così, no? Quando non si sa chi incolpare, c’è sempre la possibilità di dare la colpa al Signore.

Cosa si poteva fare?

Tra le tante chiacchiere, alcune critiche sarebbero anche interessanti e giuste… ad esempio:

  • Durante i mesi infiniti di siccità, non si poteva provvedere a pulire corsi d’acqua, torrenti e fiumi da tutti quei detriti e rami che hanno amplificato gli effetti dell’alluvione?
  • Visto che lo stesso tragico evento si è verificato nella stessa identica zona nel 2014 non si potevano modificare e attuare nuovi Piani di Governo del Territorio per eliminare le cause dei danni e pericoli peggiori?
  • Dato che ormai questi eventi non si possono più chiamare “eccezionali”, non è il caso di pensare a una riqualificazione e ricostruzione generale del territorio italiano, che per il 94% è classificato come “a grave rischio per dissesto idrogeologico”?
  • Non sarebbe il caso di tenere corsi di educazione nelle scuole e in generale per tutta la popolazione di queste aree per prepararle a sapersi comportare correttamente quando si verificheranno nuovi eventi di questo tipo (non cercare di salvare le auto scendendo nei garage, non mettersi in auto, rifugiarsi ai piani alti…)?

Lo si dice quando piove, lo si dice quando capita un terremoto… lo si dice, ma poi non si fa nulla.

Perché non si fa nulla?

Non si fa nulla per un sacco di motivi:

  • perché non ci sono soldi (o ci sono solo per le armi e altre cose più “redditizie”),
  • perché i lavori vengono appaltati ma poi si impantanano (e intanto qualcuno che magna magna c’è sempre),
  • perché ogni volta si presentano nuove emergenze, più gravi e urgenti (come la guerra e la crisi energetica, che ci faranno mettere ancora una volta in secondo piano i buoni propositi di passare a fonti di energia rinnovabili),
  • perché tanto alla fine “chi comanda” ha sempre e solo altri interessi…

Piove sul bagnato, insomma… tanto per rimanere in tema.

Pessimismo o spiragli di speranza?

C’è davvero da scoraggiarsi e rassegnarsi al peggio… o forse no?

Sono tornato poco fa da una conferenza organizzata nell’ambito del Tempo del Creato 2022, tenuta dalla professoressa Francesca Forno, direttrice del master di cittadinanza ecologica presso le Università Unite di Trento, Parma e Verona.

È un peccato che ci fosse pochissima gente, ma già questo è un segno di quanto poco crediamo nel potere di ciascun singolo individuo.

A questo incontro – oltre a prendere coscienza in modo più consapevole della crisi che sta attraversando la nostra società a livello economico, ecologico e di senso – si è sottolineato parecchio come gli atteggiamenti e le scelte di ciascuno di noi possono incidere molto.

Il potere del singolo cittadino

Le scelte del singolo possono incidere anzitutto sulla sua vita personale, prendendo atto che spesso rispondiamo a bisogni che sono solo artificiali e indotti.

Veniamo coartati a guadagnare sempre più denaro per sostenere consumi e acquisti di cose e “beni” di cui non abbiamo reale bisogno, quando potremmo tranquillamente lavorare meno (guadagnando meno e rinunciando a cose che non ci servono) per liberare tempo e ridare qualità alla vita e alle relazioni.

Queste scelte del singolo possono incidere anche sulla vita sociale, partendo dalle politiche locali del territorio per arrivare fino ai “livelli alti” delle istituzioni.

Per spingere le istituzioni (locali, nazionali e sovranazionali) a cambiare direzione non sono importanti solo le iniziative di cittadinanza attiva (associazioni di consumo solidale etc.), ma anche i nostri atteggiamenti di singoli.

Sì, perché anche le istituzioni, l’economia e la politica mondiale rispondono alla legge domanda-offerta del mercato: sono i comportamenti dei singoli cittadini (che ovviamente devono arrivare a “fare massa”) a orientare le scelte di chi prende le decisioni.

Cosa può fare ciascuno di noi?

In tal senso, quello che fa ciascuno di noi, oltre a farlo stare meglio come singolo (facendogli vivere una vita più libera e autentica), condiziona la trasformazione in un senso o nell’altro della società:

  • Se invece di cambiare cellulare ogni anno lo tengo finché funziona…
  • Se acquisto materie prime sfuse riutilizzando contenitori in vetro anziché prodotti confezionati in plastica…
  • Se riesco a privilegiare gli acquisti a chilometro zero, invece dei prodotti che arrivano da lunghe filiere…
  • Se riciclo ciò che può essere riutilizzato più volte, senza buttarlo subito meccanicamente nei rifiuti…
  • Se invece di concedermi tutte le comodità scelgo di fare un po’ di fatica in più (andare a piedi o in bici anziché in auto, che fa bene anche alla salute), di coprirmi meglio in casa anziché alzare il termostato, di chiudere l’acqua intanto che mi insapono sotto la doccia o sto usando lo spazzolino o il rasoio…

L’elenco potrebbe essere infinito, e sta tornando attuale in questi mesi in cui – a causa degli aumenti dovuti alla crisi energetica – si parla tanto di razionamento…

Siamo un popolo di egoisti

Ma ogni volta c’è qualcuno (tanti, purtroppo) che dice: «cosa vuoi che possa cambiare il mio modo di fare? Sono solo una goccia nell’oceano! E poi chi vuoi che venga a controllarmi in casa se tengo il termostato a 22° anziché a 19°? Mica mandano gli agenti con un mandato di perquisizione!»

Già: non è che se metto in pratica tutte le buone pratiche di cui sopra pioverà meno forte e si eviterà l’ennesima alluvione no?

Chi lo sa? Forse no… ma – lo sapete – si dice che

il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.

È la teoria dell’effetto farfalla, e pare che non sia solo una teoria o un semplice film, perché se è vero che a forza di dire «io che c’entro? Io che ci posso fare?» diventiamo socialmente inutili e ininfluenti singolarmente, è ancor più vero che – presi tutti assieme e assommando tutti i nostri singoli egoismi – diventiamo terribilmente dannosi, per gli altri esseri, per il Creato e per il futuro dell’umanità.