Pregate, confessate e pregate
Non possiamo pretendere di pregare e ottenere “miracoli” se prima non confessiamo sinceramente le nostre colpe e non ci riconciliamo coi fratelli.
Omelia per sabato 25 maggio 2024
Letture: Gc 5,13-20; Sal 140 (141); Mc 10,13-16
Concludiamo oggi la lettura e la meditazione della Lettera di san Giacomo apostolo.
Pregate e fate pregare
Quest’ultimo brano è un’esortazione a pregare nelle diverse situazioni della vita, tristi e gioiose, e ad aver cura dei fratelli che sono nella malattia, fisica o spirituale:
chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode. Chi è malato, chiami presso di sé i presbìteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore
La preghiera è la potente “arma” che il cristiano ha a disposizione per affrontare le diverse vicissitudini dell’esistenza.
La preghiera sacramentale
Al suo vertice, la preghiera insistente fatta con fede si fa addirittura sacramento:
preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore.
Giacomo descrive questa pratica (per ottenere il sollievo dalla malattia e la remissione dei peccati) come già nota: perciò la Chiesa vi ha ravvisato la forma primitiva del Sacramento dell’Unzione degli Infermi.1
Nella fraternità
Appoggiata dall’aiuto fraterno, la preghiera è il segreto della forza misteriosa che sostiene il singolo e tutta la Comunità, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, nella tentazione e nel peccato.
I Profeti, uomini come noi
Ancora una volta – come esempio pratico di quanto dice – l’apostolo propone un profeta: nello specifico Elia che – pur essendo un uomo come noi – ha mostrato la potenza della preghiera fiduciosa.
Non è un potere soprannaturale di chi prega ad ottenere i miracoli, ma la preghiera in se stessa:
Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto.
In questa affermazione, però, si intuisce che – perché la preghiera sia così potente – sono richieste due condizioni specifiche: il fervore e la giustizia.
Confessate e pregate
Ecco perché Giacomo – prima di pregare – esorta a confessare i propri peccati:
Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti.2
Perché la preghiera sia sincera, ardente ed efficace, occorre anzitutto essere in pace, con se stessi e con gli altri: ecco perché – ogni volta che celebriamo l’Eucaristia – iniziamo con l’Atto Penitenziale, dicendo
«Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle, che ho molto peccato…»
Perché le nostre preghiere non funzionano?
Da questa riflessione dovremmo capire abbastanza facilmente (e in maniera impietosa) il perché spesso e volentieri le nostre preghiere “non funzionano”: non solo perché non preghiamo con fede e fervore, ma – soprattutto – siamo “ingolfati” e appesantiti di nostri peccati, in particolare quelli contro la giustizia, la fraternità e la comunione.
Coprire una moltitudine di peccati
Credo sia questo il motivo per cui la Lettera si conclude in modo improvviso, senza alcuna forma di saluto (che invece troviamo abitualmente nelle altre lettere), ma con un’affermazione lapidaria:
che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati.
Anche san Pietro, nella sua prima Lettera, usa questa espressione, anche se – in quel caso – è la carità a coprire una moltitudine di peccati (cfr 1Pt 4,8).3
È chiaro, perciò, che l’atto più grande di carità e di Amore è prendere per mano il fratello e aiutarlo a camminare nella giustizia e nella verità.
- Questa identificazione tradizionale è stata definita nel Concilio di Trento. ↩︎
- La previa confessione dei peccati, che qui ha lo scopo di rendere efficace la preghiera per l’infermo, era di uso comune presso gli Ebrei e raccomandata dai rabbini. Le folle dei penitenti che si recavano da Giovanni il Battista «si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano confessando i loro peccati» (cfr Mt 3,6). La Didaché ci informa che i cristiani usavano confessare i peccati per prepararsi alla preghiera. ↩︎
- La citazione è tratta dal Libro dei Proverbi: «l’amore ricopre ogni colpa» (cfr Pr 10,12). ↩︎