Pregate per me! Santi apostoli Pietro e Paolo

Pregate per me

Letture: At 12,1-11; Sal 33 (34); 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19

Già qualche anno fa, in questa occasione, sottolineavo l’importanza del sostegno nella preghiera per poter vivere “all’ombra” e seguendo l’esempio del grande apostolo di cui porto il nome.

Anzitutto la preghiera di Gesù (cfr Lc 22,31-32), ma anche quella dei Santi, nostri intercessori in cielo.

Oggi vorrei soffermarmi sull’importanza della preghiera della Chiesa.

«Pregate per me»

Suscitarono molto scalpore le prime parole pronunciate dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana da Papa Francesco il 13 marzo 2013 (giorno della sua elezione al soglio pontificio):

E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.


Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto!

Sono parole che poi ha ripetuto e continua a ripetere spesso, e non smettono di suscitare domande, indagini e supposizioni varie… basta cercare l’espressione «Papa Francesco “pregate per me”» su Google per rendersene conto.

Cosa c’è di strano?

Ma io mi chiedo: cosa c’è di tanto strano che il Papa chieda alla Chiesa di pregare per lui?

Forse che il Papa possa fare a meno della preghiera altrui, o sia lui stesso la fonte della preghiera?

È assurdo anche solo pensarlo!

In ogni chiesa del mondo, in ogni singola celebrazione eucaristica, il celebrante prega per il Papa e il Vescovo locale a nome di tutta la Chiesa durante il Canone, e in quasi tutte le preghiere dei fedeli non si tralascia una preghiera per il Papa…

Ne ha più bisogno di tutti

Eppure, il tono con cui Papa Francesco esprime questa richiesta ha sempre un sottinteso particolare, tanto che spesso aggiunge «ne ho davvero bisogno».

Qualche anno fa, poi, oltre al solito «pregate per me» e al «ne ho davvero bisogno», ha spiegato in modo più esteso il senso di quella richiesta incessante:

«È importante che la gente preghi per il Papa e per le sue intenzioni. Il Papa è tentato, è molto assediato: solo la preghiera del suo popolo può liberarlo, come si legge negli Atti degli Apostoli. Quando Pietro era imprigionato, la Chiesa ha pregato incessantemente per lui. Se la Chiesa prega per il Papa, questo è una grazia. Io davvero sento continuamente il bisogno di chiedere l’elemosina della preghiera. La preghiera del popolo sostiene».

(Incontro con gesuiti del 5 settembre 2019 in Mozambico)

A riferire le parole del pontefice, di quegli incontri a porte chiuse, fu padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica (intervista apparsa sulla stessa rivista il 26 settembre 2019).

«pregate per me, che sono molto tentato e assediato»

Davvero – in quanto rappresentante della Chiesa – spesso il Papa è assediato e additato da ogni parte, un po’ come un “parafulmine”, messo lì proprio per attirare su di sé tutte le “scariche” temporalesche che agitano il mondo contemporaneo (ricordate che scalpore suscitò la foto del fulmine caduto sulla cupola di San Pietro il giorno in cui Benedetto XVI annunciò le sue dimissioni?)

Tutta la Chiesa prega

Mentre Pietro era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui.

È stata proprio la citazione del brano degli Atti degli Apostoli fatta allora da Papa Francesco (e che ascoltiamo nella prima lettura della liturgia di oggi) ad avermi suggerito il piccolo pensiero di riflessione per questa solennità così importante per la Chiesa, per il Papa e – umilmente – anche per me.

È la preghiera incessante della Chiesa intera che sostiene il ministero degli apostoli.

Colonne di un edificio

Pietro e Paolo sono ritenuti le “colonne” della Chiesa… ma senza un edificio ben compaginato attorno ad esse, le colonne sono solo dei monoliti solitari e – prima o poi – cadono.

Mi è venuta questa suggestione “edilizia” dalla meditazione delle parole dei nostri due Santi:

…né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere… Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio (cfr 1Cor 3,6-9).


…agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso… cresce in modo da edificare se stesso nella carità (cfr Ef 4,15-16).


Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo (cfr 1Pt 2,4-5).

Ecco, mi piace pensare che la preghiera sia un “fluido”, un “cemento” invisibile e potente che pervade e fortifica tutta quanta la Chiesa, e tiene unite e compaginate le colonne e tutte le pietre che compongono questo edificio spirituale, il quale poggia sulla pietra angolare che è Cristo.

La preghiera è il “cemento”

La preghiera è davvero uno strumento potente (come insegnano i Padri della Chiesa e i grandi santi), e lo è senz’altro e in particolar modo la preghiera di intercessione, ovvero: quella che non facciamo per noi stessi, ma gli uni per gli altri.

Io mi sento onorato (e non oberato) dalle tantissime persone che mi chiedono di pregare per loro da quando sono diventato sacerdote, soprattutto in questi ultimi mesi (da quando sono arrivato a Sotto il Monte).

Ma mi sento ancor più ricoperto di grazie spirituali per le tante persone che mi assicurano la loro preghiera, che mi dicono «lo sa? Prego sempre per lei e per tutti i sacerdoti».

È questa sicurezza di sostegno e accompagnamento nella preghiera che mi aiuta a sostenere il ministero, e mi fa sentire che anche le mie povere preghiere di intercessione (alle quali dedico ore ogni giorno, fin dal mattino presto) hanno la forza e la presunzione di “bucare il cielo”, perché non sono solo mie, ma di tutta quanta la Chiesa.

Lo chiedo anche io, senza vergogna

Ecco perché – anche se non sono il Papa – non mi vergogno, alla fine di questa riflessione di chiedere a tutti voi che mi leggete con pazienza: «pregate per me!»

Lo chiedo ai Santi apostoli Pietro e Paolo, ai parrocchiani di Sotto il Monte, a quelli delle comunità dove sono passato per il mio ministero e a tutte le persone che mi vogliono bene.

E – perché no – anche a quelle che non mi sopportano, perché il Signore mi aiuti a farmi santo e a diventare sempre più strumento utile nelle Sue mani: «pregate per me!»