Prudenti e semplici, non furbi e arroganti

Prudenti e semplici

Noi cristiani dobbiamo imparare ad essere «prudenti come serpenti e semplici come colombe», ma questo richiede una grande docilità allo Spirito.

Omelia per giovedì 16 maggio 2024

Letture: At 22,30;23,6-11; Sal 15 (16); Gv 17,20-26

Siamo ormai alle battute finali del racconto degli Atti degli Apostoli, che abbiamo cercato di ascoltare per intero durante il tempo pasquale.

Per ovvie ragioni di tempo, il Lezionario non può proporci il testo completo, perciò vi chiedo lo sforzo di leggere personalmente le pagine tralasciate, di cui io faccio solo un sunto.

Riassunto delle puntate mancanti

Il capitolo 21 narra il lungo viaggio dell’apostolo e dei suoi compagni verso Gerusalemme: in quasi tutte le tappe, vari discepoli col dono della profezia cercano di dissuaderlo dal salire a Gerusalemme, prevedendo per lui l’arresto e la persecuzione, ma lui non si fa convincere.

A Gerusalemme viene accolto festosamente e racconta tutto quello che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo del suo ministero, poi Giacomo e gli altri cercano un escamotage per far tacere quei Giudei che lo vedevano come un nemico della Legge di Mosè, consigliandolo di praticare un atto pubblico di purificazione nel tempio.

Ma i Giudei provenienti dalla provincia dell’Asia aizzano tutta la folla, che cerca di linciare Paolo, così il comandante della coorte è obbligato ad intervenire e – per proteggerlo – lo fa arrestare.

Il capitolo 22 riporta il discorso di difesa dell’apostolo, che ripercorre tutta la sua storia personale ma, anche qui, giunto a parlare della sua conversione a Cristo, i Giudei invocano la sua morte, così il comandante lo fa imprigionare nella fortezza. Al momento in cui stava per essere flagellato e interrogato, Paolo si dichiara cittadino romano, evitando la tortura.

Furbi o prudenti?

Siamo finalmente al brano che ci è proposto oggi.

Il comandante della coorte, volendo conoscere la realtà dei fatti, mette Paolo a confronto coi suoi accusatori, e qui l’apostolo escogita un atto di grande scaltrezza:

sapendo che una parte era di sadducèi e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti».

La cosa fa scoppiare una lite furiosa tra le due fazioni. Verrebbe da dire: «che furbo! Bravo Paolo!»… Ma quella di Paolo non è furbizia.

Semplici e prudenti

Non dimentichiamo che ormai l’apostolo è totalmente docile allo Spirito Santo (come abbiamo più volte constatato nella lettura degli Atti), e quindi non fa altro che mettere in pratica gli insegnamenti del Signore:

«quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (cfr Mt 10,17-20);

«io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere» (cfr Lc 21,12-15).

«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16).

Con dolcezza e rispetto

È questo lo stile che dobbiamo imparare noi discepoli: quando veniamo contestati, anche ingiustamente, non dobbiamo far ricorso ai nostri stratagemmi, alla furbizia, all’arroganza di chi pretende di avere ragione, ma alla Parola di Dio, alla Sua grazia.

Così dice Pietro nella sua prima Lettera:

Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto (cfr 1Pt 3,13-18).

Prudenza e semplicità non sono qualità umane, ma virtù, doni di Dio.

Il coraggio vien da Dio

I cristiani, discepoli di Cristo, devono scegliere di essere prudenti anziché furbi, semplici anziché arroganti perché anche Cristo è morto per i peccati, giusto per gli ingiusti.1

Il coraggio della testimonianza non ce lo si dà da sé, ma viene dall’affidarsi totalmente al Signore e alla Sua Parola.

La conferma è l’apparizione del Signore alla fine del brano:

La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma».

  1. Cfr 1Pt 3,18. ↩︎