Questione di rapporti. 1ª Domenica di Quaresima (C)

Gesù tentato nel deserto ci insegna a professare la fede in Dio per riordinare i nostri rapporti malati col Padre, i fratelli e il mondo
Omelia per domenica 9 marzo 2025

Solo una sincera professione di fede ci permette di riordinare i nostri rapporti malati con le cose, coi fratelli e con Dio. A questo serve la Quaresima.

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Letture: Dt 26,4-10; Sal 90 (91); Rm 10,8-13; Lc 4,1-13

Come ogni anno, all’inizio del nostro cammino quaresimale, siamo guidati dallo Spirito nel deserto, assieme al nostro Maestro.

Il cammino del battezzato

Quello della Quaresima, infatti, è il tempo preposto a ripercorrere a ritroso la nostra storia di fede, per riscoprire le nostre radici: quelle che – dal giorno del nostro Battesimo – affondano nell’amore del Padre.

Anche a noi, infatti, come a Gesù nel fiume Giordano, Dio ha detto:

«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (cfr Lc 3,21s).

Tempo di prova e tentazione

Così, pure noi, assieme a Gesù ci inoltriamo per quaranta giorni a tu per tu con noi stessi, le nostre fragilità, le nostre tentazioni.

Prima di iniziare il Suo ministero pubblico, Gesù si è trovato ad affrontare la tentazione di imboccare la via di un messianismo “facile”, basato sul potere, sulla forza, sull’intimidazione, e ha scelto di dire un “no” deciso, rispondendo al diavolo colpo su colpo con la Parola di Dio.

Anche noi combattiamo quotidianamente con la tentazione, specialmente quando ci mettiamo a fare sul serio nel nostro cammino cristiano;1 ma quale tipo di tentazione dobbiamo fronteggiare?

Riordinare i rapporti

Anche se non abbiamo il compito di salvare il mondo come Gesù, pure noi siamo “cristi”, cioè “unti”, “consacrati”, e questa unzione battesimale va coniugata ogni giorno nel concreto dei nostri rapporti con le cose, con il mondo, coi nostri fratelli e, soprattutto, con Dio.

Il rapporto con il Creato

Anche noi abbiamo spesso la tentazione di sottomettere tutto e tutti ai nostri appetiti: l’uomo consumista spreca un’infinità di risorse pur di soddisfare la sua fame, fisica o psicologica.

Pensiamo alle devastazioni ambientali per produrre cibo in quantità enormi, di cui la maggior parte viene sprecata, oppure di oggetti tecnologici che hanno la durata di pochi mesi e poi diventano rifiuti pericolosi…

Il nostro rapporto con le cose è malato, perché riteniamo di poterne fare quello che vogliamo, pur di soddisfare le nostre voglie.

Il rapporto coi fratelli

È malato anche il nostro rapporto con il mondo e le persone, perché – nel nostro piccolo – cerchiamo una piccola fetta di potere da esercitare su qualcuno, anche a costo di inchinarci al male facendolo diventare la nostra bussola.

Il rapporto con Dio

È malato il nostro rapporto con Dio, perché lo vorremmo trasformare in un cagnolino che obbedisce servizievolmente ai nostri bisogni, che venisse in nostro soccorso a comando.

Solo la fede guarisce i rapporti

Per rimettere in ordine e guarire questi rapporti malati, l’unica via è quella di una sana professione di fede, che ci rimette al nostro posto; scriveva Papa Giovanni nel suo diario il 16 dicembre 1902:

Dio è tutto: io sono nulla. E per oggi basta.2

(Giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima 266, a cura di Loris F. Capovilla, Edizioni San Paolo 198913)

Questa affermazione lapidaria contiene le tre risposte date da Gesù al diavolo:

  • «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».3
  • «Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».4
  • «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».5

Proclamare con la bocca, credere col cuore

È per questo che le altre pagine della Scrittura che ci sono offerte in questa domenica contengono due grandi professioni di fede:

  1. la Prima Lettura, quella del pio ebreo che ricorda di dover offrire tutto a Jaweh perché ha ricevuto tutto in dono da Lui;
  2. la Seconda Lettura quella del vero cristiano, che crede con il cuore e proclama con la bocca che Gesù è il Signore, e che Dio lo ha risuscitato dai morti, sapendo che «chiunque crede in lui non sarà deluso».

Propongo, perciò, a partire da oggi, di appropriarci delle parole di Papa Giovanni, e farle diventare un motto che parte dal cuore e sgorga sincero sulle labbra:

Dio è tutto: io sono nulla. E per oggi basta.

  1. Ce lo ricordava il Siracide nel brano che meditavamo qualche giorno fa: «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione» (Sir 2,1).
  2. Angelo Giuseppe Roncalli ha interiorizzato questo pensiero dagli insegnamenti del Padre redentorista Francesco Pitocchi (1852-1922), che fu suo padre spirituale nel periodo 1902-1905. A lui ricorse anche negli anni successivi, ogni volta che scendeva a Roma, e lo ebbe come confessore settimanale dal gennaio 1921, quando fu chiamato come presidente di Propaganda Fide.
  3. Cfr Mt 4,4; Dt 8,3.
  4. Cfr Dt 6,13.
  5. Cfr Dt 6,16.