Ricchi di indifferenza
Il rimprovero profetico di Giacomo non è rivolto solo ai ricchi di denaro, ma a chi resta indifferente e non fa nulla per combattere le ingiustizie.
Omelia per giovedì 23 maggio 2024
Letture: Gc 5,1-6; Sal 48 (49); Mc 9,41-50
Oggi tutti e tre i testi della Liturgia della Parola sono molto forti ed esigenti, e non si prestano a letture edulcorate.
Io mi soffermo soprattutto sulla Prima Lettura, come faccio sempre nei giorni feriali.
Guai a voi, ricchi!
Con la sua parresia profetica, Giacomo ammonisce i ricchi, non tanto a motivo delle loro ricchezze, ma perché si sentono sicuri di sé: in questo segue lo stesso insegnamento di Gesù (cfr Lc 6,24-25; Lc 12,16-21).
Ricchi sono coloro che fanno affidamento sulle proprie capacità, sentendosi onnipotenti, invincibili e inattaccabili, proprio come quelli rimproverati nel brano di ieri (che dicono «Oggi o domani andremo… faremo…»): gente che vive come se non ci fosse un domani, come se non ci fosse Dio.
Anche ai ricchi Giacomo rimprovera di essere come vapore che appare per un istante e poi scompare, come fa anche l’autore del Salmo Responsoriale:
Non temere se un uomo arricchisce…
Quando muore, infatti, con sé non porta nulla…
Più dannosi che inutili
Solo che i ricchi non sono solo insulsi e inutili… sono pure dannosi, perché – nella loro ingordigia e totale indifferenza – causano ingiustizie:
il salario dei lavoratori… che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente.
Ce n’è per tutti
Ogni ingiustizia sociale grida vendetta al cospetto di Dio: ecco perché il rimprovero di Giacomo non è rivolto solo ai ricchi, ma a tutti coloro che rimangono indifferenti di fronte alle ingiustizie.
Ricchi di sé, infatti, sono anche quelli che – non navigando nell’oro – si sentono autorizzati a dire: «non mi riguarda: non sono mica Berlusconi io»; oppure: «io me li sono sudati tutti i miei quattrini».
L’onestà non è indifferente
Non basta aver guadagnato onestamente i propri soldi, perché l’onestà non giustifica l’indifferenza: chi non fa nulla per denunciare e combattere le ingiustizie che funestano il mondo è egualmente passibile di rimprovero.
Il Concilio Vaticano II condanna con forza gli atteggiamenti di passività, di irresponsabilità, di rifiuto di servizio, e afferma:
Considerando il fatto del numero assai elevato di coloro che nel mondo intero sono oppressi dalla fame, il sacro Concilio richiama urgentemente tutti, sia singoli che autorità pubbliche, affinché – memori della sentenza dei Padri: «Nutri colui che è moribondo per fame, perché se non l’hai nutrito, lo avrai ucciso»1 – realmente mettano a disposizione e impieghino utilmente i propri beni, ciascuno secondo le proprie risorse, specialmente fornendo ai singoli e ai popoli i mezzi con cui essi possano provvedere a se stessi e svilupparsi.
(Concilio Vaticano II, Gaudium et spes 69).
Non solo elemosina
Combattere le ingiustizie e le ineguaglianze, però, non si fa solo con l’elemosina, ma anche e soprattutto con la protesta pacifica, con la denuncia chiara e senza mezzi termini di tutto quanto sembra ormai diventato normale e quotidiano.
Mi riferisco ai mezzi di informazione che ci nascondono gli orrori delle guerre in atto perché seguono le “veline” degli Stati Uniti e di chi ci governa, o che “accarezzano il pelo” del governo anche quando questo distrugge la sanità pubblica, la scuola, i servizi alla persona per favorire i ricchi e gli industriali!
Cristiani scandalosi
Venendo alle parole durissime di Gesù nel vangelo odierno, credo che un cristiano che rimane indolente nel mondo di oggi sia davvero scandaloso, e non solo dovrebbe tagliarsi mani e piedi e cavarsi gli occhi, ma davvero «gettarsi a mare con una macina da mulino al collo», perché
«se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore?»
- Cfr Graziano, Decreto, c. 21, dist. 86: ed. Friedberg I, 302. ↩︎