Rigenerati dalla Parola
Il cristiano dipende dalla Parola di Dio viva ed eterna, la Parola che è Gesù: da essa è generato e rigenerato.
Omelia per mercoledì 29 maggio 2024
Letture: 1Pt 1,18-25; Sal 147; Mc 10,32-45
Continuiamo la lettura ininterrotta della Prima Lettera di Pietro, anche se – tra il brano ascoltato ieri e quello di oggi – manca un versetto che, secondo me, è importante non tralasciare:
E se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri (1Pt 1,17).
Figli, non schiavi
È un ulteriore motivazione alle esortazioni che chiudevano il brano di ieri:
Come figli obbedienti… diventate santi anche voi… Poiché sta scritto: «Sarete santi, perché io sono santo» (cfr 1Pt 1,14-16).
L’invito alla santità è motivato e rafforzato dalla coscienza e consapevolezza che Dio non è un padrone ma un Padre, e che noi non siamo Suoi schiavi, ma Suoi figli.
Timore, non paura
La conseguenza di questa consapevolezza è che l’atteggiamento di obbedienza a Dio (fino alla santità) non è dettato dalla paura, ma dal timore, ovvero: dal senso di rispetto filiale e dal desiderio di non deludere e amareggiare il Padre ma, anzi, di assomigliargli sempre di più.
Il sangue prezioso di Cristo
I due versetti che aprono il brano proposto oggi dal Lezionario sono di una densità teologica immensa:
Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.
Non ho lo spazio qui per fare l’excursus sul significato del sangue e del sacrificio vicario nella religione ebraica (e la “trasformazione” di questa religiosità nel sacrificio eucaristico); per di più l’ho già fatto tempo fa, perciò – se ne avete il tempo e la voglia – vi suggerisco di leggere l’omelia che ho proposto tre anni fa per la festa del Corpus Domini a cui stiamo per avvicinarci: Salvi a prezzo del sangue.
La nostra fede è opera di Cristo
Nel versetto seguente torna ancora una volta il «per voi» su cui abbiamo riflettuto ieri:
Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi.
In quello successivo, invece, si aggiunge un concetto molto profondo:
e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.
Pietro dice che la nostra fede non è “farina del nostro sacco” ma è «opera sua», di Cristo, e perciò non è una fede “da due soldi”, incerta e indefinita, ma una fede forte, corroborata dalla speranza viva, e perfettamente «rivolta a Dio».
Rigenerati dalla Parola
Anche l’invito finale ad amarci sinceramente come fratelli, intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, non è basato sulla nostra forza di volontà, ma sulla forza rigeneratrice della Parola di Dio:
rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna.
Nei primi versetti (meditati l’altro ieri), Pietro aveva detto che Dio Padre ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù (cfr 1Pt 1,3); qui aggiunge che all’origine della nostra rigenerazione, della nostra rinascita spirituale, c’è la Parola di Dio, viva ed eterna.
Un confronto impietoso
La citazione del profeta Isaia1 “calca la mano” sul confronto impietoso tra le parole umane (che seccano e appassiscono come i fiori e l’erba) e la Parola di Dio che, invece, rimane per sempre.
Tutte le ideologie, le filosofie, anche quelle che sembravano costruite perfettamente, si sono rivelate caduche e destinate a morire; solo la Parola di Dio è eterna e capace di generare continuamente vita.
La Parola del Vangelo
Se in Isaia, la Parola generatrice di Dio indicava la Torah,2 Pietro – riguardo alla parola di Dio viva ed eterna – afferma:
E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato.
Il Vangelo è la Parola di Gesù, anzi, con l’evangelista Giovanni possiamo dire che questa parola è Gesù:
In principio era la Parola,
e la Parola era presso Dio
e la Parola era Dio.
E la Parola si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.3
Generati mediante il Vangelo
Questa pagina della Prima Lettera di Pietro esprime in maniera fortissima la coscienza che il cristiano dipende dalla Parola: da essa è generato e rigenerato.
È l’esperienza dei primi credenti di dovere la vita alla Parola del Vangelo che genera alla fede, come dice l’apostolo Paolo:
sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo (cfr 1Cor 4,15).
Familiarità con la Parola
Questa è stata un’acquisizione fondamentale del Concilio Vaticano II che, nella Dei Verbum ci esorta così:
il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli… ad apprendere «la sublime scienza di Gesù Cristo» (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. «L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo».4 …Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo; poiché «quando preghiamo, parliamo con lui; lui ascoltiamo, quando leggiamo gli oracoli divini».5
(Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, 25)
È il primato della Parola nella Chiesa, che per alcuni secoli è rimasto un po’ in ombra, ma che oggi è stato riscoperto.
Nella sua missione pastorale da Vescovo di Milano, il cardinal Martini ha avuto sempre a cuore la preoccupazione di aiutare la gente a rendersi familiare con la Parola di Dio e a pregare a partire da essa, una preoccupazione per tutti, anche i non credenti, soprattutto i giovani, ai quali diceva:
quando, trovandoti davanti a una parola del Vangelo, riconoscerai, per intuizione tua, che parla di te, anzi, che parla a te, avrai scoperto il tesoro della Parola di Dio.
Attenti a non sostituisce la Parola
In questa riscoperta della Parola di Dio, però, dobbiamo stare attenti a quali strumenti e autori scegliamo, perché spesso – purtroppo – capita di leggere commenti di autori “moderni” che indulgono troppo in una lettura di tipo psicologico, fenomenologico o teologico…
Sono approcci che possono dare il loro apporto alla lettura dei testi sacri, ma occorre stare attenti a non sostituire la Parola viva ed Eterna con parole “troppo umane”, che magari entusiasmano o suscitano curiosità per un certo tempo, ma poi isteriliscono e vengono meno (come l’erba e il fiore, simbolo delle parole umane nel profeta Isaia).