Rimanere per gioire. 6ª Domenica di Pasqua (B)

Rimanere per gioire

Dio ci chiede di rimanere nel Suo Amore perché l’unico modo per conservare in noi la gioia è lasciarci Amare da Lui di continuo, sempre.

Omelia per domenica 5 maggio 2024

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Letture: At 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97 (98); 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17

Perché Gesù ci chiede di rimanere nel Suo amore? Perché è geloso? Perché ci vuole tutti per sé?

Forse pensiamo così perché proiettiamo su Dio il nostro modo di rapportarci agli altri: di fatto, quando argomentiamo di un forte legame di amicizia o del rapporto tra due fidanzati, ci mettiamo subito a questionare se e quanto sia opportuno essere gelosi…

Un Dio geloso

Anche Dio è definito «geloso»1 dalla Sacra Scrittura, ma vi ricordo ancora una volta che la Bibbia è Parola di Dio scritta da uomini, perciò, per tentare di descrivere Dio, si serve spesso di antropomorfismi, ovvero: proietta su Dio sentimenti e comportamenti umani.

Dio è geloso, sì, ma la Sua “gelosia” è piuttosto diversa dalla nostra.

Gelosie a confronto

Mentre la nostra gelosia – per lo più – è generata dalla poca fiducia che abbiamo nell’altro (perché temiamo che ci possa tradire, lasciandosi abbindolare dal primo che passa), quella di Dio nasce dalla grande preoccupazione che ci roviniamo per sempre.

La gelosia umana nasce generalmente da un egoistico amor proprio (che teme di essere privato di una sua “proprietà”); quella di Dio nasce dall’Amore per noi, dal timore che ci succeda qualcosa di male.

Noi diciamo «nessuno ti sa amare come me… solo con me puoi stare bene», ma è una pretesa e un azzardo: l’unico che può dire queste cose senza riempirsi di superbia e supponenza è Dio, perché, come ci ricorda l’apostolo Giovanni nella seconda lettura,

l’amore è da Dio… Dio è amore.

Rimanere per vivere

Quando Gesù ci raccomanda di rimanere nel Suo Amore lo fa nel nostro interesse perché, come ci diceva con l’immagine del Buon Pastore due domeniche fa, solo Lui è disposto a difenderci dal male a costo della Sua stessa vita: se non rimaniamo nel Suo recinto, sotto la Sua protezione, rischiamo di essere rapiti e sbranati.

E domenica scorsa, con l’allegoria della vite, ci spiegava che – anche se non corriamo pericoli dall’esterno – staccandoci da Lui smettiamo comunque di vivere e di trasmettere vita:

«Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me… senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me… secca» (cfr Gv 15,4-6).

Rimanere per gioire

Nel vangelo odierno, però, aggiunge una motivazione molto meno “utilitaristica”, anzi, squisitamente affettiva:

«Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Dio non ci chiede di rimanere in Lui per essere “produttivi” e fruttuosi, ma anzitutto per essere felici, per gioire pienamente.

Questa è l’essenza dell’Amore gratuito: volere sempre e solo il bene dell’altro, a prescindere dal fatto che quello se ne renda conto e ne faccia qualcosa di buono.

Amare per amore

Dio ci ama per Amore, non per tornaconto! Ecco il senso del non chiamarci “servi”, ma “amici”!

Prima ancora di venire a cercare dei frutti da noi, al Signore sta a cuore che noi stiamo bene, che siamo felici: il Suo è davvero un Amore senza condizioni!

Dio ci ama a prescindere, senza rassicurazioni, anzi: sapendo già che non Lo ricambieremo quasi mai!

Rimanere nell’Amore

Gesù ci raccomanda di rimanere nel Suo Amore perché sa che, nel nostro modo povero e imperfetto di amare, basta anche solo una piccola interruzione per creare una scossa tellurica, come quando si sfiorano per sbaglio le fondamenta di un edificio.

È un attimo perdere la gioia e la serenità interiore: basta che nel nostro cuore si insinui anche solo un dubbio, un sospetto, sul fatto che Dio ci voglia ancora bene.

Quante persone incontro, in confessionale, che vivono con questo dubbio atroce nella coscienza! E il motivo, spesso, è che se ne sono stati lontani da Dio per un bel po’.

L’unico modo per non farsi “mangiare il cuore” da quest’angoscia è rimanere con Lui, tornando frequentemente al cospetto della Sua infinita misericordia con in mano le nostre paure, per sentirci dire, ogni volta: «non temere, figlio mio: il mio Amore per te non verrà mai meno!»

Capite perché i grandi santi si confessavano spessissimo? Ma su questo argomento tornerò nella prossima puntata della mia rubrica Storie dal confessionale.

  1. Cfr Es 20,5; Es 34,14. ↩︎