Scuotere la polvere dai piedi

Scuotere la polvere dai piedi

Scuotere via la polvere dai piedi non è solo un gesto profetico, ma l’invito a non farsi appesantire dai rifiuti, confidando sempre nella grazia di Dio.

Omelia per sabato 27 aprile 2024

Letture: At 13,44-52; Sal 97 (98); Gv 14,7-14

Paolo abbandona la sinagoga di Antiochia di Pisidia per rivolgersi ai pagani, dopo aver tentato invano di “evangelizzare” i suoi antichi fratelli di sangue e di religione.

Destinazione universale

È una scena che torna con insistenza negli Atti, tanto da far pensare che Luca vi abbia racchiuso una precisa intenzione teologica, ovvero: la sottolineatura universalistica che caratterizza anche il suo vangelo.

L’idea domina tutta la seconda parte del libro e coincide con l’apparire sulla scena di Paolo, apostolo dei pagani.

Che la salvezza di Dio sarà rivolta ai pagani ed essi la accoglieranno, sarà il ritornello sulla bocca dell’apostolo fino alla fine del racconto (cfr At 28,28).

Una scelta amara

Non fu una scelta facile per Paolo, ma piena di dispiacere e amarezza; lo si evince da alcuni passaggi delle sue lettere:

ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne (cfr Rm 9,1-3).

Dio non respinge chi Lo rifiuta

Come si capisce bene dal capitolo 9 della Lettera ai Romani, Dio non ha respinto Israele a favore dei pagani e non si smentisce, rimanendo sempre fedele alle Sue promesse: è Israele che ha mancato alla sua missione e vocazione di custode delle promesse e strumento di diffusione della salvezza, diventando invece ostacolo per sé e per gli altri.

Scuotere la polvere

Quello che voglio sottolineare della pagina proposta oggi dalla Prima Lettura del Lezionario è la fedeltà di Paolo e Barnaba nel seguire il consiglio del Signore Gesù di fronte al rifiuto dell’annuncio del Vangelo:

«Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro» (cfr Lc 9,1-6).

Non è abbandonare a se stessi

Scuotere la polvere dai piedi non ha solo il significato della locuzione di origine giudaica,1 per indicare la fine di ogni rapporto e il distacco definitivo da chi ha rifiutato il Vangelo, tant’è che nel capitolo successivo (in occasione dell’invio dei 72 discepoli), Gesù modifica e completa la frase:

«quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”» (cfr Lc 10,1-16).

Il Regno di Dio non è mai negato, nemmeno a chi lo rifiuta. In questa precisazione risuona un po’ lo stesso invito che troviamo in Matteo riguardo alla correzione fraterna:

«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo… se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano» (cfr Mt 18,15-17)

da intendersi come un “caso” che va affidato direttamente al Signore, perché solo Lui, che è venuto per i pubblicani e i peccatori, è in grado di prendersene cura (cfr Mt 9,9-13)!

Non farsi appesantire

Perciò, scuotere la polvere dai piedi (e di dosso) è – piuttosto – l’invito a non farsi “contagiare” o “appesantire il cuore” dal rifiuto ricevuto, lasciando che la gioia del Vangelo prosegua inarrestabile, senza farsi frenare da delusioni e nostalgie.

Il discepolo, infatti, sa che – dove non è riuscita la sua opera – interverrà la grazia di Dio a suo tempo.

Testimoni gioiosi

Impariamo anche noi a scuotere via tutte le amarezze che ci impediscono di essere testimoni gioiosi del Vangelo di Cristo.

A tal proposito vi cito alcuni passaggi della Evangelii gaudium di Papa Francesco:

82. L’ansia odierna di arrivare a risultati immediati fa sì che gli operatori pastorali non tollerino facilmente il senso di qualche contraddizione, un apparente fallimento, una critica, una croce.

83. Così prende forma la più grande minaccia… Si sviluppa la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come «il più prezioso degli elisir del demonio»… si lasciano affascinare da cose che generano solamente oscurità e stanchezza interiore, e che debilitano il dinamismo apostolico. Per tutto ciò mi permetto di insistere: non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione!

  1. I rabbini comandavano ai giudei di scuotere la polvere dai loro piedi quando tornavano in Palestina dalle città pagane; i pagani, infatti, erano considerati impuri. È considerata impura la polvere di tutti i paesi che non siano la Terra Santa: quindi ogni paese che non accolga la parola. ↩︎