Se non è per tutti non è preghiera
Se preghiamo solo per qualcuno e non per tutti (soprattutto chi ha le responsabilità più alte), non stiamo pregando veramente, non stiamo parlando con Dio.
Omelia per lunedì 18 settembre 2023
Letture: 1Tm 2,1-8; Sal 27 (28); Lc 7,1-10
Il brano della prima lettura di oggi è uno di quelli che fa storcere il naso a molti:
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere.
Mi è capitato più volte di osservare l’assemblea quando – durante le preghiere dei fedeli – si prega per i politici e i governanti: la maggior parte delle volte ci sono brusii, risatine, espressioni facciali di ogni tipo.
Non ci crediamo
È evidente che la maggioranza non è d’accordo e non crede all’opportunità di questa intenzione di preghiera.
Beh: è una delle conversioni alle quali siamo chiamati.
Non sto a ripetere o a ricalcare la bellissima riflessione fatta da Papa Francesco a Casa Santa Marta nel settembre di quattro anni fa (commentando proprio le letture di oggi), ma vi consiglio di andare a leggerla, perché è davvero chiara e stringente (come sempre quando il Papa parla “a braccio”, partendo dalla situazione quotidiana).
Perché pregare per i politici?
I politici e i governati, anche se ci stanno antipatici e non li sopportiamo, sono le persone che più hanno bisogno della nostra preghiera, perché hanno le più alte responsabilità, e le loro decisioni influiscono sulla vita e sul futuro di tutti quanti.
Aggiungo qualche provocazione esemplificativa:
- Preghi per tuo figlio quando deve affrontare un esame difficile all’Università? E magari anche perché il suo professore sia comprensivo e imparziale?
- Preghi per tuo marito che deve affrontare un delicato intervento? E magari anche perché il chirurgo che lo opererà faccia del suo meglio?
Allora perché non pregare per chi ha un compito delicato e importante che va ad incidere sulla tua vita, sul tuo futuro e su quello di tutte le persone della grande famiglia umana?
Riguarda i governanti del tuo Comune, della tua Regione, della tua Nazione, del tuo continente.
Riguarda i rappresentanti dei grandi organismi mondiali che prendono decisioni sull’ambiente, sul clima, sugli armamenti…
È peccato non farlo
Criticare i politici invece di pregare per loro, soprattutto nelle situazioni di gravi emergenze che stiamo vivendo a livello nazionale e globale, oltre ad essere inutile è peccato.
È peccato anche perché significa che non crediamo che Dio possa convertire i cuori delle persone, e che – come in tutte le vicende umane di cui ci narrano le Scritture – Egli non sia in grado di guidare la storia secondo la Sua Provvidenza e il Suo disegno di Bene.
Non pregare per i governanti non è solo mancanza di fiducia in loro, ma anche mancanza di fede in Dio.
Si prega per tutti
Rispetto a questa tematica aggiungo solo un’ulteriore sottolineatura, a partire dall’espressione «per tutti», che torna più volte nel testo della lettera.
Il motivo dell’insistenza su quel “tutti” è subito spiegato:
Dio, nostro salvatore, …vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità
A Dio stanno a cuore tutti, perché tutti gli uomini – buoni o cattivi, brutti o belli – sono Suoi figli (cfr Mt 5,45).
Sì prega per tutti perché tutti gli uomini sono nostri fratelli, e siamo tutti un’unica grande famiglia: siamo tutti legati e interdipendenti…
Così ci ha insegnato Gesù
Questo è ciò che si desume dalla preghiera che ci ha insegnato Nostro Signore: il Padre Nostro.
Gesù ci ha insegnato a dire “nostro” quando ci rivolgiamo al Padre Celeste, non “mio”, o “della mia famiglia”.
Se non preghiamo così, al plurale (e al plurale più largo e universale), non stiamo parlando con Dio, ma stiamo creando una “setta”, né più né meno.
Se la preghiera non è per tutti, invece di unire divide, e giusto qualche giorno fa Gesù ci diceva:
«dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Se ne escludiamo anche solo uno (fosse anche Vladimir Putin), Cristo non è in mezzo a noi, e noi non stiamo pregando.