Segna un Tau sulla fronte di chi sospira e piange
Omelia per mercoledì 14 agosto 2024
Ciascuno di noi è stato segnato col “tau”, con la “firma” di Dio, il giorno del Battesimo: cerchiamo di fare in modo che questo segno non si cancelli.
Letture: Ez 9,1-7;10,18-22; Sal 112 (113); Mt 18,15-20
Continuando ad ascoltare il profeta Ezechiele, nella Prima Lettura, oggi incontriamo un testo che ci mette in difficoltà, perché, a un primo sguardo, sembra di trovarsi di fronte a un Dio vendicativo, che fa uso della rappresaglia contro le provocazioni e le cattiverie umane.
Per questo occorre leggere e meditare con più attenzione, e cogliere il segnale di qualcosa di ben diverso.
Il contesto
Il testo fa parte di una grande visione (datata tra il 592 e il 591 a.C.), narrata lungamente dal capitolo 8 al capitolo 11 del suo libro: il profeta è chiamato a testimone prima dei misfatti e delle profanazioni che si compiono nel tempio (cfr Ez 8,2-16) e poi della condanna a cui è sottoposta Gerusalemme.
Dio si allontana dal tempio dissacrato, dirigendosi verso oriente, verso la Mesopotamia, dove vivono i deportati.
Dio fa distinzione
La città e il tempio saranno distrutti a breve da Nabucodonosor (587 a.C.), e soltanto pochi scamperanno allo sterminio: gli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che si compiono a Gerusalemme, segnati con un tau sulla fronte.
L’ultima lettera dell’alfabeto ebraico antico, il tau, aveva la forma di una croce, ed era usato a volte come una firma (cfr Gb 31,35): qui è la “firma di Dio”.1
Il messaggio è che Dio non opera una giustizia sommaria: rappresaglia e vendetta cieca sono metodi degli uomini, non dell’Onnipotente! Dio non fa di tutta l’erba un fascio!
Oltretutto, questa è una visione profetica, un preannuncio, ovvero: una messa in guardia che c’è ancora la possibilità – se si vuole – di stare dalla parte giusta, cioè non di quelli che causano abomini ma di quelli che piangono e sospirano.
Si è ancora in tempo – se lo si vuole – per essere segnati con un tau sulla fronte, con la “firma” di Dio!
Il castigo di Dio?
Per quanto il linguaggio umano con cui è scritto faccia pensare a una vendetta di Dio, leggendo due versetti tagliati dal Lezionario si capisce, in realtà, che Egli non può più agire, perché il popolo non si è solo macchiato di grandi infedeltà, ma ha totalmente sfiducia in Lui, perciò, il Signore non può far altro che «farsi da parte» e ritirare dal popolo la Sua compassione e la Sua protezione:2
«Infatti vanno dicendo: “Il Signore ha abbandonato il paese; il Signore non vede”. Ebbene, neppure il mio occhio avrà pietà e non avrò compassione: farò ricadere sul loro capo la loro condotta» (cfr Ez 9,9-10).
I mali che affliggono il mondo, pertanto, non sono “castighi di Dio” (come spesso qualche moderno “Savonarola” dice a Radio Maria), ma la conseguenza del fatto che l’uomo vuole fare e disfare da sé, senza che Dio si “immischi” nelle sue faccende.
Esattamente come i bambini piccoli e capricciosi, che non vogliono farsi aiutare dai genitori, per dimostrare che ormai sono grandi, e finiscono inesorabilmente per farsi male.
Segnati col “tau”
Ognuno di noi è stato segnato col tau sulla fronte, il giorno del Battesimo: apparteniamo a Dio da sempre e portiamo impressa su di noi la Sua “firma”.
Cerchiamo di far sì che questo segno non si cancelli a forza di dire a Dio: «lasciami stare, che so fare da me!»
- Anche questo simbolo è ripreso da Giovanni nell’Apocalisse (cfr Ap 7,3; 9,4; 14,1). ↩︎
- La situazione assomiglia alla quella vissuta da Gesù quando, tornando nella sua patria, a Nazaret, non poté compiere miracoli e guarigioni perché la gente non aveva fede ed era sospettosa nei Suoi confronti (cfr Mc 6,1-6). ↩︎