Seminare con larghezza
Omelia per mercoledì 24 luglio 2024
Più che sforzarsi di essere “terreno buono” la nostra vita deve cercare di imitare sempre più la generosità del Padre nel seminare il bene.
Letture: Ger 1,1.4-10; Sal 70 (71); Mt 13,1-9
Per un commento alla Prima Lettura, tratta dal Libro del profeta Geremia, vi rimando a quanto ho scritto due anni fa.1
Sul brano di vangelo dico solo una parolina, perché è una di quelle pagine che torna più volte durante le domeniche dell’anno liturgico e, perciò, abbiamo modo di commentarlo e meditarlo come si deve in quelle occasioni.
Cambio di ritmo
Dopo il lungo e decisivo Discorso della montagna,2 dopo i fatti miracolosi che hanno inaugurato i tempi messianici,3 dopo l’esperienza missionaria dei discepoli,4 dopo le dispute e i primi rifiuti,5 l’annuncio del Regno sembra incontrare un’insuperabile difficoltà a germogliare e mettere radici nel terreno brullo della nostra umanità.
La Parola eterna di Dio è entrata nella storia nella persona di Gesù, ma l’uomo sembra refrattario ad accoglierla come tale, forse perché troppo “mite” e carica di misericordia, anziché di potenza e forza.
Per questo Gesù si prende tutto il tempo per cambiare ritmo, facendo ricorso al linguaggio metaforico, per consegnare ai Suoi ascoltatori un’immagine assai particolare della presenza di Dio nella storia:
«Ecco, il seminatore uscì a seminare…»
L’interpretazione autentica
La tradizione a cui hanno attinto i vangeli sinottici, oltre alla parabola del seminatore, ha riportato anche un’interpretazione della stessa, che verrebbe attribuita allo stesso Gesù (il che è anche probabile), ma che, a mio avviso, è un po’ “moralistica”, perché pone tutta l’attenzione sui terreni, ovvero: sul nostro essere disponibili o meno ad accogliere la Parola di Dio.
Tutte le parabole, però, (non solo questa) hanno molteplici interpretazioni, perché sono immagini simboliche che aprono uno squarcio sul mistero di Dio e, quindi, su qualcosa che non è mai del tutto comprensibile per la nostra mente.
Quali siano le interpretazioni autentiche non lo decido certo io, ma la Chiesa nel Suo insieme, lasciandosi guidare dallo stesso Spirito che ha inspirato gli autori sacri.6
Ritengo, però, che uno sguardo più gioioso su questa parabola, sia quello che punta l’attenzione sulla larghezza del gesto del seminatore.
Una semina generosa e abbondante
Se alla fine si può raccogliere «il cento, il sessanta, il trenta per uno» da quel “campo” che è il mondo, è solo perché Dio non guarda all’inadeguatezza dei terreni (strada, sassi, rovi…), ma continua a spargere con larghezza smisurata il seme della Sua Parola, ben sapendo che essa darà frutto.
Questa cosa l’aveva ben capita l’apostolo Paolo, il quale guardava a se stesso non con la presunzione di essere terreno buono, ma nella consapevolezza di essere povera carne, fraglie e debole, nella quale agisce la legge del peccato,7 ma anche la grazia di Dio.8
Forse allora, la nostra vita non deve mirare alla presunzione di poter un giorno diventare terreno buono, ma a imitare sempre più l’abbondanza e la generosità del Padre:
chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia (2Cor 9,6-7).
Questo perché la carità copre una moltitudine di peccati (cfr 1Pt 4,8).
- Non dire «io… », perché io sono con te! Omelia per mercoledì 20 luglio 2022. ↩︎
- Cfr Mt 5 – 7. ↩︎
- Cfr Mt 8 – 9. ↩︎
- Cfr Mt 10. ↩︎
- Cfr Mt 11- 12. ↩︎
- «Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana è mai venuta una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono alcuni uomini da parte di Dio» (1Pt 1,20). ↩︎
- Cfr Rm 7,18-24. ↩︎
- Cfr 1Cor 15,8-10. ↩︎