Senza esagerare. Lunedì Santo
Gesù è il servo sofferente: «non grida e non alza il tono», non esagera… Sia questo anche il nostro atteggiamento, entrando nei giorni santi dietro a Gesù.
Omelia per lunedì 3 aprile 2023
Letture: Is 42,1-7; Sal 26 (27); Gv 12,1-11
Eccoci entrati nella Settimana Santa, e chiamati a camminare passo passo dietro a Gesù, verso Gerusalemme e poi verso il Calvario.
In questi primi tre giorni ascoltiamo come prima lettura i Canti del Servo di Jahvè che troviamo nel libro del profeta Isaia, figura che da sempre la tradizione cristiana ha letto come prefigurazione del Messia incarnato da Gesù.
Mitezza e umiltà
Perciò, mentre tre anni fa mi soffermavo sul gesto stupendo di Maria nella casa di Betania, invitando alla riflessione sulla gratuità dell’Amore di Dio (che appare uno spreco), questa volta mi fermo proprio sulla prima “pennellata” di Isaia nel descrivere questo Messia mite e umile:
«Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce…»
Chi esagera i toni
È l’esatto contrario di quanto fanno le figure pubbliche ai nostri giorni (e da sempre): urlare e cercare visibilità, parlare e rispondere con prepotenza e arroganza.
Sui Social, nei comizi, in Parlamento, alla TV… è tutto un urlare, un esagerare i toni.
Si dice spesso che chi urla sa perfettamente di avere torto, ma – a quanto pare – urlare è il passatempo preferito di tante persone.
Perfetti di nome, ma non di fatto
Anche Giuda urla, si scalda, esagera, denunciando come uno spreco il gesto di Maria.
Secondo Matteo, anche gli altri discepoli se la prendono e rimangono sdegnati (cfr Mt 26,8-9), giudicando esagerato il gesto della donna.
Non è singolare che a scaldarsi e protestare siano proprio i discepoli?
Tutti uomini che si credono perfetti, fedeli, giusti, ma che – uno per uno – nel momento cruciale dimostreranno la loro pusillanimità, a partire da Giuda e Pietro?
Vizi privati e pubbliche virtù
A me pare che l’esagerazione dei toni sia la caratteristica precipua di quelli che vogliono apparire giusti a tutti i costi, pur sapendo di avere il “marcio” dentro, anche in termini di fede e morale… l’importante è mostrare un’immagine ineccepibile di sé, anche se è tutta apparenza esteriore.
In confessionale le persone più presuntuose che incontro, quelle dagli atteggiamenti farisei, piene di livore e critiche verso il Papa, i Vescovi, i preti e tutti i cristiani che ritengono indegni di tale nome, sono proprio quelle che – andando un po’ a fondo – nascondono un fetore immenso nella coscienza.
Proprio come rimproverava Gesù ai farisei:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume.» (Mt 23,27).
È meglio stare zitti
Invece, Gesù – l’unico che avrebbe avuto il diritto di alzare la voce, essendo innocente e Figlio di Dio – non esagera mai i toni, e durante la Sua passione, se ne sta muto, come ascolteremo nella prima lettura del Venerdì Santo (il quarto canto del Servo di Jahvè) e nella Passione secondo Giovanni:
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Abbassare i toni
In questi giorni, credo che il primo atteggiamento che dobbiamo imparare sia proprio quello dell’“abbassare i toni”, del rinunciare alle esagerazioni nel nostro modo di dipingere gli altri, il mondo, la società…
Noi siamo abituati a reagire in modo esagerato, con veemenza, rischiando di fare piazza pulita appena c’è qualcosa che non ci va a genio, ma – facendo così – finiamo sempre per rovinare anche ciò che è buono, di strappare anche il buon grano assieme alla zizzania (cfr Mt 13,28-29), di buttare il bambino assieme all’acqua sporca…
Esagerare con l’indulgenza
Invece Gesù ci insegna a «non spezzare una canna incrinata, non spegnere uno stoppino dalla fiamma smorta».
Insomma, se bisogna esagerare, è bene esagerare nell’indulgenza, nella pazienza verso tutta l’umanità.
Per me e per tutti noi chiedo al Signore Gesù di imparare il Suo stile e il Suo atteggiamento: quello della mitezza e dell’umiltà, della comprensione, della tenerezza e della misericordia.