Siamo un bastone superbo?

La superbia del bastone

Siamo tutti strumenti nelle mani di Dio, nel bene e nel male, ma spesso ci insuperbiamo e ci mettiamo al Suo posto, come un bastone che brandisce chi lo impugna

Commento alle letture di mercoledì 13 luglio 2022

Letture: Is 10,5-7.13-16; Sal 93 (94); Mt 11,25-27

Nel vangelo conosciutissimo che ascoltiamo oggi Gesù loda il Padre perché ha rivelato le cose più segrete ai piccoli e le ha nascoste ai dotti e ai cosiddetti sapienti.

Ebbene: credo che la pagina della prima lettura di oggi sia proprio una di quelle “cose” che solo i piccoli possono capire in profondità.

Storielle per bambini?

In effetti, il brano del profeta Isaia può sembrare – per alcuni versi – una favola per bambini, dove anche gli oggetti inanimati prendono vita e acquistano una personalità propria:

Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare
o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia?

Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna
e una verga sollevare ciò che non è di legno!

È un linguaggio figurativo e parabolico, che procede per paradossi, e che si ritrova anche più avanti – nello stesso libro – con l’esempio del vasaio e della creta (cfr Is 29,16 e Is 45,9).

Sono cose che possono capire anche i bambini, o che – magari – purtroppo solo loro sono disposti ad ascoltare, perché noi “grandi” ormai non abbiamo più tempo per le favole…

Ma soprattutto, per passare dall’esempio fantastico e figurativo al significato spirituale nascosto, occorre essere “bambini dentro”, ovvero semplici di cuore.

Strumenti inconsapevoli

Il testo parte subito con un’immagine metaforica:

Così dice il Signore:

Oh! Assiria, verga del mio furore,
bastone del mio sdegno!

Contro una nazione empia io la mando
e la dirigo contro un popolo con cui sono in collera,
perché lo saccheggi, lo depredi
e lo calpesti come fango di strada.

L’Assiria che invade Giuda viene rappresentata come un bastone nelle mani di Dio, che Egli usa per punire il Suo popolo ribelle.

Si allude – verosimilmente – a Sennàcherib e all’invasione del 701 a.C.

Senza saperlo, il re d’Assiria è uno strumento che esegue i giudizi di Dio (cfr Is 13,5; Is 5,26; Is 7,18; Is 8,7), come ugualmente, per Geremia, Nabucodònosor sarà un flagello nelle mani di Jaweh (cfr Ger 51,20; Ger 50,23).

Siamo tutti strumenti

Che siamo degli strumenti nelle mani di Dio lo diciamo tutti e l’ho ricordato anche io diverse volte nelle mie riflessioni, ma che possiamo esserlo anche quando facciamo del male… beh: questo è un argomento difficile da capire!

Ecco: un discorso di questo tipo può essere accolto e capito solo dai semplici di cuore, altrimenti i «sottili ragionatori di questo mondo» (cfr 1Cor 1,20) vanno in confusione e rimangono scandalizzati.

Si può essere anche “strumenti di male” nelle mani di Dio?

Secondo i Profeti sì… ma non è una convinzione solo loro.

Nel bene e nel male

Se è vero – come dicevo ieri – che Dio ha saldamente in mano le sorti del mondo e le “redini” della storia, allora dobbiamo ammettere che – in modo del tutto misterioso e per noi incomprensibile – Egli si serva anche delle malvagità di questo mondo per portare avanti il Suo disegno di salvezza.

Ad esempio: che dire dell’apostolo Giuda? Che Gesù ha sbagliato a sceglierselo e non sapeva come sarebbe andata a finire? Assolutamente no: potremmo, invece, dire che Gesù si è volontariamente «allevato una serpe in seno» per poter portare a compimento il Suo disegno di consegnarsi agli uomini:

Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito (cfr Gv 6,64 e Gv 13,11).

Un Dio “machiavellico”?

Ripeto: è un concetto difficile da capire, perché – se si cerca di declinarlo secondo un ragionamento semplicemente umano (per quanto filosofico) – si rischia di dipingere un Dio tremendo, uno per il quale il fine giustifica i mezzi!

In realtà – secondo la Rivelazione cristiana – Dio non fa mai del male, nemmeno a fin di bene (perché è “incapace” di compiere il male, essendo il contrario della Sua natura), ma è capace di trarre il bene perfino dal male e dalla cattiveria dell’uomo.

Ma mi fermo qui per quanto riguarda questo concetto, perché noi non siamo sufficientemente puri e semplici di cuore per argomentarne.

Procedo, invece, con una applicazione concreta per la nostra vita pratica.

“Bastoni” di Dio anche noi

Quante volte anche con noi Dio ha saputo volgere in bene il male che abbiamo fatto?

Se siamo onesti con noi stessi e leggiamo con sincerità la nostra vita dovremo ammetterlo.

Per esempio quando abbiamo trattato duramente una persona perché ci dava sui nervi ma la nostra cattiveria – oltre che ferirla – l’ha portata anche a riflettere su alcuni suoi errori e a cambiare in meglio…

Ma questo non ci deve assolutamente giustificare, o spronare nel continuare ad essere cattivi e duri con gli altri!

Bastone: non allargarti!

Non è che «siccome Dio sa aggiustare ogni cosa e volgere il male in bene» allora va bene tutto!

E nemmeno dobbiamo “allargarci”, lodando o decantando con superbia il nostro carattere deciso e tremendo, come l’Assiria descritta nel brano di oggi:

Essa però non pensa così…
ma vuole distruggere
e annientare non poche nazioni.

Poiché ha detto:

«Con la forza della mia mano ho agito
e con la mia sapienza, perché sono intelligente…»

Insomma: un bastone che si dimentica di essere solo uno strumento di momentanea punizione nelle mani di Dio e si “allarga” a fare tanto altro male inutile e non richiesto!

Venne il bastone, il fuoco, l’acqua, il bue…

Se ci “allarghiamo”, se continuiamo a fare i “castigamatti” perché abbiamo visto che «con le buone non si ottiene niente e invece con i metodi brutali sì», Dio troverà un altro “bastone” per farcelo capire, qualcuno più cattivo di noi:

Perciò il Signore, Dio degli eserciti,
manderà una peste contro le sue più valide milizie.

Così – in effetti – è successo per ogni regno prepotente nella storia del popolo di Israele (Assiri, Babilonesi, Persiani, Greci, Romani), e – in generale – in tutti i luoghi e le epoche: un po’ come raccontato nella canzoncina ebraica resa celebre da Angelo Branduardi (Alla fiera dell’Est).

Non dimentichiamoci dell’avvertimento di Gesù:

«con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi» (Mt 7,2).

Se non vogliamo entrare in questa catena infinita di prepotenze, è bene che facciamo di tutto per diventare strumenti docili e obbedienti nelle mani di Dio: strumenti di pace che cercano di operare sempre per il bene.

P.S.: Se vi è venuto voglia riascoltarla, ecco qui la canzoncina che abbiamo sicuramente imparato tutti da piccoli: https://youtu.be/IaeRmVy9fwI