Spada affilata, freccia appuntita. Natività del Battista

Il Signore Ha reso la mia bocca come spada affilata (il Battista rimprovera Erode)
Omelia per martedì 24 giugno 2025

Al Battista chiediamo la parresia di una lingua che sia spada affilata e una parola che sia freccia appuntita per denunciare il male del mondo guerrafondaio.

Letture: Is 49,1-6; Sal 138 (139); At 13,22-26; Lc 1,57-66.80 (messa del giorno)

Nella solenne ricorrenza della natività di san Giovanni Battista, Patrono di Sotto il Monte, sento ancora una volta il compito e il desiderio di far valere il suo patrocinio, e quindi anche il dovere di imitarne santità nei suoi tratti più specifici.

I tratti salienti del precursore

Senz’altro, il tratto distintivo del Battista è quello dell’essere precursore e “preparatore” della venuta del Signore:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:

“Rendete diritta la via del Signore”,

come disse il profeta Isaia» (Gv 1,23).

Una volta preparata la via ed essersi fatto da parte,1 il Battista ha indicato chiaramente in Gesù l’Agnello di Dio, Colui che i discepoli avrebbero dovuto seguire da allora in poi.2

Il progetto di Dio sul Battista

Ma non è solo per questo che Dio l’ha mandato come profeta nel mondo: su di Lui, c’erano altri disegni, fin da prima della sua nascita.

Ancora una volta prendo spunto dal testo della Prima Lettura che – è vero – parla del Messia come Servo sofferente di Jahvè (e quindi la tradizione ha intravisto qui la figura di Gesù), ma oggi il Lezionario ci invita a vedervi in filigrana il progetto di Dio su Giovanni il Precursore:

il Signore dal seno materno mi ha chiamato…

Ha reso la mia bocca come spada affilata…
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua faretra.

Spada e freccia

Davvero il Signore si è servito della lingua del Battista come di una spada affilata e delle sue parole come una freccia appuntita; quando, per esempio, non ebbe paura di rivolgersi ai molti farisei e sadducei che venivano al suo battesimo con queste parole:

 «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: Abbiamo Abramo per padre!”» (cfr Mt 3,7-10).

Più tagliente di ogni spada a doppio taglio3 era la lingua di Giovanni anche nel dire a Erode:

«Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello» (cfr Mc 6,17s).

Nella faretra di Dio

Davanti alla parresia di questo grandissimo profeta, tutti quanti oggi dobbiamo sentire che Dio, avendoci fatti sacerdoti, re e profeti col Battesimo,4 ha reso la nostra bocca una spada affilata, ci ha resi freccia appuntita, e ci ha riposto nella Sua faretra.

Da questa faretra, però, non dobbiamo ricusare di essere estratti e “lanciati” quando Dio ha bisogno della nostra parola profetica per denunciare il male, le ingiustizie, le ipocrisie del mondo nel quale ci ha posti come Suoi profeti.

Non è tempo di diplomazie

Ho già fatto questo discorso pochi giorni fa, in occasione della memoria di san Barnaba, e lo ribadisco in modo ancor più convinto oggi, anzitutto a me stesso: nella situazione che è sotto i nostri occhi non è tempo di diplomazie per i discepoli del Risorto, e soprattutto per gli “uomini di Chiesa”.

A quei guerrafondai di Netanyahu, Trump e Putin, ai nostri governicchi compiacenti e prostrati, dobbiamo urlare a chiare parole, sguainando la lingua e tutta la nostra vita come una spada affilata e una freccia appuntita il nostro dissenso, con lo stesso coraggio di Pietro e Giovanni davanti al tribunale ebraico:

«Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (cfr At 4,18-20).

A san Giovanni Battista chiediamo questo coraggio.

  1. Cfr Gv 3,28-30.
  2. Cfr Gv 1,35-37.
  3. Cfr Eb 4,12.
  4. Cfr Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 10.