Spiegare le Scritture. 3ª Domenica di Pasqua (A)

Gesù spiega le Scritture

L’unico che può spiegare le Scritture è Cristo, perché tutte le Sacre Scritture parlano di Lui; anzi: è Lui la Parola di Dio incarnata e viva che parla all’uomo

Omelia per domenica 23 aprile 2023

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Letture: At 2,14.22-33; Sal 15 (16); 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35

Questa mattina ci siamo trovati coi sacerdoti della fraternità presbiterale a riflettere sulle nostre omelie: se siano ben preparate, efficaci, e rispondenti al loro scopo.

Molteplici aspettative

Ci siamo scambiati diverse opinioni, vissuti ed esperienze, e si è arrivati a concordare che non è semplice – al giorno d’oggi – tenere un’omelia, perché su di essa ci sono molte attese da parte della gente, ma anche molte ansie e aspettative da parte di noi preti.

I fedeli vogliono ascoltare parole che tocchino la loro vita e li aiutino a sentirsi partecipi e protagonisti della vita ecclesiale, e i predicatori vorrebbero trasmettere e spiegare tutto, dato che ormai l’omelia è rimasto l’unico luogo di ascolto per la quasi totalità dei cristiani: pochissimi seguono percorsi di catechesi o di approfondimento biblico…

La predicazione generativa

Ma l’omelia è qualcosa che deve generare nuova vita nel cuore, sia del predicatore che dei suoi ascoltatori (questo è il succo del testo su cui ci siamo confrontati tra sacerdoti, leggendo l’articolo dello psicologo Roberto Mauri su SettimanaNews del 12 aprile scorso).

E allora è assolutamente necessaria una sincera testimonianza di fede, comunicata con semplicità di linguaggio, esempi semplici e coinvolgenti che rimangano fedeli alla Parola di Dio che si annuncia.

La vita spiega la Parola

Era lo stile di Gesù, in particolare nel suo parlare in parabole: con racconti semplici, tratti dalla vita quotidiana, riusciva a far entrare gli ascoltatori nel senso profondo della Parola e nella conoscenza di Dio Padre.

Gesù spiegava la Parola raccontando la vita.

La Parola spiega la vita

Non solo: Gesù spiegava la vita citando la Parola. L’abbiamo visto fin dalla prima domenica di Quaresima, quando – per controbattere a Satana e alle sue tentazioni – rispondeva punto per punto con la Parola di Dio.

E lo troviamo in altri passi del vangelo, come nell’episodio della cosiddetta “purificazione del Tempio”:

…disse loro: «Sta scritto:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.
Voi invece ne fate un covo di ladri» (Mt 21,13);

o anche – come abbiamo ascoltato giorni fa – durante la Sua Passione:

Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti:

Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge» (Mt 26,31).

È lo stile che ha utilizzato con i due discepoli di Emmaus, dopo aver ascoltato la loro delusione e tristezza.

Aprire la Parola

Gesù spiega la vita con la Parola e la Parola con la vita.

Questo è uno dei capisaldi che ogni predicatore deve sempre tenere fisso davanti a sé, ed è una regola che deve tener presente anche ogni cristiano che voglia leggere la Scrittura in modo credente.

Questo modo di procedere è qualcosa di totalmente estraneo rispetto alla spiegazione di un professore che insegna la sua materia.

Di fatto, nel brano evangelico dei due di Emmaus che la Liturgia ci ripropone anche questa domenica, nei due passaggi in cui in italiano troviamo il termine “spiegare” sono usati invece due verbi greci diversi:

  1. nel primo – dove leggiamo «cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture…»in greco c’è un verbo che in italiano riguarda l’ermeneutica, ovvero l’interpretazione;
  2. nel secondo – dove leggiamo «Non ardeva forse in noi il nostro cuore… quando ci spiegava le Scritture?»in greco troviamo il verbo “aprire”.

La Parola di Dio non è una formula matematica o geometrica per “far quadrare” la vita, ma uno scrigno da aprire per scoprire un tesoro (cfr Mt 13,52).

Gesù è un Maestro: non nel senso di “insegnante”, ma di testimone (in greco “martire”), perché per fedeltà alla Parola del Padre Suo ha sacrificato la sua vita!

Lui è l’unico che può fornire la lettura e l’interpretazione autentica della Sacra Scrittura e aprirne agli uomini il vero significato, essendo Lui stesso la Parola di Dio fatta carne (cfr Gv 1,1-3.14).

Se vogliamo spiegare le Scritture…

Ora, nessuno di noi è la Parola fatta carne, quindi né il predicatore (fosse pure il Papa), né tantomeno il singolo fedele può pretendere di comprendere e spiegare le Scritture in modo completo e autentico.

E allora cosa bisogna fare? Disperarsi? Arrendersi? No: la soluzione c’è, ed è quella di leggere e ascoltare la Parola tutti assieme, nella comunione dello Spirito.

Per giustificare questa affermazione parto da un testo biblico del mio caro apostolo Pietro e da una suggestione condivisa da uno dei miei confratelli stamattina all’incontro sacerdotale.

Quella di san Pietro è tratta dalla sua seconda lettera:

Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana è mai venuta una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono alcuni uomini da parte di Dio (2Pt 1,20-21).

Quella del mio confratello è questa:

«Ho imparato, qualche anno fa, l’importanza – per il celebrante – di ascoltare attentamente la Parola di Dio che dovrà annunciare proprio durante la Messa, stando attento alle Letture, perché è lì che il Signore parla, a tutta la comunità».

Dobbiamo essere uniti nel Suo nome

Ed è vero!

Quante volte, dopo aver dedicato ore (a volte giorni) alla preparazione di una predica, proprio nel momento in cui ero lì seduto alla sede e ascoltavo la Parola proclamata durante la Santa Messa, assieme a tutta l’assemblea, il Signore mi ha aperto il cuore e la mente a qualcosa di totalmente nuovo e inaspettato, obbligandomi a dire quello anziché quanto avevo preparato con cura meditando per conto mio!

Si avvera proprio quello che ha detto Gesù:

«dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (cfr Mt 18,19-20).