Sta’ tranquillo, non temere…

Sta' tranquillo

Quando il Signore ci dice «Sta’ tranquillo» non ci invita a una fede cieca, ma a lasciarci prendere in braccio da Lui, come il bambino piccolo con la sua mamma.

Commento alle letture di martedì 12 luglio 2022

Letture: Is 7,1-9; Sal 47 (48); Mt 11,20-24

Da qualche giorno abbiamo iniziato la lettura del profeta Isaia, vissuto in un periodo di forti tensioni sociali e politiche durante le quali Israele era sotto la costante minaccia di un’invasione assira.

Il contesto storico

Il brano ascoltato oggi nella prima lettura allude alla guerra siro-efraimitica: il re di Aram e il re di Israele volevano trascinare anche Giuda in una coalizione contro l’Assiria, ma Acaz (re di Giuda) – nonostante gli avvertimenti dissuasivi di Isaia – domandò aiuto a Tiglat-Pilèser III, che attaccò – sì – Damasco e Samaria, ma ridusse Giuda in vassallaggio.

Praticamente, Acaz aveva spalancato all’Assiria le porte del suo paese (cfr 2Re 16,5-16)!

Da che mondo è mondo…

Potrebbe sembrare solo una pagina di cronaca come tante, una narrazione non molto diversa da quelle ascoltate in questi mesi nei talk show televisivi sugli scenari della guerra tra Russia e Ucraina.

Dopo millenni il mondo non è cambiato di una virgola, verrebbe da dire…

Ma l’intervento di un profeta, di un uomo di Dio, che invita il politico di turno a leggere la storia con gli occhi della fede è la chiave di lettura anche per noi che prendiamo in mano questo testo oggi.

Una lettura spirituale

Isaia cerca di scoraggiare il suo re a stringere alleanze militari con altri paesi, ma non lo fa in qualità di consigliere o stratega militare, politico, o diplomatico… lo fa in quanto messaggero di Dio:

Il Signore disse a Isaìa: «Va’ incontro ad Acaz… Tu gli dirai: “Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti, per la collera di Resin, degli Aramei, e del figlio di Romelìa”…»

Davanti alla minaccia incombente, Isaia cerca di far capire al suo re che l’unica soluzione è avere fiducia in Dio, perché Lui ha in mano le sorti dei popoli e della storia:

«gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelìa hanno tramato il male contro di te, dicendo: Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo…

Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà!…

Ancora sessantacinque anni
ed Èfraim cesserà di essere un popolo…»

Sta’ tranquillo

Ancora una volta: a una lettura superficiale, la profezia sembrerebbe quasi una rassicurazione “militare”, come a dire che l’attacco degli Aramei sarà senza successo (in effetti, le cose inizialmente andarono così, come segnala l’inizio del brano ascoltato).

Ma il motivo dello «sta’ tranquillo» che il profeta pronuncia a nome di Dio non è una promessa di vittoria militare.

Sebbene Dio sia intervenuto più volte in modo miracoloso nei secoli passati a salvare il Suo popolo davanti ad eserciti imponenti, qui l’invito è semplicemente ad avere fede in Lui, sempre e comunque.

Perché il Signore è con te

La tranquillità dell’animo a cui Isaia invita il re Acaz non dipende da un’assicurazione umana, ma è fondata sulla fiducia incrollabile in Dio, come quella di cui ci parlano i Salmi:

Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici
(Sal 23.4-5).


Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l’anima mia.

Speri Israele nel Signore,
ora e sempre
(Sal 131, traduz. CEI 1974).

Una fede bigotta?

Potreste obiettarmi che una fede così è faciloneria disincantata, un’utopia che rasenta il bigottismo.

Fare oggi quello che ha fatto Isaia con Acaz sarebbe come andare a dire ad un Ucraino: «stai tranquillo: il Signore è con te»… suonerebbe quasi come una presa in giro, no?

Da un punto di vista semplicemente umano sì, ma non dal punto di vista della fede.

Fede non è credere in cose impossibili, invocare “miracoli a buon mercato”, ma credere in Dio, il Dio di Gesù Cristo, che è morto per noi.

Sono proprio le “situazioni limite” (come la guerra e la persecuzione) a metterci alla prova e a verificare se per noi sono vere o no le affermazioni di san Paolo:

se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? …
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?…
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati
(cfr Rm 8,31-39).

La forza che sta nella debolezza

La pace e la tranquillità interiore del credente – anche davanti alla spada e alla persecuzione – nascono dal fatto che Gesù è morto per noi, e che la sua “forza” si è manifestata pienamente nella “debolezza” della Croce:

La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio… è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio (cfr 1Cor 1,18-31).

Esempi contemporanei

Perché oggi veneriamo la fede eroica del santo martire Massimiliano Maria Kolbe? Perché ha dimostrato di essere tranquillo nel Signore anche nella situazione più drammatica del campo di concentramento di Auschwitz.

Egli non ha certo pensato di sconfiggere il nazismo con la fede, e non ha nemmeno invocato un “Dio-castigamatti” che venisse a “mettere a posto le cose” in modo più prepotente dell’esercito tedesco.

Il suo gesto di carità (nel dono della sua vita al posto di quella di un padre di famiglia che doveva essere giustiziato) è un piccolo seme scaturito dalla fede immensa nella potenza della Croce di Cristo.

Come un bimbo in braccio a sua madre

È questa la tranquillità alla quale il Signore ci invita oggi, come Isaia con Acaz: non è far finta che non ci siano i problemi (la guerra, la siccità, la crisi energetica, le disgrazie, le ingiustizie, le malattie incurabili…), ma sapere che in questa tempesta non siamo soli, perché Lui ci tiene in braccio.

È lo stesso spirito che animava il cuore del nostro caro Papa Giovanni in mezzo alle tante traversie che la vita gli ha riservato.

È lo stesso sentimento che mi sono proposto io (anche se è un cammino di conversione quotidiana) quando ho scelto come frase per l’immaginetta della mia prima Messa proprio le parole del Salmo 131:

Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre
.