Staccarsi dalle proprie radici

Staccarsi dalle proprie radici
Commento alle letture di lunedì 26 giugno 2023

Letture: Gen 12,1-9; Sal 32 (33); Mt 7,1-5

Da oggi, nella prima lettura, iniziamo ad ascoltare la “saga” del patriarca Abramo. Confesso che ogni volta che rileggo e medito la sua chiamata mi viene la pelle d’oca:

In quei giorni, il Signore disse ad Abram:

«Vattene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò».

Come si fa a chiedere a un uomo di 75 anni di sradicarsi dalla propria vita!?

Staccarsi è difficile

Staccarsi dalle proprie radici è sempre difficile, soprattutto quando ormai il “film” della propria esistenza sembra ormai giunto ai “titoli di coda”…

Lo posso dire per esperienza, perché anche io (come – penso – tanti altri figli) sto facendo una fatica tremenda a convincere i miei genitori (che hanno giusto quell’età) a guardarsi intorno per traferirsi in un appartamento a piano terra che eviti loro tante rampe di scale e sia più “vivibile” per la loro età…

La tentazione di tutti è quella di dire: «io da qui non mi schiodo! Ho sempre vissuto qui, e qui ci muoio!»

Scuse più o meno plausibili

Di fronte ai cambiamenti radicali – a ragione o meno – ci si impunta, sempre.

Parafrasando una canzone famosa, verrebbe da obiettare: «non ho l’età», ovvero: non è mai il momento giusto.

Ma – se, ad esempio, la reazione del profeta Geremia al momento della sua chiamata fu «sono giovane» (cfr Ger 1,6), e non era una scusa granché credibile – quella di Abramo avrebbe tranquillamente potuto essere: «ormai sono vecchio» (un po’ come Zaccaria diverse generazioni più tardi: cfr Lc 1,18).

Una scusa più che plausibile, anche perché quello che il Signore gli stava chiedendo non era un semplice trasloco: Abramo – beduino del deserto – doveva portare con sé un’intera tribù, una sorta di paese intero!

Promesse non verificabili

Oltretutto, una volta partito e arrivato nella nuova location, Abramo si sente fare una promessa che non potrà mai verificare personalmente:

Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questa terra».

Come tanti uomini lungo i secoli, Abramo sa che – con tutta probabilità – non vedrà mai i frutti dei semi da lui piantati: non vedrà i suoi figli e i suoi nipoti abitare in quella terra (anche in ragione dell’età così avanzata).

Dio gli sta chiedendo di staccarsi non solo dalla propria terra, dalle proprie radici, ma ora anche dalla propria vita!

Siamo tutti “vecchi” come Abramo

Questa vicenda mi fa venire i brividi perché mi rendo conto che – mentre Abramo avrebbe potuto accampare delle scuse del tutto motivate – io non posso fare altrettanto… eppure sento la stessa fatica a staccarmi da me stesso e dalle mie sicurezze.

Insomma: non è solo l’età che fa da ostacolo (quanto meno non quella anagrafica, perché nel cuore forse siamo tutti vecchi e rinsecchiti anzitempo).

Sotto sotto, non importa quale sia la nostra età o la fase della vita che stiamo attraversando: tutti abbiamo nel cuore delle radici da cui fatichiamo a staccarci.

E non sempre sono radici buone.

Cosa ci insegna Abramo

Attraverso la vicenda di Abramo Dio ci vuole educare a fidarci di Lui: ogni volta che ci chiede di staccarci da qualcosa – per quanto possa essere duro e impegnativo – ci vuole liberare dalle nostre fissazioni e sicurezze, per farci trovare qualcosa di più grande e promettente, che solo Lui conosce.

La fede è dare fiducia a Dio, ciecamente: è un essere continuamente disposti a staccarci da noi stessi e dalle nostre sicurezze, a lasciare che sia Lui a guidarci, verso ciò che noi non conosciamo e che – probabilmente – non vedremo pienamente realizzato in questa vita.

L’unico punto fisso

Quello che possiamo fare concretamente, dopo aver meditato questa pagina, è imitare l’esempio del grande Patriarca nella fede, relativizzando ciò che è provvisorio e riconoscendo come assoluto solo Dio:

Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparsoPoi Abram levò la tenda per andare ad accamparsi

La tenda (simbolo della propria vita e delle proprie radici) è mobile: è un continuo piantarla e smontarla… l’unica cosa che resta fissa nei “luoghi di svolta” della sua avventura terrena, sono gli altari al Signore che egli edifica di tappa in tappa.

Quegli altari e quei luoghi rimarranno come segni indelebili di una fede incrollabile, che le generazioni future potranno riconoscere come prove evidenti della fedeltà di Dio, un po’ come le santelle che i nostri nonni hanno disseminato ovunque e rimangono a testimonianza della loro fede sincera e devota, che hanno voluto trasmetterci e insegnarci.