Beato chi non rifiuta. 28ª Domenica del Tempo Ordinario (A)
Oggi alla Messa bisognerebbe dire «Beati gli invitati che non rifiutano l’invito alla Cena dell’Agnello». Ma spesso è la Chiesa che ha generato questo rifiuto.
Contenuti che riguardano l’argomento “accoglienza”
Oggi alla Messa bisognerebbe dire «Beati gli invitati che non rifiutano l’invito alla Cena dell’Agnello». Ma spesso è la Chiesa che ha generato questo rifiuto.
Se vogliamo cristiani (e quindi attrattivi nella fede), dobbiamo girarci “dal verso giusto”, quello dell’Amore accogliente di Cristo per ogni uomo.
La città che ha in mente Dio è senza mura, perché tutte le nazioni e tutti i popoli sono chiamati a diventare Suo popolo. Abbattiamo le mura e innalziamo ponti!
Questa memoria liturgica ci fa festeggiare l’amicizia più sincera. L’affetto di Gesù per i tre fratelli di Betania sia un modello anche per le nostre amicizie.
Quello di Gesù nel descrivere i frutti abbondanti della semina non è ottimismo ingenuo, ma perfetta conoscenza della larghezza dell’Amore di Dio.
L’ospitalità di Abramo è esemplare non tanto per la quantità e la qualità di quello che ha messo in tavola, ma per il disinteresse con cui l’ha praticata.
L’effusione dello Spirito Santo è in vista del perdono dei peccati. Solo ricevendo e donando questo Amore infinito di misericordia si opera una nuova creazione.
Nessuno hai il diritto di dire «Dio è con noi». Il Signore è con noi solo se noi Lo accogliamo e vogliamo stare con Lui, dalla Sua parte, sulla Sua strada.
Ancora una volta la Liturgia ci rivolge l’invito ad accogliere il tempo favorevole della riconciliazione: non rifiutiamolo. Non rendiamo vana la grazia di Dio.
C’è una curiosità morbosa e maliziosa (quella del farci gli affari degli altri), ma ce n’è anche una “santa”: quella di voler conoscere il Signore come Zaccheo.