Inclusività. 26ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Le membra da amputare dal corpo della Chiesa sono gli atteggiamenti anti-inclusivi, che impediscono ai semplici di incontrare Cristo.
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Le membra da amputare dal corpo della Chiesa sono gli atteggiamenti anti-inclusivi, che impediscono ai semplici di incontrare Cristo.
Dal nostro punto di vista ci sembra sia sempre tutto ok, ma ci siamo confrontati con la Parola di Dio, coi comandi del Signore?
I frutti avvelenati dei falsi profeti odierni sono la confusione del cuore, la divisione, il settarismo, l’arroganza nei confronti della Chiesa.
Se vogliamo aprirci alla novità dell’opera di Dio dobbiamo far di tutto per scacciare la nostalgia del passato, delle vecchie abitudini e delle nostre sicurezze.
L’autorità nella Chiesa si esprime nel servizio, non nel cercare titoli onorifici o riconoscimenti. Dobbiamo ambire solo al titolo che ci dà Dio: “figlio mio”.
Il pensiero di dover morire è un trauma, e ci fa piangere come nel momento in cui siamo venuti al mondo. Ma ciò che ci attende oltre quella soglia è splendido.
Oggi dobbiamo ricostruire il tempio che è la Chiesa di persone e non aver paura di sgravarci di tante strutture (anche chiese) che non rappresentano più nulla.
In un mondo di opinioni uniformate o contrarie per convenienza, il discepolo è chiamato ad andare in direzione contraria quando occorre opporsi al male col bene
La santità è anzitutto dono di Dio, che sceglie i piccoli. E forse la montagna più difficile da scalare per noi è proprio quella dell’umiltà