Il tempo che ci vuole. 1ª Domenica di Quaresima (B)
Solo Dio conosce il tempo necessario alla nostra maturazione spirituale. Non dobbiamo avere fretta, ma esercitare la perseveranza nella prova.
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Solo Dio conosce il tempo necessario alla nostra maturazione spirituale. Non dobbiamo avere fretta, ma esercitare la perseveranza nella prova.
È il cuore che deve cambiare, che deve convertirsi «prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore», perché è nel cuore che vuole nascere il Signore.
Non si tratta di chiedersi come sarà questo Natale, ma di capire cosa possiamo e dobbiamo fare per essere pronti a viverlo bene. Andiamo a scuola da Maria.
Una visita è attesa quando si aspetta qualcuno di amato, di desiderato… E noi, giunti ormai alla fine di questo Avvento, stiamo attendendo qualcuno o no?
L’invito a «non bere vino» (come i nazirei) è provocazione a rinunciare a qualcosa che ci fa essere come tutti gli altri, per consacrarci totalmente al Signore.
La giustizia di Dio stravolge ogni schema e umana aspettativa: non si ottiene punendo o mortificando qualcuno a vantaggio di qualcun altro, ma salvando tutti.
Siamo sempre alla ricerca dell’uomo forte, ma Dio ha scelto di venirci incontro nella debolezza, come un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia.
La gioia è un sentimento spontaneo, ma imparare a gioire si può. Ce lo insegna la Scrittura attraverso la gioia di Maria, dei Profeti e i consigli di san Paolo.
Pace e giustizia vanno “a braccetto”: non ci potrà essere pace senza ripristinare la giustizia. La giustizia, però, non si fa con la violenza, ma nella verità.
Non dobbiamo chiederci quando sarà la “la fine dei giorni”, ma creare le condizioni di pace necessarie perché il Regno dei cieli possa finalmente instaurarsi.