Riguardo alla venuta del Signore…
Il pensiero della venuta finale di Cristo non deve essere uno spauracchio per terrorizzarci, ma una luce che ci chiama a vivere nell’Amore sincero.
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Il pensiero della venuta finale di Cristo non deve essere uno spauracchio per terrorizzarci, ma una luce che ci chiama a vivere nell’Amore sincero.
Per quanto Dio sia misericordioso e conceda a tutti di pentirsi, non ci si può prendere gioco di Lui in eterno, perciò la Sua giustizia sarà inesorabile.
La cosa importante è continuare a crescere, senza continuare a fare la conta dei risultati, perché il tempo della mietitura lo conosce il Signore.
L’attesa del credente non è caratterizzata dall’inquietudine o dall’ozio del vivere “alla giornata”, ma è piena di opere buone.
Il discepolo non è un qualcosa di bell’e pronto, ma un uomo da costruire pazientemente, sul fondamento, sulla pietra angolare che è Gesù Cristo.
Quando Pietro scrive «per voi i profeti preannunciavano la grazia» ci chiama in causa in modo forte, ricordandoci che gli «eletti» da Dio siamo noi.
La pazienza è resa “sensata” se è vissuta come il tempo della fedele attesa della venuta del Signore, ricco di misericordia e di compassione.
Solo Dio conosce il tempo necessario alla nostra maturazione spirituale. Non dobbiamo avere fretta, ma esercitare la perseveranza nella prova.
È il cuore che deve cambiare, che deve convertirsi «prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore», perché è nel cuore che vuole nascere il Signore.
Non si tratta di chiedersi come sarà questo Natale, ma di capire cosa possiamo e dobbiamo fare per essere pronti a viverlo bene. Andiamo a scuola da Maria.