Imparare a fare il bene
Fare il bene non è una cosa che viene naturale, nemmeno alle persone più buone: è qualcosa da imparare, giorno per giorno, imitando il Signore.
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Fare il bene non è una cosa che viene naturale, nemmeno alle persone più buone: è qualcosa da imparare, giorno per giorno, imitando il Signore.
Scegliere la vita passa necessariamente attraverso la Croce: l’accettare di lasciar morire in noi ciò che porta alla morte, a partire dal nostro “io”.
Rinunciare alla vendetta non significa rinunciare anche alla giustizia, ma questa pagina ci insegna che il male si sconfigge solo con il bene e la misericordia.
La gioia è un sentimento spontaneo, ma imparare a gioire si può. Ce lo insegna la Scrittura attraverso la gioia di Maria, dei Profeti e i consigli di san Paolo.
Noi cristiani dovremmo essere “angeli di pace”, evangelizzatori, ma spesso siamo “diavoli”, megafoni e moltiplicatori di ogni divisione, cattiveria e malvagità.
Attraversare il mare del nostro cuore è un cammino necessario, e bisogna toccare il fondo, sentire il puzzo del nostro peccato per iniziare una vera conversione.
Dio è così: indulgente e misericordioso, e dobbiamo farcene una ragione. Non sarà mai un “giustiziere” sommario. Questo è il Regno che dobbiamo accogliere.
Giuseppe non fa come se nulla fosse accaduto: aiuta i suoi fratelli a riconoscere il male compiuto, ma anche a rileggere la vicenda dal punto di vista di Dio.
Il segno della presenza di Dio nel mondo è il male che si trasforma in bene: miracolo che solo Lui sa operare (segno evidente e luminoso è la Croce di Cristo).
In un mondo di opinioni uniformate o contrarie per convenienza, il discepolo è chiamato ad andare in direzione contraria quando occorre opporsi al male col bene