Gli altri siamo noi
Davanti alle tragedie un cristiano non può essere indifferente o partigiano, dividere il mondo tra “noi” e gli “altri”, perché «siamo membra gli uni degli altri».
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Davanti alle tragedie un cristiano non può essere indifferente o partigiano, dividere il mondo tra “noi” e gli “altri”, perché «siamo membra gli uni degli altri».
Amare gli uomini, in particolare i più piccoli e i poveri è il “chiodo fisso” di Dio. A questo “chiodo” siamo chiamati ad appendere la nostra vita cristiana.
Capire la Parola di Dio non è una questione intellettuale: significa farla entrare come “cibo” nel cuore perché dia forza all’azione, specialmente nella carità.
Fede e religiosità non sono la stessa cosa: spesso si rischia di ridurre il proprio essere cristiani a dei gesti che rasentano la superstizione. Stiamo attenti.
In un mondo di individualisti, indifferenti e menefreghisti, il cristiano è chiamato a prendersi a cuore tutti: ogni fratello, a partire dai più lontani.
L’ospitalità di Abramo è esemplare non tanto per la quantità e la qualità di quello che ha messo in tavola, ma per il disinteresse con cui l’ha praticata.
È falso che preghiamo il Padre Nostro se non siamo capaci di riconoscere tutti gli uomini come nostri fratelli (e talvolta nemmeno i nostri fratelli di sangue!)
La gioia vera è la ricompensa del Padre, che Egli fa scaturire nel segreto del nostro cuore, luogo intimo di incontro con Lui e tempio della Sua presenza.
La generosità non è frutto del nostro impegno ma una grazia di Dio: tutto abbiamo ricevuto gratuitamente da Lui e per essere Suoi figli dobbiamo essere generosi
Il sacrificio di Stefano, che dona il suo corpo e tutto se stesso per testimoniare Cristo, ci illustra il senso e il significato profondo dell’Incarnazione.