Gara al ribasso. 25ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Essere discepoli di Cristo non è una gara a chi si umilia di più, ma a scendere più in basso del più piccolo e umile, per ridonargli dignità e onore.
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Essere discepoli di Cristo non è una gara a chi si umilia di più, ma a scendere più in basso del più piccolo e umile, per ridonargli dignità e onore.
La carità cristiana non è un semplice dono tra i tanti, ma l’essenza stessa di Dio che si fa dono per trasformare in Sé i Suoi figli.
Celebrare la cena del Signore in chiesa e poi uscire fuori a mostrare divisione e mancanza di carità per i poveri è il più grande scandalo.
L’amore e la carità verso i fratelli più deboli vengono prima di tutto, anche della mia conoscenza e della mia libertà interiore!
Paolo ci ricorda che è una vergogna per un credente attaccarsi alle cose e portare in tribunale un fratello invece di risolvere le cose nella carità.
Andando dietro alla “tradizione”, noi cristiani stiamo perdendo per strada ciò per cui Cristo ci ha chiamati: vivere l’Amore per Dio e per il prossimo!
Stare oziosi non è solo poltrire e sprecare il tempo, ma segno di poca fiducia nel Signore e incapacità di attenderlo operosamente nella carità.
Più che sforzarsi di essere “terreno buono” la nostra vita deve cercare di imitare sempre più la generosità del Padre nel seminare il bene.
La mani che grondano sangue non sono solo quelle dei terroristi e degli assassini, ma anche le nostre quando non agiscono con giustizia e carità.
Il potere che Gesù dà ai Suoi discepoli non è quello di comandare, ma di diventare prolungamento del Suo Amore: è il potere di servire nella carità.