Sento compassione
Anche noi cristiani, ormai, malati di indifferenza, abbiamo disimparato la compassione. Che il Signore ci re-insegni a piangere per i nostri fratelli.
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Anche noi cristiani, ormai, malati di indifferenza, abbiamo disimparato la compassione. Che il Signore ci re-insegni a piangere per i nostri fratelli.
Sembra pleonastico raccomandare di appuntare queste parole che ripetiamo spesso nella Liturgia, ma vanno scolpite nel cuore: «io non sono degno…»
Cristo ci insegna che riposo non è “stare in santa pace”, ma ricostruire le relazioni con Dio e coi fratelli sull’amicizia e sull’amore, anziché sul dovere.
Il potere che Gesù dà ai Suoi discepoli non è quello di comandare, ma di diventare prolungamento del Suo Amore: è il potere di servire nella carità.
Non smettiamo di avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo, di provare compassione per tutti quelli che vivono senza sapere perché o per chi.
Davanti ai racconti di deportazione, sopraffazione e violenza, non possiamo che cantare il dolore, provando compassione per gli innocenti e farci loro voce.
L’Amore di Dio per noi non è fatto di costrizioni e sottili ricatti, ma di tenui legami di bontà e fragili vincoli d’amore… Amiamoci così anche noi!
Non basta il buon senso per essere buoni discepoli e apostoli coraggiosi: occorre la docilità del cuore alla voce dello Spirito del Signore che ci guida.
L’abbondanza delle pagine bibliche che ascoltiamo oggi ci invita a entrare in sintonia col cuore di Cristo e i Suoi sentimenti, lasciando da parte tutto quanto ci distoglie da essi.
Il segno di Giona non sono i tre giorni passati dal profeta nel ventre del pesce, ma l’infinita misericordia di Dio che avverte e perdona i peccatori.