Gli altri siamo noi
Davanti alle tragedie un cristiano non può essere indifferente o partigiano, dividere il mondo tra “noi” e gli “altri”, perché «siamo membra gli uni degli altri».
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Davanti alle tragedie un cristiano non può essere indifferente o partigiano, dividere il mondo tra “noi” e gli “altri”, perché «siamo membra gli uni degli altri».
La città che ha in mente Dio è senza mura, perché tutte le nazioni e tutti i popoli sono chiamati a diventare Suo popolo. Abbattiamo le mura e innalziamo ponti!
La casa del Signore in rovina è il simbolo di una comunità sgretolata a causa dei nostri egoismi, che ci fanno inesorabilmente perdere il gusto della vita.
In un mondo di individualisti, indifferenti e menefreghisti, il cristiano è chiamato a prendersi a cuore tutti: ogni fratello, a partire dai più lontani.
Mangiare e bere sono le cose che facciamo più spesso e ossessionano la nostra vita… ma lo facciamo perché abbiamo davvero fame e sete? E di che cosa?
L’unità dei cristiani non si basa su un accordo o un compromesso: ciò che unisce i credenti in una cosa sola è la Parola incarnata: Cristo e il Suo Vangelo.
In quanto Corpo Mistico di Cristo, anche noi siamo chiamati a diventare buon pane, offerto per la vita del mondo, come Gesù.
Il riposo che ci propone Gesù non è ozio né indifferenza per gli altri, ma una comunione col Padre che ci fa percepire la Sua stessa compassione per l’uomo.
Perché l’annuncio del Regno di Dio sia credibile, bisogna andare «a due a due», nell’amore reciproco, e spogliarsi di tutto il superfluo che ci appesantisce.
Un cristiano non può applicare la regola del «vivi e lascia vivere», perché siamo tutti “interconnessi”. Dalla salvezza di uno solo dipende quella di tutti.