In segno di comunione
La comunione ecclesiale è una concordia fondata sul dialogo, ma anche sulla verità e la franchezza, e si rende visibile nella carità verso i poveri.
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La comunione ecclesiale è una concordia fondata sul dialogo, ma anche sulla verità e la franchezza, e si rende visibile nella carità verso i poveri.
Preghiera e digiuno sono “armi spirituali” che possono far tacere le armi umane, ripristinando il dialogo profondo tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e i suoi simili.
L’amore e la carità verso i fratelli più deboli vengono prima di tutto, anche della mia conoscenza e della mia libertà interiore!
Paolo ci ricorda che il battesimo nella morte di Cristo ci ha resi “àzzimi”, puri, e così dobbiamo vivere, per spingere tutti alla santità.
La cultura dello scarto mette in disparte gli ultimi; il Figlio di Dio, invece, li prende in disparte per entrare in comunione profonda con loro.
I sacerdoti sono solo servi e collaboratori di Dio, e tutti i cristiani sono campo e edificio di Dio. Evitino le divisioni, per non essere contro-testimoni.
Noi discepoli del Risorto potremo vivere il frutto della Pentecoste solo se rimarremo sempre uniti e concordi nella preghiera assieme con Maria.
La Chiesa ha sempre la tentazione di imporre agli uomini pesi, tradizioni, usanze del passato: per sentirsi al sicuro e per paura di doversi rinnovare.
Continuo a sognare una Chiesa che abbia la stessa libertà di spirito e audacia dei primi apostoli nell’affidare ministeri e compiti anche ai laici.
Noi non sappiamo fare miracoli, ma siamo chiamati a ripetere le parole e i gesti di Gesù, per risollevare i nostri fratelli prostrati nel dolore.