Perfetta letizia
Davvero saper patire e sopportare ogni sorta di prove è “perfetta letizia”? Sì, perché ci fa sperimentare l’aiuto e la vicinanza di Dio.
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Davvero saper patire e sopportare ogni sorta di prove è “perfetta letizia”? Sì, perché ci fa sperimentare l’aiuto e la vicinanza di Dio.
Il passaggio da questa vita all’aldilà è un momento delicato e importante. Come lo affrontiamo? Quali consegne vogliamo lasciare a nostri posteri?
Anche noi, come Timoteo e Tito, abbiamo ricevuto il testimone della fede che ci ha resi discepoli e apostoli del Vangelo, per dare testimonianza al Signore.
La conversione di Paolo, più che tornare indietro sui propri passi, è stata un andare avanti, verso la conoscenza del vero volto di Dio: quello di Cristo Gesù.
Perché le nostre celebrazioni siano sincere e gioiose, devono continuare nella vita di tutti i giorni, portando fuori la comunione celebrata nella Liturgia.
Solo se confidiamo nel Signore e – come Davide – ci mettiamo dietro il Suo scudo con umiltà potremo vincere ogni battaglia e anche la guerra contro il male.
La fede cristiana non è una teoria, un insieme di risposte pronte a ogni interrogativo, ma la disponibilità a lasciarsi porre domande scomode da Gesù Cristo.
I “cristiani” di oggi misurano la propria religiosità attaccandosi a qualche amuleto o talismano che sono solo simboli vuoti di una fede assente nell’intimo.
Non si tratta di avere uno sguardo pessimista sul mondo e sulle cose, ma di avere un cuore libero, capace di rinunciare a tutto pur di amare Dio e i fratelli.
Non è l’intesa di coppia, i figli ben educati e realizzati o chissà quali altri miraggi irrealizzabili a fare una famiglia, ma il lasciar fare a Dio, con fede.